La mia isola e' un’isola nel mare. E' verde, di quel verde intenso e cupo reso fresco e pulito dalle abbondanti piogge tropicali: anche le gocce di pioggia hanno il colore della foresta. Ma se guardi bene alcune gocce invece sono rosse, di un colore caldo e fiammante come gli splendidi fiori che sembrano stelle nel firmamento della foresta. La spiaggia è di sabbia fine, bianca riflette la luminosità e il calore del sole dell’equatore e si perde nel mare davvero “verde acqua”, una tonalità che ho visto soltanto quando ero bambina nelle scatole dei pennarelli e che mi piaceva tanto: allora capisco che qualcuno deve averlo visto quel colore forse proprio lì, e deve averlo amato tanto da volerlo racchiudere in un pennarello per non perderlo più. Poi mentre guardo l’Oceano, una macchia gialla mi vola vicino: una macchia con le ali di una farfalla. E per inseguirla mi tuffo nell’acqua cristallina e ritrovo tutte le tonalità: il viola e l’arancione dei coralli, ogni sfumatura del verde, blu con strie fluorescenti che ti danzano intorno. Sugli scogli piccoli rettili ricordano miniature di dinosauri, sono grigi, ma più grigi dell’asfalto, stanno immobili e si caricano del calore del sole. Poi, al tramonto, il cielo si riempie di tutte le varianti del rosa e in questo arcobaleno che vive, sento finalmente di vivere anch’io.
La lunga spiaggia è tutta deserta. È una striscia di sabbia piuttosto larga , uniforme, senza massi isolati né pozze d’acqua, in lieve inclinazione, tra la scogliera a picco e il mare.Il tempo è bellissimo. Il sole illumina la sabbia gialla con una luce violenta, verticale. Non c’è una nuvola in cielo. Non c’è vento neppure. L’acqua è azzurra, calma, senza la minima increspatura proveniente dal largo, benché la spiaggia sia esposta verso il mare aperto, fino all’orizzonte. Ma a intervalli regolari un’onda improvvisa, sempre la stessa sorta a pochi metri da riva, si gonfia a un tratto e subito si frange, allo stesso punto…E tutto resta immobile di nuovo; e il mare, piatto e azzurro, si mantiene esattamente sempre alla stessa altezza sulla sabbia gialla della spiaggia.Sulla destra, dalla parte dell’acqua immobile e piatta, si frange, sempre nello stesso punto, la stessa piccola onda.Un branco di uccelli marini batte le ali e prende il volo. Prima uno, poi due, poi dieci.Descrivono la stessa curva sopra l’acqua, per tornare a posarsi sulla sabbia e rimettersi a misurarla, sempre nello stesso senso, proprio sul limite delle onde, a un centinaio di metri circa.A quella distanza i movimenti dell’acqua sono quasi impercettibili, salvo un cambiamento in cui la schiuma prorompente brilla al sole.Dieci secondi più tardi, l’onda che si gonfia torna a scavare la stessa depressione, dalla parte della spiaggia, con un brusio di ghiaia smossa.La piccola cresta si frange, la schiuma lattiginosa risale di nuovo il declivio riguadagnando i pochi decimetri di terreno perduto. Nel silenzio che segue, rintocchi lontanissimi di campana risuonano nell’aria calma.Testo mixato da Istantanee di Alain Robbe Grillet
La lunga spiaggia è tutta deserta. È una striscia di sabbia piuttosto larga , uniforme, senza massi isolati né pozze d’acqua, in lieve inclinazione, tra la scogliera a picco e il mare.Il tempo è bellissimo. Il sole illumina la sabbia gialla con una luce violenta, verticale. Non c’è una nuvola in cielo. Non c’è vento neppure. L’acqua è azzurra, calma, senza la minima increspatura proveniente dal largo, benché la spiaggia sia esposta verso il mare aperto, fino all’orizzonte. Ma a intervalli regolari un’onda improvvisa, sempre la stessa sorta a pochi metri da riva, si gonfia a un tratto e subito si frange, allo stesso punto…E tutto resta immobile di nuovo; e il mare, piatto e azzurro, si mantiene esattamente sempre alla stessa altezza sulla sabbia gialla della spiaggia.Sulla destra, dalla parte dell’acqua immobile e piatta, si frange, sempre nello stesso punto, la stessa piccola onda.Un branco di uccelli marini batte le ali e prende il volo. Prima uno, poi due, poi dieci.Descrivono la stessa curva sopra l’acqua, per tornare a posarsi sulla sabbia e rimettersi a misurarla, sempre nello stesso senso, proprio sul limite delle onde, a un centinaio di metri circa.A quella distanza i movimenti dell’acqua sono quasi impercettibili, salvo un cambiamento in cui la schiuma prorompente brilla al sole.Dieci secondi più tardi, l’onda che si gonfia torna a scavare la stessa depressione, dalla parte della spiaggia, con un brusio di ghiaia smossa.La piccola cresta si frange, la schiuma lattiginosa risale di nuovo il declivio riguadagnando i pochi decimetri di terreno perduto. Nel silenzio che segue, rintocchi lontanissimi di campana risuonano nell’aria calma.Testo mixato da Istantanee di Alain Robbe Grillet