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I miei viaggi: turista o viaggiatore?

sabato 20 aprile 2013 alle 16:54

Perù insospettabile

 

PERU’
Rientrando dai miei viaggi sono spesso portato a pensare che l’ultimo sia stato il summit delle migliori esperienze mai fatte e che il Paese  visitato sia la migliore incarnazione di questo convincimento.
Ma il Perù merita queste affermazioni come poche altre Nazioni al mondo:  uno di quei luoghi di cui ci si innamora per forza.
Si resta ammaliati dalla fauna oceanica come alle Ballestas o dalle antiche culture costiere come quelle dei Paracas o Nazca, dalla costa arida e secca da Lima in giù fino all’eccesso delle distese sabbiose di Huacachina.
Poi c’è il Mondo Andino che ti sorprende salendo a non più di 100 km dal Pacifico e sfodera verdi vallate arate con certosina ambizione dagli sforzi umani per adattarle alla natura, madre terra, per creare e migliorare le  coltivazioni di mais e patata.
Ci si invaghisce facilmente dei laghi blu andini, dei costumi variopinti delle Etnie Quechua ed Aymarà, delle loro musice e danze,  del cielo terso e cristallino dove tutto sembra legato alla potenza ed alla benevolenza del Sole.
Si percorrono strade, viottoli, si scavalcano pietre tra le rovine Inka chiedendosi le ragioni di questa precoce scomparsa  e si cammina tra le altezze vertiginose di montagne e vulcani, che ti accarezzano,  ma ti incutono timore.
Un’ ambiente che ha sviluppato il concetto che il ciclo naturale, amato e rispettato, debba essere il solo vero alla base del pensiero umano.
Forse gli Inkas non avranno pareggiato l’evoluzione tecnica e la scientificità degli invasori, ma certamente hanno rappresentato un mondo interiore, una spiritualità che ci mancano, che sarebbe il caso venga rivalutata grandissimamente, soprattutto oggi, visti gli sviluppi della nostra Società.
Fin dalla preistoria il Perù è stato un Paese multietnico in ragione anche della conformazione del territorio che dal punto di vista climatico è diviso in 3 fasce da Nord a Sud: quella Costiera calda e umida, quella montagnosa delle Cordilleras ed infine quella tropicale amazzonica, che in questo viaggio non vedrò.
Tre  mondi totalmente diversi in cui si svilupparono  culture differenti come quelle per esempio degli Chavin, dei Moche o dei Trujillo  che col tempo si sono unificate con migrazioni e successioni interne fino al periodo degli Inkas, i grandi guerrieri unificatori:  anche solo questo basterebbe ad accrescerne il grande fascino.
A rimescolarne le carte fù la conquista spagnola e le decimazioni derivanti dalle epidemie portate dagli europei in cui la popolazione passò da 9 milioni a 600.000 intorno al 1620.
Questo fortissimo impatto etnico unito ad una classificazione della Società Occidentale in cui gli Indi occuparono sempre dei ruoli inferiori, lascia ancora oggi tracce indelebili nella cultura e nelle fortune dei Peruviani che oggi si definiscono Amerindi con influssi minori ricevuti da Africani ed Asiatici.
Per tutto il viaggio non solo osservando le loro tradizioni in fatto di ceramica, architettura, tessuti, arte , ma entrando in contatto con la loro natura umana ho avuto la costante sensazione che lo spirito indio e creolo giaccia  come brace sotto la cenere e tenga in verità in piedi la vita sociale ed i suoi sviluppi, pur se in un mondo moderno.
Entrando in Perù dopo aver lasciato idealmente il mondo dei “ricchi occidentali “ e guardando ai giovani peruviani ho percepito lo slancio verso il futuro, il non essersi rassegnati alla povertà, il saper immaginare un mondo migliore anche se il presente non promette molto, anche se le strade sono piene di buche e quello che sembravano case da lontano, ora che siamo vicini non sembrano più case, ma pareti di mattoni con la struttura appena abbozzata.
In molti ambienti, quelli non sempre classificati, ho visto un’ universo povero, ma dignitoso, discreto, ma gentile.
Persone invisibili perché discriminate dalla Società che se qualcuno venuto da lontano si accorge di loro,  una persona che per loro conta, recuperano la loro autostima.
Tranne la zona Nord e l’Amazzonia ho percorso il Paese per il lungo ed il largo visitando Cusco ei suoi dintorni, Macchu Picchu e la Valle Sacra, i resti della civiltà Inka nel tragitto tra Cusco e Puno, la comunità lacustre degli Uros sul lago Titicaca, come la splendida etnia dei Taquiloti a Taquile.
Nella seconda parte del video che ho girato e che sto descrivendo ora, dopo la parentesi Boliviana e Cilena, riprenderò il cammino nella solare Arequipa per poi risalire a Nord verso Nazca e Huacachina, Ica e Pisco fino a Paracas e le Isole Ballestas .
Il viaggio termina a Lima, una città che merita più attenzioni di quanto sembri.
CUSCO
L’ aereo della LAN la sorvola in un’ attimo prima di atterrare e la si vede già adagiata nella valle del fiume Huatanay ad un’altitudine di 3400 mt ca intenta a prendere il sole del primo mattino.
La sua Plaza des Armas, la Cattedrale, la pianta regolare delle sue strade in centro si fanno avanti e si distinguono tra la moltitudine di case che cominciano ad arrampicarsi sui pendii più prossimi.
Così appare Cusco al mio arrivo, in un cielo blu intenso tra prati verdi e candide nuvole lattee, circondata da alte montagne, alcune innevate.
La Capitale dell’Impero Inkas rivela però tutto il suo fascino passeggiando per le sue stradine riportando spesso il viaggiatore indietro nel tempo all’epoca coloniale o al periodo indio.
Pochi altri posti nel mio viaggio in Perù riusciranno a trasmettermi questa sensazione di completezza, questa idea che qui si respira.
Niente sembra necessitare di essere cambiato o migliorato fin da quando era capitale imperiale e Intiwasi (Casa del Sole) ovvero Tempio del culto del Dio Sole e centro mondiale della Cosmovisione andina che attirava ed attira ancora folle enormi in occasione delle grandi cerimonie rituali.
Qui infatti Manko Quapaq, il primo INKA, edificò il mondo.
Oggi gran parte dell’ architettura Inkaica è stata demolita dai Conquistadores, per far spazio a chiese, conventi, palazzi e “casone” , ma ciò che è restato sembra proprio una perfetta fusione tra gli spiriti autoctoni e l’anima spagnola.
 
QUORIKANCHA o Palazzo del sole di Cusco
Il Tempio originale venne eretto su di un basamento di roccia basaltica con un metodo di posa che è la massima espressione dell’architettura INKA pre-Colombiana.
I grossi massi del peso di parecchie decine di tonnellate sono posati partendo dal basso in ordine di peso e dimensione con i giunti a secco perfettamente combacianti gli uni con gli altri senza l’uso di malte, ma applicando clips metalliche centrali invisibili dopo la posa.
Questo stile costruttivo sviluppato per zone sismiche ha permesso di mantenere intatti i pochi monumenti rimasti che hanno resistito ai disastrosi terremoti del 1650 e del 1950, esponendoli solo al saccheggio delle restanti parti più piccole da parte degli Spagnoli stessi.
Lo schema si avvolgeva a forma di kancha, anfiteatro, con un largo patio per venerare dei minori, mentre il Tempio vero e proprio era posizionato su di un rilievo in modo da poter seguire in maniera semicircolare la traiettoria del sole per l’intera giornata.
Questa zona è ora occupata integralmente dal Complesso del Convento di Santo Domingo nella cui visita si possono ancora osservare le mura originali del culto all’epoca integralmente ricoperte da lamina d’oro secondo la descrizione del Cusquegno Garcilaso de la Vega e come osserviamo in questa riproduzione dall’originale.
Su tutto dominava la rappresentazione del Dio d’Oro con una faccia circolare irradiante raggi e fiamme.
Nella Cosmogonia Andina la luna o Mamakilla era considerata la moglie del Sole ed il suo tempio era ospitato ad occidente del complesso ora completamente inglobato nell’edificio cattolico.
Le pareti di questo monumento erano quindi ricoperte d’argento, anche questo trafugato dagli spagnoli.
 
CUSCO ed i suoi dintorni
Cusco risale al XI o XII secolo quando il primo Inka, Manco Kapac la fondò secondo i dettami del Dio Sole.
Perlomeno fino al 1536 all’arrivo del Conquistador Francisco Pizzarro, uno dei Vassalli di Cortes, fu il centro, l’ombelico del mondo andino la cui cultura si irradiava a partire dalle sue immediate vicinanze appoggiandosi su di un territorio fertile e ricco.
 
SACSAYHUAMAN
A protezione della città il forte di Sacsayhuaman domina la vallata ed è un’interessante testimonianza della cultura essenzialmente militarista degli Inkas unita alla concezione figurativa che vedeva il forte come una testa di Puma rispetto all’ animale stesso rappresentato dalla città distesa nella valle.
I massicci muri difensivi procedono a zig zag per 400 m con un’altezza massima di 8,5 m e pesano fino ad un massimo di 300 tonnellate.
Le cronache del 1550  riportano che questa fortezza sia stata realizzata da non meno di 20.000 uomini di cui 3000 persero la vita nel corso dei lavori.
6000 ne trasportarono i blocchi da 15 km di distanza e non meno di 4000 scalpellini furono impiegati per sagomarli.
Sacsayhuaman , che era sulla strada per Lima, giocò un ruolo importante nella difesa della città e dopo la conquista della città da parte di Pizzarro furono necessari 2 anni prima di poterla espugnare
 
In un raggio di 20 km attorno a Cusco sorgono poi altri Templi minori e fortezze militari lungo le vie di accesso.
Tra i più notevoli:
 
ROCAS LANCACUYO
Lungo la strada per Pisac è un tempio minore di origine militare. Sono presenti lunghi e stretti camminamenti tra enormi blocchi di granito posati e intagliati, quelli famosi posati a secco con la formidabile tecnica Inkas. All'interno un'altare sacrificale dove, a seconda del periodo storico, venivano svolti sacrifici animali e umani in occasione di guerre, carestie, inondazioni, salite al trono dei Re Inkas.
 
TAMBOMACHAY
Chiamato anche bagno degli Inkas, legato al culto dell’acqua e della vita, fu un luogo mistico di raccoglimento e testimonianza dell’ingegneria idraulica del tempo.
Il significato attribuito, dal momento che ancora oggi non si riesce a determinare la provenienza dell’acqua, è quello di sorgente dal Centro della Terra (Pachamama)
 
MACHU PICCHU
Raggiungere Machu Pichu, il vero gioiello dell’architettura Inka oggi non è più un’impresa ai limiti dell’impossibile come per gli spagnoli o per l’ Archeologo Hiram Bingham alla ricerca di Vilcabamba, l’ultima capitale dell’Impero Inka.
Nel 1911, anno della sua scoperta, dopo 4 secoli di abbandono si impiegarono più di 5 anni per liberare le rovine dalla rigogliosa vegetazione del canyon dell’ Urubamba.
Oggi, prima di tutto c’è il cammino Inka, anzi ce ne sono 8, ma quello più importante è il Cammino Real che parte dal km 88 della linea ferroviaria Cusco-Quillabamba ovvero quello che probabilmente fecero nobili e notabili dell’epoca per raggiungere la cittadella.
Un sistema viario che collegava il mare alla montagna, la giungla alle città e contentiva ai villaggi andini di ricevere i prodotti della costa Pacifica scambiandoli con coca, legna e alimenti come il mais o la patata che qui crescevano rigogliosi.
Faceva parte di un elaborato sistema di comunicazioni i cui protagonisti i “ chaski “ corrieri umani erano frequenti messaggeri in modo da creare una staffetta postale dove i tempi di recapito erano ben conosciuti e rispettati.
Che lo prendiate da Est o da Ovest, anche oggi si tratta sempre di 4 giorni di trekking di 42 km in quota superando 3 passi Andini sui 4200 e 3800 metri.
Esiste poi un sistema più “comodo” , veloce e magari adatto ad una forma fisica non più smagliante: il treno da Cusco o da Ollantaytambo che fa capo ad Aguas Calientes, come ho scelto io.
Ci sono due Compagnie: quella principale la PeruRail e una nuova da 3 anni da InkaRail che non parte però da Cusco. Sono però equivalenti .Al momento PerùRail ha molte più corse, ma la seconda costituisce una prima liberalizzazione ed è quindi la benvenuta in un monopolio durato dal 1930.
Qualunque sia il modo, Machu Picchu vi apparirà come appare a me questa bella mattina: una tra le più belle sfide dell’uomo alla natura inserita in uno scenario montuoso.
Direi quasi un palcoscenico dove non è chiaro se lo spettacolo venga dato sul parterre dall’uomo con il suo ardire nel costruire su di uno sperone quasi sospeso o dalla natura che ad anfiteatro lo circonda o l’avvolge.
La flora è esuberante: noci, graminacee, specie tropicali tra cui 200 tipi di orchidee e si contano poi 300 specie di uccelli tra cui Colibrì e Condor, Puma, piccole tigri oltre a scimmie e felini vari.
A valle la sorgente di vita, il fiume Urubamba, chiamato anche Vilcanota, che originerà niente po po’ di meno che il Rio delle Amazzoni ed in cui affluisce l’ Apurimac, un nome famoso e caro ai Peruviani.
Per gli InKa la valle del fiume Urubamba era la Sacra porta della foresta, l'antisuyu, e il nevaio da cui discendeva l’acqua  era chiamato Willkan Uta (Casa del Sole o casa sacra) nel linguaggio Aymarà prima ancora che Inti in Quechua.
Con una concezione che ha una sua validità scientifica ancora oggi, il Sole è all’origine di tutto, acqua compresa, ed il culto solare era dunque ancestrale nella zona.
Una cittadella sacra non poteva che essere quindi in alto, qui a 2350 metri in presenza di acqua e vicina al sole.
Ma a causa del terreno scosceso questo antico centro Inka non ha le caratteristiche di una città convenzionale, costretta ad avere settori sparsi a diverse altitudini, separati da precipizi e uniti da sentieri stretti e pericolosi che ne determinarono le sue caratteristiche d’isolamento.
Machu Pichu è circondata da montagne sulle cui cime gli Inka edificarono centri religiosi e altari cerimoniali per affermare il carattere sacro e l’importanza spirituale: in tutta l’area esistono ben 34 complessi archeologici destinati ai culti.  
A Nord il picco che lo sovrasta è quello che caratterizza la città nelle foto ossia il Waynapicchu, montagna vecchia (anche questo scalabile), ma il miglior colpo di vista lo si ha dalla Huayna Picchu, montagna giovane, arrivando all’alba dall’ Inka trail.
Da qui si può meglio osservare la forma di Puma rappresentato dal Waynapicchu e quella del caimano rappresentata dalla città stessa.Gli animali hanno sempre rappresentato un ruolo importante nel misticismo e simbolismo Inka. Spesso la stessa scelta della locazione di una città dipendeva dalla forma dei luoghi e gli architetti modellavano le città per conformarle allo spirito religioso, in questo caso il caimano, l’animale più longevo della terra secondo gli Inkas.
La cittadella era fondamentalmente costituita da due settori: quello urbano e quello agricolo che occupa la parte sud orientale del complesso dove in numerosi terrazzamenti venivano coltivati mais e patate, oltre alle opere di difesa militare, la Kallanca, genere di Hotel per i non abitanti, la roccia funeraria che fungeva anche da osservatorio solare.
Il settore urbano invece aveva forma di U costituito da due grandi complessi architettonici uniti da più di 3.000 scalini e forniti di un sistema di alimentazione idraulico per usi umani e di irrigazione.
Una fossa secca lo divideva dal resto delle abitazioni di servizio per proteggere ulteriormente la nobiltà e la casta sacerdotale che abitavano esclusivamente la zona alta.
Tra le costruzioni a pianta rettangolare con finestre trapezoidali, coperte con assi di legno e paglia, dotate spesso di recinti esterni a 3 pareti, erano disseminate 16 sorgenti liturgiche.La sorgente primaria, chiamata “Wayrana” veniva usata dal Sommo Sacerdote che celebrava il culto dell’acqua.
Infine ad un livello superiore con un’ingresso da una grande porta a cui avevano accesso solo i sacerdoti e le autorità, era stato realizzato il Tempio del Sole.
La popolazione seguiva i riti solo dalla grande piazza.
Il Tempio era anche un’ osservatorio solare in grado di determinare, tramite finestre a traguardi, il solstizio d’inverno e aveva una forma semicircolare, come abbiamo visto al Qorichanka di Cusco, al cui centro era posizionato un’altare intagliato nella roccia destinato al culto di Inti (il Sole)
La parete posteriore all’altare conosciuta come porta dei serpenti presenta dei fori simili a quelli del Qorichanka stesso e nicchie per idoli e offerte.
Ma qual era la funzione di Machupicchu?

Alcuni ritengono che fosse l'ultimo avamposto delle Ande, il punto di partenza per penetrare nella foresta e assoggettare nuove popolazioni. Per altri sarebbe stato un santuario nascosto, un grande e pacifico Aclla Huasi, dimora delle vergini dedicate al culto degli dei. In base all'esame dei corpi riesumati, la popolazione di Machupicchu (che nel suo apogeo dovette avvicinarsi ai 1000 individui) risulta composta per l'80% da donne.
Con ogni probabilità si trattava di una "llacta", ossia una città amministrativo-religiosa dove risiedevano gli alti funzionari di Stato, i sacerdoti e uno stuolo di servitori e artigiani. Il luogo isolato in cui sorge suggerisce che fosse il rifugio di una parte selezionata della nobiltà Inka in caso di attacco.
Molto ci sarebbe ancora da dire come probabilmente molti resteranno i misteri non svelati di questa cittadella ma per citare lo studioso Tamayo Herrera: "Il valore di MachuPicchu, per gli Inca, è stato religioso, magico, e soprattutto paesaggistico, perché il paesaggio per gli Hanan aveva un fascino particolare: i picchi, le cime innevate, i precipizi, i boschi, ecc...resero Machupicchu un luogo dal paesaggio singolare, che per gli Inca era parte della loro stessa religione. Per questo avrebbero scelto Machupicchu, per l'eccezionalità del suo paesaggio".
E noi visitandolo non possiamo che restare ammutoliti dinnanzi a tutto questo.
 
EL VALLE SAGRADO
Se Cusco rappresentò l’ombelico del mondo e Machu Picchu, il suo altare, gran parte lo devono alla Valle Sagra (El Valle Sagrado), dove nasce il fiume Urubamba o Vilcanota, sorgente della vita.
Nell’anno 1000 a seguito di mutamenti climatici ed altri fenomeni , le popolazioni Nazca dalla costa pacifica o gli Aymarà dall’altopiano migrarono intorno a Cusco e qui incontrarono una micro-climatologia incredibilmente favorevole alla vita umana permettendo poi la nascita degli Inka.
Trovarono in questo territorio incredibilmente bello e ricco, una eccezionale fonte fertile per le coltivazioni tra cui le principali quelle del mais e della patata oltre che della coca, la pianta sacra agli Dei.
In un percorso circolare da Cusco, le bellezze archeologiche di questa valle sono decine: Pisac, da cui nasce l’ Urubamba, Salinas, , Maras e Moray , Ollantaytambo e Chinchero.
Sono nomi che ricordano i migliori esempi di pianificazione agricola e urbana della cultura Inka e l’espressione della loro religiosità e dell’attaccamento alla terra, Pachamama.
Gli Inka furono si un popolo guerriero, ma incredibilmente legato ai valori religiosi e del territorio che qui trovano la massima espressione.
PISAC
Pisac non è solo famosa per il suo mercato artigianale oggi localizzato nella città nuova, realizzata da Pizzarro più a valle, per i manufatti in tessuti di lana di  Alpaca o Lama e per le ceramiche locali, ma come primo avamposto della valle dell’Urubamba
Si ritiene infatti che difendesse l'entrata meridionale della Valle sacra, mentre la fortezza di Ollantaytambo quello settentrionale. La città controllava quindi  una strada che collegava l'impero Inka al confine della foresta pluviale
Dappertutto coltivazioni a terrazzamenti e acquedotti per alimentarli ancora in uso oggi, molti dei quali strappati alle montagne come la cittadella stessa. Il terreno stesso fu portato da valle scegliendo quello più ricco e fertile.
L’ arte dell’agricoltura e la ricerca centenaria di sempre migliori coltivazioni di mais e patata, hanno portato a far nascere in questa valle non meno di centinaia di specie di coltivazione diverse ed adattabili a molte condizioni climatiche.
Il tempio principale del Dio Sole non è da meno a quello di Machu Picchu e sono ancora evidenti i segni di antichissimi luoghi di culto e sacrificali.
MARAS E MORAY
900 varietà di patate: in Europa abbiamo conoscenza di un solo genere di patata, il Solanum Tuberosus, ma qui ai mercati è una festa di colori e dimensioni, tra cui, per un neofita come me, la patata rossa dal sapore dolce acidulo.
450 diversi generi di mais, tra cui il mais bianco, impossibile da coltivare tranne che nella Valle Sacra, pianta gigante il cui chicchi raggiungono la dimensione di un acino d’uva e la pannocchia 25 o 30 cm di lunghezza, dal sapore decisamente dolciastro.
Anche solo perché è diffusissimo è obbligatorio ricordare la Quinoua il cereale alto andino che sostituisce grano e riso capace di vivere a più di 3000 metri di quota.
 Col suo minuscolo grano somiglia un po’ al farro ed è oggi usato abbondantemente per brodi e zuppe.
Se ne ricava persino una bevanda utile alla prostata ed al Soroche, il mal di montagna.
Poi c’è la Kanihua che resiste a 3800 metri ed ha rappresentato il posto della castagna nell’alimentazione umana e l’elenco potrebbe durare ancora a lungo.
Insomma gli Inka sono stati dei veri e propri bio-ingegneri e qui a Moray il loro laboratorio sperimentale, dove nelle varie terrazze ognuna col suo micro-clima, la sua esposizione solare, il suo humus per centinaia di anni si sono studiati i cultivar migliori da diffondere nel territorio Sud Americano, da Nord dell’America Centrale, fino al sud de Cile, ove la dominazione arrivò nel suo periodo di massimo splendore, poco prima, purtroppo, della conquista spagnola.
Difficile, passeggiando per questi terrazzamenti, non rendersi conto dell’importanza di questo territorio e pensare che oggi questi sforzi umani sono stati sostituiti dalle arroganti multinazionali dei manipolatori della bio-genetica.
La differenza è che il contadino Inka, per quanto geneticamente ignorante, rispettasse e onorasse meglio di noi le Sacre Leggi della Natura, oltre le quali per l’uomo non c’è ritorno.
Anzi ne era un tutt’uno!
OLLANTAYTAMBO
Durante l’Impero Inka , Ollantaytambo, chiamata Ollanta dagli amici, originariamente fondata intorno al 1200 da tribù locali, fu rasa al suolo e ricostruita per diventare la capitale dell’Impero dell’Inka Pachacuti.
La sua concezione era quella tipica Inka ovvero fortezza ortogonale con 4 strade longitudinali e 7 strade parallele.
Venne dotata di un centro cerimoniale con costruzioni sontuose e fornita di numerosi terrazzamenti coltivati ed irrigati. La raffinata tecnica agricola consisteva nel proteggere le terrazze da mura a seconda della provenienza delle correnti fredde. Ciò creava un micro clima che permetteva una migliore insolazione permettendo nel terreno l’aumento di qualche grado di temperatura e consentendo coltivazioni altrimenti impossibili.
Dopo l’arrivo degli spagnoli, nel 1536 servì come capitale temporanea dell’ultimo Inka, Manco, che rifugiatosi qui dopo la sconfitta di Sacsayhuaman nonostante aver vinto Pizzarro a Ollanta , ritenne la posizione indifendibile e si ritirò in quella che fu l’ultima residenza imperiale nella foresta amazzonica, l’introvabile Vilcabamba.
Solo in seguito gli spagnoli le dettero la pianta attuale creando al centro la Plaza de Armas con i suoi edifici coloniali.
All’estremità sud-occidentale sono presenti numerosi centri cerimoniali tra cui el Templo de Agua e il Bagno de la Nusta, ma domina su tutti la Fortezza di Pumatallis , che in realtà con i suoi terrazzamenti era un sito essenzialmente religioso a sud e funerario a nord.
La sua tecnica di costruzione è sempre quella classica, ma ciò che colpisce è il mistero del muro dei 7 monoliti, opera incompiuta alla sua sommità e destinata al culto del Sole.
Si stima che il suo stato non finito sia dovuto ai contrasti tra gli imperatori Inka Huascar e Atahualpa con infine il ritiro nella giunga di Manco, l’ultimo Inka.
Sulla montagna opposta al Tempio sono ancora presenti magazzini agricoli ventilati e utilizzati per stivare i cereali in migliori condizioni di conservazione, ma questa cima ha un valore simbolico importante per la tradizione religiosa perché si intravede il profilo di Wirachota, il creatore dell’universo
OLLANTA 2da parte
"Gli Inca non scomparvero con la morte di Atawallpa, ma sopravvissero come Impero per quarant'anni: da Vilcabamba a Choquequirao, da Vitcos sino alle pendici di Machu Picchu, la resistenza Inca proseguì la propria lotta per l'indipendenza, contro gli invasori spagnoli, contro l'avidità dei conquistadores...
e ancor oggi la cultura, le tradizioni e il credo andino resistono e sono radicati nella popolazione della Sierra." (Citazione da www.sudamerica.it)
Nella cultura e nelle tradizioni di oggi quei valori antichi si sono però fusi col cristianesimo ed hanno dato origine a fenomeni come la Festa della Pentecoste tradotta a Ollantaytambo nelle celebrazioni del Senor de Choquechilca.
Quando le porte della chies si aprono, un’allegra banda di suonatori di tromba, tamburi, flauti e danzatori nei più allegri costumi immaginabili, si precipitano a prendere posta nella piccola navata.
La leggenda vuole che, qualche secolo fa,  uno spagnolo, un certo Domingo Huillca vide una luce attraversare il vicino fiume e la seguì fino a raggiungerla.
Si trattava di una bella croce di legno venuta chissà da dove: il solerte spagnolo la portò quindi in chiesa e da quel momento è diventata consuetudine, una volta all’anno, per 4 giorni percorre le strade fino al fiume seguita dai paesani in festa.
Il resto possono dirlo solo le immagini e la musica
SALINAS
Lasciando la valle sacra per rientrare a Cusco non si può fare a meno di non visitare due centri minori come Salinas e Chinchero.
Si segue in questo caso un percorso di rientro differente, tra montagne , laghi e pascoli con una piccola deviazione per Salinas che è famosa per le sue salineras, ovvero le saline, un’altra di quelle opere che lascia pensare all’ingegno ed alle conoscenze dell’uomo.
Il sale qui non viene estratto dal mare e nemmeno dalle miniere: è semplicemente presente nelle acque di filtrazione e da una sorgente calda presente sulle montagne circostanti che sono delle riserve naturali di molti minerali preziosi.
Con un lavoro ed una pazienza millenari, 3000 vasche che fruttano ognuna 150 kg , pala su pala, qui si raccoglie questo prezioso elemento, che contribuì alla ricchezza di Cusco e dell’Impero Inka.
Oggi è usato per l’alimentazione animale dal momento che è estremamente ricco di altri minerali in dosi non appropriate per l’uomo.
Per il contrasto incredibile di colori, per l’ardire dell’uomo nell’affrontare i pendii, per il posizionamento nel contesto, le vedute spettacolari, sono immagini e ricordi che lasciano una traccia indelebile sulla mia retina e nel mio cuore.
CHINCHERO
Il villaggio Quechua di Chinchero meritò dagli Inka il nomignolo di luogo dove nasce l’arcobaleno, non fosse altro per la sua altezza di 3.762 metri, collocato sulla vecchia strada che collegava Quito, oggi capitale dell’Equador, a Cusco.
Un formidabile punto di osservazione che domina tutta la valle attribuito alla mano del Re Inka, Tupac Yupanqui che la fondò come centro estivo di riposo e agricolo, dopo avervi costruito il Palazzo Imperiale fortificato.
Questo forte di difesa venne poi prontamente distrutto dagli spagnoli sulle cui rovine nel 17mo secolo edificarono un bel monastero cattolico.
Quanta energia si respira in questi prati e viene da pensare che gli Inka possedessero una dote particolare nel saperla scoprire e utilizzare!
Una delle grandi tradizioni di questo villaggio è la lavorazione dei tessuti di lana, ben visibile in quello che definirei come il più bel mercato della zona, per qualità dei manufatti e assortimento.
L’ultima gioia della vista prima di intraprendere la strada per Cusco, Puno ed il Lago Titicaca.
DA CUSCO A PUNO
Puno, la porta per il lago Titicaca, dista 400 km da Cusco percorribili in 6 ore di bus diretto o in 10 ore di bus turistico se si preferisce visitare alcuni centri archeologici o siti dì interesse storico, disseminati lungo l’itinerario: un’ occasione che non voglio perdere
 
ANDAHAUYLLAS
Sul luogo di una precedente cappella edificata nel 1606, nel corso del 17mo secolo viene edificata l’attuale chiesa di San Pedro, adornata di arazzi che rappresentano la vita del Santo.
 
Di base rinascimentale, si tratta di uno dei più importanti esempi di stile manierista che abbia ricevuto un’influenza prettamente andina rappresentata principalmente dalle decorazioni.
Risentiva infatti di un forte influsso dei Gesuiti che, in contrasto con l’Arcivescovo di Cusco, tendevano a considerarla la parrocchia ideale per avvicinare la lingua e le caratteristiche Quechua alla chiesa cattolica come succedeva nella regione del Titicaca col linguaggio Aymarà.
Tutti i dipinti riportano quindi dizioni nei vari idiomi per confermare la posizione di San Ignazio di Loyola.
 
RAQCHI
A circa 120 km da Cusco quelli che da lontano molti riconoscono come un acquedotto romano, in realtà sono i resti di un centro cerimoniale realizzato dall’ Inka Pachacùtec  nell’umile villaggio di Raqchi.
Il complesso di costruzioni comprendeva un’area abitativa di 200 abitazioni con stanze di 4 x 6 metri dotate di fontane e terrazze ad uso della popolazione, dei notabili e religiosi, oltre a 100  qolqas magazzini circolari da 10 metri di diametro per la conservazione di mais e quinoa, i cereali andini di cui la zona è ricca.
Su tutti dominava il Tempio dedicato a WiraCoha, il creatore dell’universo, il Dio superiore invisibile al popolo andino “Apu Kon Tiki Wiracocha “

Il nome Wira significa fuoco e cocha acqua nel linguaggio Quechua.
Questo la dice lunga sul significato simbolico della divinità, che la leggenda vuole proprio in questa zona si sia manifestato per la prima volta come un Dio fiammeggiante che spuntò dalle acque del vicino Urubamba e compì vari miracoli nella zona.
Quando gli allarmati abitanti locali lo tempestarono di pietre egli aprì le braccia al cielo attirando su di loro acqua e fulmini per poi attraversare tutto il Perù immergendosi per scomparire per sempre nelle acque dell’oceano.
 
Raqchi è stato finora sottovalutato, ma con l’andare del tempo si capirà che dal punto di vista archeologico rappresenta un’ esempio interessante di una tecnica di costruzione e di una concezione urbana più evoluta rispetto alla classica costruzione Inka.
In realtà il più grosso tetto mai realizzato in epoca pre-colombiana.
Il tempio, per esempio, un complesso grande 2500 m2 , lungo 92 m per 25 è uno dei pochi esempi in Perù di una costruzione concepita con 22 colonne portanti di materiali misti.
Il muro centrale alto 16 metri venne costruito per sostenere le travi di legno di cedro angolate di 50 gradi per la creazione del tetto.
La particolarità consiste nel fatto che sulla classica base di pietra lavica andesite si siano realizzati mattoni adobe più leggeri composti di argilla, lana di lama ed alpacca e succo di cactus……
 
La chakana
 
 La chakana è l’albero della vita andina e rappresenta le forze dell’universo, come le stagioni o l’astrologia o i 4 Inka fondatori della dinastia o ancora i 4 settori territoriali della loro espansione e conquista.
I tre livelli dell’esistenza Hana Pacha, il mondo superiore o degli Dei, Kay Pacha, quello terreno e Ucu Pacha quello abitato dai morti, dagli avi e da varie deità.
Il foro al centro della croce è l’asse attraverso il quale lo shamano fa transitare l’energia presente agli altri livelli che erano anche identificati col Serpente, Il Puma ed il Condor.
 
 
 
 
 
PUKARA
Da non confondersi con Puka Pukara, il forte rosso a difesa di Cusco, Pukara è un piccolo e simpatico villaggio prima di affrontare la salita per il passo della Raya con una chiesa al momento non visitata ed un piccolo Museo pre-inka che custodisce referti locali.
 
Poi è la pianura e la vastità dei panorami ad inghiottirci.
Comincerò a sperimentare quel senso di vicinanza all’infinito che questi luoghi ispirano.
Una linea ferroviaria ad un binario per alcuni tratti corre parallela alla statale e riesce difficile immaginare che possa essere percorsa da un treno.
Mandrie di bovini e tombe azzurre disseminate vicino ai villaggi ed alla linea ferrata punteggiano gli spazi fino all’arrivo del passo della Raya dove finisce la Provincia di Cusco per cedere il passo a quella di Puno.
Se spira il solito vento andino anche il sole Inka splende al massimo, quasi a voler rassicurare gli eredi di antiche dinastie e garantire la sua benevolenza, sebbene siano presi dai problemi della vita di tutti i giorni come vendere qualcosa ai turisti e viaggiatori di passaggio.
 
JULIACA
Poi saremo di nuovo a valle, dopo il caos stradale di Juliaca, la cittadina che farebbe invidia alla Cina per la sua intraprendenza nell’inventarsi mille attività tra cui costruire 30.000 tuc-tuc all’anno che troverò in giro per tutto il Paese.
Perlomeno fino a che nel tardo pomeriggio non saremo a Puno circondati da chiassosi cortei di automobili e motorette.
Poi sarà la volta dell’allegria dei suoi abitanti: non sarà che arrivi fin qui da La Paz?
PUNO, UROS E TAQUILE
UROS
E si la forma del lago Titicaca ricorda quella del Puma: qui tutto deve ricordare il Puma, vero?
Ieri dicevo che a Puno saremmo scesi a valle, ma a valle c’è il lago Titicaca ed è il più alto lago navigabile del mondo: 3.820 mt slm.
Navigheremo quindi e andremo a Uros ed in secondo tempo a Taquile, dove sarò ospite di una casa famiglia per la notte.
Bella esperienza, vero?
A Uros sarà una visita un po’ turistica perché inevitabilmente non c’è modo di andarci con mezzi privati, anzi, per non eccedere nella contaminazione da turismo e dare le stesse possibilità ad ogni isoletta, ad ogni gruppo di famiglie, ci sono regole ferree autogestite e c’è una tale rotazione che all’Isola di San Pedro, che tocchiamo oggi, la prossima visita di turisti sarà fra un mese.
Gli Uros sono una popolazione nomade che, al momento dell’invasione Inka, migrarono sull’acqua e concepirono da allora la vita unicamente su delle isole artificiali flottanti, da loro stessi costruite.
Ci daranno una dimostrazione di come sono costituite, ma fondamentalmente utilizzano della canne di cui la zona paludosa è ricca.
Asportandone e intrecciandone le radici , strato dopo strato, riescono a costruire l’isola ed ancorarla al fondo che non supera i 15 metri di profondità.
Ogni giorno la misurano: oggi siamo a 8 metri!
Se le donne allevano la prole, cucinano e tessono, oltre a tenere le relazioni sociali, gli uomini si occupano della costruzione dell’isola e manutenzione, asportando gli strati superficiali che data l’umidità, perennemente marciscono.
Vanno poi a pesca e costruiscono le capanne e le meravigliose imbarcazioni sulle quali siamo invitati a fare un giro di prova.
Insomma un’esperienza veramente speciale questo contatto ed il rapporto umano non è necessariamente povero.
Per quanto possibile il turismo contribuisce a tenere in vita queste etnie che sono comunque protette dallo Stato Peruviano
 
TAQUILE
Col suo Tempio del Sole a 4050 metri slm l’isola di Taquile si trova a 45 km da Puno sul lato peruviano del lago Titicaca , origine della vita e luogo sacro secondo la cultura Inka .
In queste sacre acque nacquero i figli di Inti, il Dio Sole, Manco Capac e Mama Occllo che diedero origine alle generazioni successive.
Osservate il Panorama splendido sul lago blu e sulla Cordillera Real, in una vegetazione punteggiata da fiori ed alberi tipici, come il Kolle usato per coprire i tetti o il Kantuta, il fiore rosso simbolo del Perù.
Ancora oggi Taquile è un piccolo paradiso isolato dal mondo, che vive di agricoltura, allevamento e un po’ di turismo, orgoglioso custode delle proprie tradizioni e organizzazione che conserva fin dai tempi degli Inka, gli abitanti originari, tutti di lingua Quechua.
Le leggi sono sempre quelle 3 del chakana, l’albero della vita: non rubare, non mentire, non essere pigro
Il turismo è iniziato negli anni 70, ma le autorità locali , dopo averne perso il controllo per un certo periodo a favore di entità esterne all’isola, ha ripreso a gestire il fenomeno per limitarlo ed adattarlo alle esigenze locali, limitando l’accesso unicamente alle case di alcuni abitanti e creando così un rapporto vero e umano.
Tutto è organizzato secondo i cicli naturali ed il rispetto della terra, Pachamama , secondo una forma di collettivismo naturale con forti resistenze per la modernizzazione ed un uso ecologico dell’ambiente.
Pur disponendo di un generatore elettrico, gli abitanti preferiscono usare in maniera assai limitata i pannelli solari e manca una rete elettrica vera.
Dopo il tramonto tutto è al buio: cercando di rientrare a casa ho rischiato due volte di perdermi alla luce della luna e della torcia, ma è un’esperienza molto bella per cercare di immergersi nella vita semplice e vera di questa gente.
Persino il matrimonio è regolamentato e soggetto ad un periodo di convivenza iniziale, dal momento che non esiste il divorzio.
La concessione più moderna data ai giovani odierni, che scalpitano un po’, è che possono sposarsi con gli abitanti della vicina Isola di Amantani o al massimo con gli abitanti della penisola più immediata.
Ciò anche in considerazione di alcuni problemi genetici che si stanno manifestando tra tanti consanguinei.
Una delle particolarità per cui Taquile va famosa è l’eccellenza della tessitura, la migliore del Perù, riconosciuta dall’UNESCO come capolavoro delle tradizioni tramandate a voce per la particolarità della fattura, dei colori e del disegno.
Gli uomini, per potersi sposare, devono saper fare la maglia ed a causa di questo regolamento, sono diventati degli eccellenti tessitori!
Anzi, sono ormai gli unici ad usare l’uncinetto mentre le donne fanno al massimo i tappeti.
Secondo gli antichi dettami le autorità sono nominate annualmente per alzata di mano e si riuniscono tutte le domeniche per discutere ed assegnare i lavori settimanali.
I candidati sono nominati in base alla qualità del lavoro svolto per la comunità e per essersi distinti in conoscenze, intelligenza e capacità.
Non ricevono alcun compenso per questo.
Tutto questo potremmo quasi confonderlo con i programmi e candidati di Grillo o di Monti?
 
 
Dopo il pasto a base di zuppa di Quinoa e un’ottima e croccante Trucha (trota di lago) ci separiamo in due dal gruppone che rientra a Puno e conosciamo finalmente i nostri padroni di casa.
Sono Marcos P. e consorte, sposati senza prole, lui agricoltore e, con immensa sorpresa, componente della banda musicale che fra qualche ora si esibirà nella Festa del Corpus Domini.
Lo aiutiamo a indossare la fascia che con tanta cura ha lui stesso stirato con un ferro da stiro a carbonella ed il cappello di piume composto li per là, penna dopo penna.
Avremo un posto particolare nelle prove generali alla presenza dei notabili, pervenuti da tutta l’isola e poi via alle celebrazioni che cominceranno proprio all’imbrunire col buio, ma continueranno anche domani fino a tardi, quando ripartiremo.
L’entusiasmo di Marcos è incontenibile mentre sua moglie recita un ruolo minore, persino nella vestizione e si farà intravedere poco alla Festa.
In genere le donne non brillano qui per bei vestiti ed atteggiamenti, ma non ho abbastanza competenza per distinguere i ruoli.
Marcos parla a malapena lo spagnolo ed è bello a volte intendersi a gesti, cosa che noi italiani sappiamo fare bene rispetto alla mia compagna tedesca che dividerà la stanza con me.
Poi sono le sensazioni che prevalgono: la particolarità dell’ambiente serale in mancanza di qualsiasi fonte luminosa che non spaventa suonatori e ballerini nelle loro danze.
Ogni cosa , i ritmi dei cortei che si formano, la serietà nell’adempiere il compito di ognuno, l’assieme dei costumi, la sincerità e semplicità delle musiche e dei movimenti , tutto parlerà di un mondo che ho avuto la fortuna di poter contemplare, cercando di confondermi tra gli spettatori, ben pochi dal momento che un po’ tutti vi partecipano, a parte vecchi e bambini o giovincelli.
Diversamente da domani, quando a mezzogiorno l’orda dei turisti mordi e fuggi creerà un po’ di contaminazione.
Ma loro, i Taquiloti, non sembreranno accorgersene e andranno avanti felici della loro giornata, dei costumi e delle musiche.
 
AREQUIPA
Il binomio uomo vulcano raggiunge il suo picco qui nella città di Arequipa, costruita sui dolci pendii del vulcano El Misti ( 5.822 metri) e non lontana dal Chachani (6.075 metri) e dal Pichu Picchu (5.425 metri) appartenenti alla Cordillera Volcanica, quella di Ampato e di Chila tutte formatesi 200.000 anni fa.
Uno dei luoghi più vicini a Dio del Pianeta Andino.
Per quanto area già abitata da primitive popolazioni fin dal 7.600 a. C. così deve averla percepita l’ Inka Mayta Capac che la conquistò nel 1300 d.C. rubandole il nome dalle parole Quechua “ Ari “ cioè si e “ quepay “ cioè rimani.
Ariquepay poi trasformato nell’Arequipa spagnolo.
Deve averla vista così anche Garcì Manuel de Carbajal che la fondò nel 1540 dandole una forma coloniale a scacchiera , costituendo un forte caposaldo sulla strada del trasporto delle ricchezze estratte dalle miniere di Potosì in Bolivia fino al porto di Quilca, prima destinazione nel lungo tragitto per la Spagna.
Città bianca, questa volta non per il colore della intonacatura a calce, come a Sucre, in Bolivia, ma per il Sillar o Ashlar, la pietra bianco perlacea quasi luminescente estratta dai vulcani di cui sono costituiti templi e conventi , un materiale a metà strada col tufo dell’Italia meridionale.
Il centro storico, che ha avuto il suo fulgore nel XVII, si distingue per la fusione tra i caratteri andini , il barocco italiano ed il plateresco spagnolo.
Camminando tra le sue strade si respira una strana energia che sembra contagiare i suoi abitanti che ne vanno fieri considerandola la vera capitale del Perù e loro stessi Arequipensi, non Peruviani.
Arequipa è stata la fonte di numerose ribellioni popolari e luogo di nascita di importanti figure intellettuali, politiche e religiose, meritandosi il titolo di “ Heroica Ciudad de los libres de Arequipa “
Se non proprio lo spirito di liberta, il visitatore respira almeno questo impulso a dire “fermati qui e osserva la bellezza al cospetto del Sacro El Misti “ il gentiluomo” che la sovrasta sullo sfondo di un cielo spesso sereno.
Attorno ai vulcani due delle gole più profonde del mondo: Il Colca ed il Cotahuasi: luoghi che attirano, ma che confermano le sensazioni Inka dal momento che ancora oggi solo il 5% dei visitatori di Arequipa se ne allontanano per visitarle.
Ancora più in alto del Misti, sull’ Ampato, a 6.380 metri   dove i Re Inka salivano per i riti sacri lasciando i sacrifici umani al cospetto di Inti, il Dio Sole , nel 1995 fu ritrovata tra i ghiacci eterni la mummia cinquecentenaria di Juanita, la tredicenne “principessa”
La vediamo conservata al buio di una teca refrigerata in una sezione del Museo dell’Università Cattolica di Santa Maria.
 
CONVENTO DI SANTA CATALINA da Siena
Dopo aver lasciato la Plaza de Armas, una delle più belle di tutto il Perù e la triste storia di Juanita che ometto, resta un solo grande obiettivo: il Monastero di clausura dedicato a Santa Catalina da Siena, parzialmente realizzato e avviato nel 1.579 dalla municipalità Arequipegna.
Prima reggitrice e priora fù Dona Maria de Guzman, giovane e bella vedova di Diego Hernandez de Mendoza ritiratasi a vita monastica dopo aver conferito le proprie sostanze per completarne l’edificazione.
All’inizio le suore che vi accedevano erano prevalentemente meticce e di condizioni disagiate.
In seguito dopo il disastroso terremoto del 1582 e la sostanziale distruzione del monastero, venne deciso di aprirne l’accesso alle creole, cioè nate da matrimoni misti, che spesso portavano ricche doti e che avevano perduto le loro abitazioni nello stesso frangente. Solo nel 1964, 4 secoli dopo, ebbero accesso anche le spagnole.
Le iniziali stanze comuni ormai crollate lasciarono quindi il posto a celle private che con l’andare del tempo si trasformarono in piccole ed a volte lussuose abitazioni fornite progressivamente di servizi accessori, piccoli giardini, un sistema di alimentazione idrica oltre ai servizi comuni come lavanderia, cucina comune, panificio, locali per la preghiera ed il culto, per riunioni e così via.
La nuova ricostruzione avvenne quindi sotto forma di cittadella che si estese fino a 20.000 metri quadrati, più che Convento di clausura.
Venne utilizzato il sillar, la pietra porosa vulcanica che si prestava a essere lavorata facilmente per realizzare le meravigliose forme a merletto che abbiamo visto sulle facciate di chiese e palazzi.
Le modifiche e integrazioni non durarono meno di due secoli sviluppando un evoluto criterio di vita e preghiera , non privo di deformazioni pagane con l’andar del tempo.
L’impianto architetturale coloniale spagnolo seguì parallelamente questi concetti e venne quindi a essere integrato con lo stile meticcio che meglio rappresentava la natura e le marcate caratteristiche locali.
La costruzione ne divenne uno dei più puri esempi che si diffusero in Perù ed in tutto il Continente.
Oggi solo una piccola parte del Monastero è utilizzato per il culto e ciò ci permette di ammirare gran parte dell’aspetto originale con un repertorio artistico di grande valore comprendente manufatti, tessuti, mobili ed arazzi e non meno di 400 dipinti, tra cui alcuni di dimensioni notevoli.
Gran parte delle opere pittoriche sono di scuola cusquegna datate dal XVI al XVIII, la massima espressione della fusione tra l’arte Inka e quella Spagnola, famosa per la profondità dell’espressione e per il largo uso di oro sui vestiti.
Alcuni sono di scuola italiana ed altri spagnola come il ritratto di San Michele Arcangelo di scuola Zurbaran che originò la variante cusquegna.
NAZCA
La cultura Nazca ebbe origine dal popolo dei Cahuachi fino a 750 anni a.C. su di un territorio comprendente le vallate di Chincha, Pisco, Ica, Nazca e Acari, qualcosa come 400 km a sud di Lima.
Inizialmente non fù una grossa comunità, ma sostanzialmente una popolazione di elezione su di un luogo cerimoniale come quello delle linee di Nasca sempre più assiduamente visitate dai pellegrini dell’epoca.
Come per il vicino deserto di Atacama, questo territorio è uno dei più aridi del mondo , uno degli effetti della corrente di Humboldt che risale dall’Antartico e lambisce tutta la costa del Sud America impedendo la formazione di grosse precipitazioni che invece danno origine spesso a nebbie o foschie persistenti.
Ciò permette una virtuale conservazione delle linee almeno da 2.000 anni che, come visto anche nel vicino Cile, sono dei petroglifi, ovvero dei disegni a scala gigante praticati nell’ambiente circostante asportando e muovendo pietre di colore più scuro a base ferrosa su di un fondo costituito dal terreno prevalentemente sabbioso o argilloso.
Ma diversamente dai rilievi collinari o montuosi del Cile qui sono in un deserto abbastanza pianeggiante che parla con la voce delle rocce e con misteriosi disegni, osservabili però solo dall’alto di colline vicine: 788 disegni dalle semplici linee geometriche, 100 spirali, migliaia di angoli trigonometrici, oltre alle figure di scimmie, pesci, uccelli, lama, fiori, alberi e uomini o astronauti che raggiungono fino a 270 metri, tutte create tra il 400 ed il 650 a.C. su di un’area di 500 km quadrati.
Ecco la splendida descrizione dello studioso e scrittore francese Robert Charroux: "Nella Pampa Colorada hanno inizio le grandi linee (13 mila) che in tutte le direzioni, scalando o scendendo pendii, burroni e montagne si perdono all' orizzonte, secondo un tracciato rigorosamente rettilineo. Numerose linee mettono capo a "piste", oppure, di rado, finiscono in un centro comune, dal quale si dipartono come i raggi di una ruota o i raggi del sole. Si vedono migliaia e migliaia di linee di diversa lunghezza, tracciate in ogni possibile direzione, da nord a sud, da est ad ovest e verso tutti gli altri punti della rosa dei venti. Alcune sono particolarmente lunghe e di larghezza differente, da tre a cento metri ed oltre. Tutto è impeccabile, tirato a filo, perfettamente triangolare o rettangolare e anche se si distingue qualche raro arrotondamento, esso è tracciato con straordinaria maestria, da cui emerge come il disordine non sia che apparente.
Ci è incomprensibile, certo, ma per cervelli diversamente condizionati dai nostri deve avere una spiegazione,una logica. I tracciati di Nazca sono opera di un popolo notevolmente civile, provvisto di uno spirito geometrico eccezionale, un popolo molto antico, anteriore a quello degli Incas, probabilmente della stessa razza dei costruttori della Porta del Sole in Bolivia e degli osservatori astronomici dell' America precolombiana".
Che scopo avevano queste linee?
Il mistero è ancora irrisolto, un vero rompicapo per archeologi, etnologi ed antropologi.
Una delle prime interpretazioni, fù quella di marcatori dell’orizzonte legati al movimento del sole e degli astri come quella di Paul Kosok e Maria Reiche.
Questa teoria vedeva nelle figure curvilinee, l’illustrazione delle costellazioni celesti e del calendario sastronomico in cui ogni segno corrisponde ad una sequenza che sia il solstizio, l’epoca del raccolto o della semina.
Venivano così combinate religione e astrologia con tecniche somiglianti ad altre culture in giro per il mondo che usarono la Gematria, un’antico sistema di misura usato da Assiro Babilonesi, Egiziani, Greci, Persiani e Romani.
La figura del ragno, per esempio, da studi computerizzati, sembrò la proiezione anamorfica della costellazione di Orion.
Sfortunatamente in seguito fu dimostrato che solo il 20% delle linee possedeva un’orientamento astronomico
Ma altre interpretazioni sono fiorite e continuano ancora ad apparire come quella di J. Reinhard che attribuiscono loro un rapporto tra gli Dei e le coltivazioni indicando, per esempio, con le linee geometriche il flusso dell’acqua sotterranea fino ad arrivare a degli schemi di irrigazione o calendari astronomici giganti.
Henri Stierlin, uno studioso svizzero, specialista in Egittologia, lega le forme ai disegni riprodotti su antichi tessuti ritrovati sulle mummie della cultura Paracas immaginando che le linee rettilinee servissero unicamente da riferimenti per tracciare i disegni degli animali con certosina precisione usando tecniche geometriche di scala.
Secondo Simone Waisbard c’è una relazione tra le figure circolari e le linee che, soprattutto per gli uccelli, indicano il luogo esatto del loro sacrificio, stagione per stagione mentre per il Prof. Toribio Mejia Xesspe si tratta del panorama dell’evoluzione delle specie, ovvero degli antichi Darwin.
Per lui “ Questo meraviglioso mondo potrebbe essere stato un santuario dove i Nazcas avevano disegnato tutti gli esseri del loro mondo, come per offrirli agli dei. Le figure avevano proporzioni gigantesche per essere visti dalle divinità celesti: il fatto che la gente, qui sulla Terra, non potesse vederle, non importava".
Per altri, come Erich Von Daniken addirittura rappresentano il Carro degli Dei, ovvero ciò che resta di piste di atterraggio per extraterrestri mentre secondo Robin Edgar si tratta dell’occhio di Dio in quanto coincidenti con una straordinaria serie di eclissi solari.
Il passato che ci è stato consegnato resta per il momento un grosso enigma diversamente dalla cultura Nasca che fiorì nell’area grazie a evoluti sistemi di acquedotti sotterranei denominati Puquios e pozzi circolari, estese coltivazioni di cereali ed una cultura della ceramica che ci ha lasciato grandi tracce.
 
HUACACHINA
ICA, il capoluogo dell’omonima Regione va famosa per l’arte del cioccolato, il terremoto che l’ha coinvolta severamente nel 2007, le bodegas di Pisco, la arcinota grappa Peruviana di cui Picasso è stata un gran cultore…..e per le sue dune di sabbia.
A poco più di 60 km dalla costa del Pacifico e 5 Km a sud ovest di Ica, nella piana alluvionale dell’omonimo fiume, la vita spunta dal deserto e si sono formate numerose lagune di acque risorgive come quella di Huacachina.
 Arrivando di notte si ha la vera illusione di trovarsi in pieno Sahara, con dune che difficilmente si ergono così alte in un classico deserto, probabilmente legate alle forti compressioni del suolo verificatesi ai tempi della formazione delle Ande.
Di giorno, se non ci si allontana l’illusione rimane.
Se c’è deserto c’è oasi e se c’è oasi ci sono palme.
Ebbene, se non fosse per la mancanza di cammelli e per il carattere dei Peruviani, sarebbe difficile non pensare di ascoltare il Muezzin per le preghiere qui a Huacachina, una piccola e simpatica località dove attorno al laghetto naturale sono sorte alcune strutture alberghiere e ristoranti.
Luogo destinato alla ricca borghesia e aristocrazia peruviana degli anni 20, la Huacachina di oggi è un’oasi prevalentemente turistica da frequentare senza sottilizzare sulla genuinità dell’ambiente.
Così il pezzo forte di Huacachina 2012 sono diventate le escursioni in dunebuggy alle dune, il sandboarding e lo spettacolo del tramonto serale.
Dimentichiamo la leggenda che vuole questo laghetto sia nato dal mantello di una giovane principessa.
Oggi le sue acque sono alimentate artificialmente per l’eccessivo prelievo di acqua da parte del numero crescente dei 96 residenti e qualche centinaia di turisti che cercano un po’ di relax e le emozioni delle escursioni sulle dune.
Seguitemi in questa escursione dove l’adrenalina dei salti e delle corse dei buggie, il rombo dei loro motori si mischiano al silenzio del deserto ed alle urla di piacere dei turisti
 
PISCO
1 cucchiaino di zucchero o di melassa, un cucchiaio di succo di  lime, 1 bianco d’uovo, ghiaccio e la restante parte del bicchiere riempita da Pisco, l’acquavite prodotta localmente dall’uva impiantata dai Gesuiti della Compagnia di Gesù fin dal 1536.
Questa è la ricetta del Pisco sour, il cocktail più famoso e bevanda nazionale,inventato nel 1900, ma che in forma aggiornata propone antichi stili di consumo.
Tra i cocktails esistono pure il Pisco Punch con ananas, inventato a San Francisco, il Serena Libre con Papaya e l’ Algarrobina con sciroppo di carrube
 
Venne così rilanciata la bevanda che aveva avuto una vita travagliata nel XVIII causa terremoti, veti monarchici e concorrenza a basso costo dei Paesi vicini.
Oltre alla città di Pisco, che prende il nome Quechua dell’ otre di terracotta, le zone di produzione si erano infatti estese al Cile e con diversa denominazione anche alla Bolivia.
Inizialmente la coltivazione dell’uva ed il consumo del vino erano locali sia perchè si stimava che la qualità dei vitigni non fosse adeguata agli standard occidentali e si riteneva che il trasporto per mare avrebbe danneggiato i vini.
Visto il limitato consumo locale di vino perché non distillare l’acquavite dall’uva stessa, dati i bassi costi di produzione?
 
Tuttavia questa bevanda piacque tanto oltreoceano che nel XVII secolo non c’era nave spagnola che non partisse da queste regioni senza un carico di Pisco allo stato di acquavite pura e la sua esportazione veniva seconda per volume economico alle miniere d’argento di Potosì.
 
Secondo l’enologo che ci accompagna in questa visita alla famosa azienda vitivinicola   Bodega Vista Alegre i Pisco peruviani sono classificati in Puri, a unica varietà spesso Quebranta o aromatici utilizzando uve moscate .
Altre due classi prevedono poi quelli ottenuti da Mosto verde fermentato e gli Acholado ovvero costituiti da più cepages e divenuti quelli d’elezione per il Pisco Sour.
In ordine crescente di gradazione alcolica in Perù sono diffusi 4 tipi: il Pisco Corriente o Tradicional, Il Pisco Especial, il Pisco Reservado ed il gran Pisco che deve superare almeno il 43%.
 
Man mano che sale la gradazione il colore da trasparente passa ad ambrato ed il gusto da dolce a meno dolce.
Bodega Alegre lo distilla con un procedimenti non continui in bollitori di rame e lo lascia riposare da 3 a 12 anni in botti inox prima dell’ imbottigliamento.
La degustazione liscia detta trago corto prevede il consumo a piccoli sorsi da trattenere in bocca per apprezzarne il bouquet, altrimenti come cocktail ossia il chalaquito o il Pisco sour.
Qualcuno, per addolcirlo, arriva anche a consumarlo con Sprite o Coca Cola.
Tra i grandi degustatori Orson :Welles, John Wyane e Picasso che se ne faceva recapitare botti direttamente dalla Bodega Vista Alegre sua fonte preferita.
 
 
BALLESTAS
Il mondo primordiale: ecco cosa sono le Isole Ballestas non a torto anche chiamate le Galapagos dei poveri per la facilità ed il basso costo necessario per raggiungerle.
Queste 3 isolette a 15 km dalla costa di Pisco e Paracas sono l’habitat ideale dei Pinguini di Humboldt, di foche e leoni marini.
Tra i volatili 200 specie di uccelli tra cui condor marini, i zarcillos, ma soprattutto le sule, i cormorani e pellicani che popolano scogliere e falesie, archi e faraglioni naturali dai colori surreali oltre alle spiaggette sassose.
Ogni specie occupa una sua propria nicchia ecologica.
Attorno a tutto un rumore primordiale, quello dello squittio e del fruscio delle ali di decine di migliaia di cormorani che rientrano dalle battute di pesca in mare aperto.
Per ore ed ore nuvole animali come neri stormi senza fine si profilano dall’orizzonte e vengono avanti fino ai loro nidi occupando ogni spazio disponibile sulle isole interamente ricoperte di vita.
Il mondo di milioni anni fa!
Mano a mano che ci avvicina si acuiscono l’odore di salsedine all’unisono con quello acre del guano e   lo sciabordio delle onde che si infrangono sulle rocce rimbomba in ogni cavità.
Ci si sente così veramente immersi nel brodo primordiale ingigantito dalla asgarúa ovvero la nebbia costiera sempre presente d’inverno a causa della corrente di Humboldt.
L'arcipelago delle Ballestas unitamente alle altre isole di Paracas (Chincha, Goleta, Blanca, San Gallan e Tres Marias) formano l'arcipelago delle Chincha o, come vengono soprannominate, "isole del guano" poiche' sono caratterizzate da immensi depositi di questo fertilizzante naturale. (11 milioni di tonn nel 1840)
Il guano si accumula solo in zone dove la pioggia e' scarsissima dove si arricchisce di azoto fino al 15% e costituisce uno dei migliori concimi dal momento che 1 Tonn di guano equivale a 33 tonn di concime tradizionale; l'utilizzo di questo fertilizzante risale addirittura ai tempi incaici dove l’uccisione dei cormorani era punita con la pena di morte.
Ancora oggi il suo sfruttamento rappresenta una voce importante nell'economia del Paese.
Era senza dubbio più importante nel 1840 quando si sviluppò una vera e propria corsa all’oro che rappresentava l’ 80% degli introiti del Perù fino a che nel 1866 gli spagnoli se ne impossessarono.
Purtroppo nel 1879 scatenò, tra le altre ragioni, la Guerra del Pacifico tra Perù, Bolivia e Cile detta anche Guerra dei Nitrati dove Il Cile, alleatosi con la Gran Bretagna, riuscì a strappare a Peruviani e Boliviani i possedimenti di salnitro nell’entroterra e di guano sulla costa, Ballestas comprese.
Lo sfruttamento intensivo del guano da parte dell’uomo, di qualsiasi nazionalità sia stata non terminò con l’invasione ed i cannoneggiamenti del 1880
Dei 18 milioni di uccelli marini produttori di guano ancora viventi nel 1955 oggi ne restano 5 a causa della pesca industriale delle acciughe e dei cambiamenti climatici di El Nino.
Non oso immaginare la quantità di volatili apparsa ai primi esploratori spagnoli o inglesi del XVII secolo: il cielo e l’aria fremono come le ali di infinite quantità di uccelli fino ad oscurare il sole.
 
Immutabile anche se contingentata la raccolta del guano avviene ai nostri giorni ogni 7 anni e rappresenta uno dei lavori più ingrati
 
LIMA
Gli Inka non avrebbero mai pensato di creare la loro capitale in una zona desertica sub-tropicale su di una costa arida immersa per 6 mesi all’anno nella garua.
La foschia oceanica da maggio a novembre avrebbe impedito loro di celebrare i riti ad un Dio Sole nascosto in una lattiginosa atmosfera come quella di questa giornata.
Così non la pensava il Conquistador Francisco Pizzarro che la fondò il 6 gennaio 1535 in prossimità del Rimac, un fiume utile all’approvvigionamento idrico a non più di 5 km dalla costa oceanica.
In breve gli spagnoli avrebbero costruito il Porto di Callao che sarebbe diventato il più grosso centro di trasferimento delle merci provenienti dall’ America Latina Occidentale in quanto unico porto autorizzato dalla Corona, Argentina e Brasile compresi per almeno 2 secoli.
Fino al terremoto del 1746 o perlomeno fino all’ Indipendenza dalla Spagna nel 1821 Lima fu una piccola borbonica e volutamente sonnacchiosa città conservatrice, protetta da Pirati e assalitori con un’alta cinta di mura.
Intorno a questo periodo furono così realizzate le migliori opere coloniali che vale la pena visitare ed apprezzare.
Tuttavia da allora al giorno d’oggi dovette subire altri affronti compresa l’invasione dei Cileni nel 1880-83 durante la guerra del Pacifico.
Non mancarono numerose trasformazioni dovute a ulteriori terremoti come quello del 1940   che ne sconvolsero la restante conformazione iniziale restata comunque sostanzialmente a scacchiera quadrata.
Lima, il cui nome Quechua era Limaq in omaggio ad un’antica profezia che vedeva nell’area l’arrivo di stranieri “parlatori” oggi è una metropoli di 9 milioni di individui (1/3 di tutto il Paese) con una matrice multietnica Afro-Americana e la presenza di larghe percentuali di oriundi europei ed Asiatici.(Cinesi e Giapponesi)
Nel 2012 è per dimensioni la quarta città dell’America Latina che si è espansa a nord fino al porto di Callao ed a Sud con i nuovi quartieri residenziali di Miraflores e Barranco.
Lima da sola crea il 53% del PIL dell’intero Paese che nel 2007 è stato del 9% raggiungendo un reddito pro-capite di 20.000 USD, diversamente da altre Regioni Peruviane molto più povere.
L’architettura è caratterizzata da un misto di stili.
La cattedrale e il Monastero di San Francisco, per esempio provengono tendenzialmente dal Barocco Spagnolo, tra cui attirano veramente l’attenzione le meravigliose balconate in legno del periodo coloniale.
In particolare il Palazzo dell’ Arcivescovado merita una visita approfondita per la ricchezza e varietà delle opere conservate.
Ma c’è anche del Neoclassico e dell’ Art Nouveau con influenza francese che prese piede subito dopo l’Indipendenza fino agli stili Militaristi alla Juan Velasco Alvarado in attesa dei grattacieli vetro e acciaio dei nuovi distretti finanziari.
 
Solo 4 ore alla partenza del volo di rientro e quanto mi manca da vedere!
Il Museo di Archeologia, Antropologia e Storia, il Museo dell’Arte, quello delle civiltà Pre-colombiane, della Scienza e delle Religioni, quello dell’oro, ciò che resta delle antiche mura, il Santuario di Las Nazarenas, il Distretto di San Isidro, l’esperienza di salire a bordo di un collettivos.
Tutte cose che mi mancheranno.
Un consiglio: non trascurate Lima come me che mi sono fermato per meno di 24 ore: dedicatele 3 o 4 giorni.
A me resta solo un ultimo sforzo al cardiopalma: un tour super express con un taxi a Barranco, la cittadina Bohemienne per assaggiare un’ultima volta un buon piatto di ceviche.
Non dimenticatelo
 

by Giorgio P il sabato 20 aprile 2013 alle 16:54 Commenti ( 4 )


lunedì 1 agosto 2011 alle 18:52

Raid aviatorio spostato al 3-11 settembre 2011

COMPAGNO DI VIAGGIO CERCASI PER SETTIMANA AVIO-VIAGGIATORIA
Il mondo dell'aviazione rientra tra i settori dove poco o niente è lasciato al caso.
Eppure con un piccolo monomotore a pistoni l'avventura e la scoperta sono alla portata di un viaggiatore libero.
Io ed un mio amico pilota stiamo preparando un raid aeronatico di una settimana in Europa che spostiamo al mese di settembre per richiesta di un componente.
Per chi non avesse mai sperimentato questa soluzione di viaggiare sarà qualcosa che potrebbe restare tra i ricordi della propria vita: un nuovo punto di vista sul viaggio libero, questa volta con visione dall'alto sfruttando la libertà di andare quasi dove si vuole soprattutto in Europa dove c'è grande scelta.
Chi invece ha già fatto esperienze di volo con monomotori sul territorio italiano, potrà riviverle in territori più allargati.
Queste sono le caratteristiche ed il programma:
Imbarco: 2-3 settembre 2011
Aeromobile: Piper PA28 - 180 CV Quadriposto da turismo - Velocità crociera 100 Kn circa, autonomia nominale 5,5 ore di volo
Durata: modulabile anche quella, ma consigliabile non inferiore a 5 gg....e soprattutto senza date di rientro obbligate.
Obiettivi: turismo e spostamento dei partecipanti in luoghi oggetto di visite
Pernottamenti: da stabilire al momento di ogni arrivo in funzione delle tappe per la località finale. Idealmente arrivo in località della tappa nel pomeriggio, noleggio auto o spostamento con mezzi pubblici, visite del territorio a scelta, pernottamento 1 o 2 gg per completare le visite o i soggiorni, ripartenza.
Equipaggio: comandante, secondo pilota, compagno/a
Competenze compagno/a: nessuna richiesta specificatamente tecnica. Al massimo ci porgerà le carte nautiche durante la navigazione. Raccomandabile adattabilità ai viaggi in genere. No mal d'aereo. Aiuta la conoscenza di qualche lingua straniera.
Bagaglio: non eccedente i 10 kg a persona in sacco o valigia di medio-piccola taglia.
Ripartizione spese: in ugual misura tra i componenti dell'equipaggio.
Aeroporto di imbarco e sbarco: Casale Monferrato
Rotte: circa 1000 km su 360 gradi da Casale . Saranno determinate eventualmente in anticipo, ma soggette a variazioni in base alla meteorologia del giorno di partenza.
Preventivo di massima: 1000-1200 Eur a partecipante
Esempio di itinerario: Preferenziale Biarritz con scali possibili e pernottamenti Costa Azzurra, Provence, Valle del Rodano, Toulousain
Variante 1: Spagna del Nord , Madrid, Pamplona, Costa Basca
Variante 2: Croazia Nord e/o Sud....o isole Greche adriatico
Variante 3: Italia del Centro-Sud ( ma voli in Italia comportano aggravi dei costi)
Variante 4: Francia del Nord-Ovest e l'incantevole Bretagna
                                
Definizione e accordi finali: preferibilmente in un'incontro da fare tra i partecipanti entro il 20 agosto (diciamo max 25) in modo da concordare gli ultimi dettagli, rispondere a tutte le curiosità  e venire incontro alle esigenze di tutti
 
A presto
Giorgio
 

by Giorgio il lunedì 1 agosto 2011 alle 18:52 Commenti ( 2 )


martedì 10 maggio 2011 alle 19:36

Malesia: cosa ci vai a fare? Cosa hai da vedere laggiù?

Viaggio da marzo ad aprile 2011

Il viaggio si è concluso felicemente.
L'esperienza è stata molto varia e soddisfacente per tutti i partecipanti.
Non c'è stato tempo per stare con le mani in mano, tranne che durante i temporali...al riparo nei Resort.

Quando e  se ci si trovava nella giungla o nel corso di una escursione  non si aveva certo la voglia ed la possibilità di tornare indietro a mettersi al riparo.

Semmai ci si proteggeva come si poteva con le mantelline non sempre sufficientemente impermeabili.
La Malesia ci ha dato molto in termini sia paesaggistici che umani.
Persino gli animali si sono dati da fare a sorprenderci come l'Orang Utang Tobia al Sepilok Rehabilitation Park.


Kuala Lumpur

Tutta la città e due magnifici ristoranti il Seri Melayu con Show serale e Seri Angkasa , quello girevole, dall'alto della KL Telecommunications tower , il Central Market e Colonial District, il Museo d’ Arte Islamica, la famosa Metropolitana, le Petronas Towers, la linea mono-rail rappresentati nella cinematografia mondiale e tanto altro ancora ci hanno dato emozioni speciali.

Questa è stata la prima entusiasmante immersione nella Malesia del giorno d’oggi, crogiolo di tre gruppi etnici che sembrano molto bene integrati: l’indù, il malese ed il cinese…quasi tutti accomunati da una predominante cultura islamica aperta e poco soffocante.

In città si respira un certo “disordine” dovuto alla crescita tumultuosa della sua economia il cui sviluppo culturale presenta certamente delle lacune.

Tuttavia mi sono spesso sorpreso a pensare che farei volentieri a cambio con le remore ed i sottili distinguo della cultura nostrana , impantanata a dissertare di tutto e di tutti ed a concludere ben poco.

Qui le conclusioni si osservano a vista d’occhio nei bei palazzi, strade, piazze e nel clima di “fiducia nel futuro” che si respira ad ogni angolo e, per quanto colpiti anche loro dal Dio denaro, sembrano ancora genuini e pronti ad ascoltare il prossimo, abitudine quasi scomparsa da noi.


Batu Caves  il Tempio Indù e le caverne sono facili da raggiungere e interessanti, a portata di tutti, a parte i 280 gradini necessari per raggiungerle e l’arroganza dei macachi che “pretendono” il loro obolo; un caro ricordo l'eccellente succo di Cocco bevuto direttamente dai cocchi ghiacciati: ci hanno dissetato lasciandoci il dolce in bocca!


Il Parco Nazionale ovvero Taman Negara Tahan ed il lungo viaggio di 3,5 ore in bus e 2,5 ore in piroga per raggiungerlo sono stati il primo contatto con la giungla, le canopy, le sanguisughe, l'arrampicamento facile e relativamente faticoso anche per non allenati del tutto e soprattutto il primo contatto con la giungla.
La prima volta non si scorda mai, comprese le due escursioni notturne strappate alla guida e l'orchestra notturna della giungla intervallata da  quella lontano degli altoparlanti del Muezzin locale.
Di giorno invece le cicale malesi attaccavano con un canto che ricordava le nostre segherie di montagna o le falegnamerie della Brianza!

Poi un sudato e guadagnato  rientro a Kuala Lumpur in un meraviglioso Hotel pagato anche pochissimo nel quale abbiamo goduto della promiscuità di un matrimonio cinese e di un’ altra cena luculliana di qualità a base con una cucina che più fusion di così non si può.


Volati nell'isola di Redang ci è toccato sperimentare dal Jetty di Kuala Terengganu una burrascosa traversata marina in aliscafo per coloro che hanno preferito stare a prua.

Soggiorno breve, ma intenso su questo fazzoletto di spiaggia tropicale durante il cattivo tempo...e le piogge tropicali, cateratte della natura.
Il giorno del rientro ci aspettavano palpitazioni di altro genere e la necessità di un piano A (Malese ) ed un piano B  (Cinese)  per riprendere l'aereo diretto a Singapore.
Non è stato facile.

Il gruppo in due metà presidiava le rispettive posizioni, ma ci siamo riusciti e dopo 6 ore eravamo tornati in Occidente…….. per modo di dire……. a Singapore.

Singapore la consigliamo a chiunque
Badate: non ha niente a che fare con l'aspetto coloniale, col passato che troneggia nella nostra memoria,  ma è una metropoli moderna ed estremamente gradevole.
Dopo aver passato giorni a studiare e osservare la giungla non c'è niente di male a coccolarsi nella cultura e nelle bellezze architettoniche che l'ingegno dell'uomo riesce a creare quasi gareggiando  con la perfezione della natura, anzi nell’imitarla come i Teatri monumento al frutto nazionale, il Duriam.
Da ritornarci anche solo per i giardini botanici con una fondamentale sezione per le Orchidee, il Raffles Hotel, il Flyer, i grattacieli, i ristoranti, il quartiere cinese, il lungo fiume, i variopinti colori, il nostro Holiday Inn Atrium, la pista di F1 ed un bagno nella più alta piscina del mondo librati come in volo sul pelo dell’acqua a 300 mt di altezza col panorama della  città in vista, sicuramente in cima  al Marina Bay Sands Hotel, un capolavoro delle forme architetturali moderne:

·        
Forme Occidentali può darsi, a me è sembrata anche quella un’architettura fusion….

·         architetti di grido di tutto il mondo si,

·         supertecnologia si,

·         prezzi -20% -30% che i nostri si...ma vuoi mettere……

·         e soprattutto non un Euro o Dollaro dentro: tutti capitali e organizzazione cinesi


A noi è sembrata non fare una grinza.


L'isola di Sentosa forse non vale la pena di visitarla: probabilmente abbiamo fatto bene a non perdere mezza giornata per andarci.

Tra l’altro si tratta di un tentativo Malese di recuperare terreno per la sola porzione di territorio che non ha ceduto dopo non aver creduto nelle possibilità di sviluppo di Singapore.

A questo proposito è utile ricordare che a causa di differenti punti di vista tra Singapore e la restante confederazione Malese, Singapore si distaccò nel 1965 forte della sua predominante e attivissima comunità cinese e cominciò la rapida storia di successo che l’ha portata dov’è ora.

Evidentemente non è tutto oro ciò che riluce: i capitali affluiscono dove c’è convenienza e prospettive di sviluppo, ma non tutti sono di origini certe o certificate……

C’è di fatto che anche solo il porto commerciale è qualcosa di enorme: dagli oblò dell’aereo abbiamo visto per almeno 15 minuti una distesa di navi in attesa di attraccare…qualcosa come da La Spezia a Genova…….

Sono le Giunche Cinesi a bassa chiglia di un tempo che trasportavano ogni genere di merci destinate in Occidente,  oggi trasformate in piccolo cabotaggio che non possono affrontare l’Oceano Indiano e necessitano il trasbordo su battelli più capienti e “marini”.

Il Borneo Malese , sempre visto con l'occhio di un viaggiatore occidentale, a voler cercare senza fare gli schizzinosi, è l'ultima occasione di entrare in contatto con un mondo un pò più primitivo e naturale, senza per questo trovarsi indietro di 2 secoli.

Kuching

Il Semengghong Rehabilitation Park è interessante, ma il pezzo forte è senza dubbio il Bako Park.
Assicuratevi di poterlo fare di prima mattina al momento giusto della marea e sarà uno spettacolo unico e indimenticabile.
Il periodo migliore maggio ....a giugno non male, ma probabilmente già caldo per i nostri gusti.

Tutto il viaggio è d’altronde stato congegnato per trovare la migliore meteorologia possibile combinando le quattro e abbastanza opposte zone climatiche della Malesia che rendono un rompicapo sapere dove è meglio andare in qual periodo.

Per uscirne indenni avremmo dovuto compiere 4 viaggi diversi in quattro momenti particolari dell’anno.


Sarawak

Anche i trasferimenti al Batang Ai con visita di Serian, delle fattorie del Pepe e dell'attraversamento del Lago Batang Ai sono affascinanti.
L'Hilton Hotel al Batang Ai, oasi apparentemente di lusso, ma obbligata perché è l’unico insediamento visitabile e “soggiornabile”,  è incantevole e soprattutto non lezioso, non anonimo, ben inserito e gestito.

Non mi sono sentito troppo turista e poco viaggiatore…..a parte le partite a carte impostemi dai miei compagni nelle poche ore di relax.
Le guide efficienti e competenti: qualcuna si è anche avventurata in discorsi pseudo-politici sul trattamento riservato agli IBAN dal “tirannico” potere centrale a Kuala Lumpur.

Con mio dispiacere (e sollievo della folta schiera di inglesi, olandesi, tedeschi, italiani che componevano il gruppo di visita) una di esse non ha saputo rispondere al mio interrogativo.

Ovvero come possiamo noi, abitanti di ¾ del Mondo Organizzato con scelte già fatte e consolidate e che hanno privilegiato un modo di vivere non necessariamente in mezzo alla natura, come possiamo trovare un terreno di intesa con gli IBAN?
Gli IBAN, antichi abitanti della giungla, oggi organizzati un po’ meno da tribù e semmai da comunità “montana” avanzata con tanto di programma giornaliero su lavagnetta delle occupazione del singolo abitante,  redistribuzione degli omaggi dei turisti, vendita di oggetti di artigianato che non sono sempre farina del loro sacco.

Tribù convertite al cattolicesimo dai nostri missionari, ma che ora vivono in mezzo ai mussulmani nelle loro capanne dette Longhouse, gli IBAN sono diventati ormai un fenomeno un pò inflazionato.

Comunque l'occhio attento riesce a cogliere ancora molti aspetti positivi assieme all'inevitabile contaminazione della globalizzazione e dei mezzi di comunicazione.


Cosa volevate trovare:  ancora gli indigeni allo stato naturale?
Per vedere gli ultimi rimasti sulla terra meglio procedere a studi scientifici e far parte di qualche spedizione di ricerca: quelle si che ricevono sovvenzioni e i permessi per addentrarsi nell'inesplorato, l'onore e l'onere per andare veramente a fondo, negli ultimi angoli dove ancora è possibile sulla faccia della terra.
Da notare che Batang Ai è un lago artificiale costruito sulla frontiera con l'Indonesia: se volete avventurarvi con tutti le spese ed i rischi conseguenti….. i terreni inesplorati sono di li,  a 3 km.

Comunque i Malesi ce la mettono tutta a farvi sentire  bene e non è per niente vero che siano freddi come alcuni saccopelisti italiani stanno ultimamente ripetendo sui loro siti: io ho trovato una grande gentilezza, un'apertura mentale e la semplicità di tempi andati.

 

Che poi sia o meno la vera Asia come amano definirsi negli annunci turistici, questo non lo so.

 

So che il Taman Negara è la foresta tropicale primordiale per eccellenza, anche superiore per biodiversità all’Amazzonia.

 

So anche che le foreste tropicali pluviali sono diffuse all’Equatore tra il Tropico del Cancro e del Capricorno; occupano solo il 7% della superficie della Terra ed ancora provvedono all’habitat ed al supporto nutrizionale per almeno la metà delle specie viventi sulla terra…….. direttamente ed indirettamente dal momento che la catena alimentare parte da li per irradiarsi su tutto il globo. (N.d.A. a causa della presa di possesso dei territori restanti da parte dell’uomo “civilizzato”)

 

Azzardo l’ipotesi che la vita degli uomini all’aria aperta in Asia si sia sposata bene col carattere e le credenze fondamentali asiatiche di amore e rispetto della natura e storicamente tutte queste popolazioni hanno avuto uno sviluppo ritardato rispetto al nostro, con questo preservando le parti buone del carattere umano, grazie all’influenza di un mondo ancestrale ed una natura incontaminata.

Sul carattere gentile delle genti asiatiche, è vero,  non ho potuto ancora fare il raffronto con Indonesiani, Vietnamiti, Birmani, Cambogiani e Tailandesi che vengono dichiarati ancora più ospitali e genuini.

Mi sembra però chiaro che se si entra in contatto genuino con i Malesi, se si risponde ai loro sorrisi, se si scende sul terreno della semplicità, se si è intellettualmente onesti con loro, se ci si spoglia di quelle odiose sovrastrutture della cultura italiana che, prima di ascoltarti,  necessitano di sapere chi sei e se sei accettato e parte del Gruppo, del pensiero comune, loro rispondono meravigliosamente con la ricettività di chi ti ascolta, di chi vuol godere della tua presenza, imparare dal reciproco rapporto, senza l’ alterigia e distacco che caratterizzano i rapporti persino col nostro vicino di casa.

Gunung Mulu  ( N.d.A traduzione la montagna di Mulu)

Nel Sarawak del Nord al confine col Brunei il Gunung Mulu Park, visto poi da un luogo incantevole e nemmeno troppo caro come il Royal Mulu Resort,  si dimostra ancora un'altro punto di forza.

Qui hanno “sede” le grotte tra le più grandi o estese del Mondo, di un carattere leggermente somigliante a quelle di Frasassi se non fosse che i minerali che creano stalattiti e stalagmiti  sono di diversa natura.

Poi c’è il mondo attorno : la giungla, i fiumi sotterranei, le cascate ed il bagno nelle clearwater, la migrazione di 3 milioni di pipistrelli che puntualmente tutte le sere all’imbrunire alle 17h45 cominciano a sciamare dalla Lamb cave……

Provare per credere......
Sembra quasi un' appuntamento stabilito dall'uomo ed invece sono i ritmi della natura, come quelli delle danze degli IBAN o degli showman di Kuala Lumpur e persino il grattarsi la testa di Kenny, il nostro driver, molto rassomigliante allo stesso gesto fatto dall'Orang Utang sulle cime degli alberi.

 

Alberi colossali, tra i più alti del mondo se escludiamo 2 o 3 altre specie, che si sono fatti furbi per difendersi e progredire costruendo attorno a se nervature da cui noi ingegneri dell’800 abbiamo preso ispirazione per le controventature all’altezza dell’apparato radicale, un modo per affermare il loro legame indissolubile con la terra e la loro essenza.

 

Specie che quando si incontrano si fondono tra di loro senza cercare gli innesti che fa l’uomo e generano continuamente nuove specie, da qui la meraviglia dei botanici, la materia di studio per questo mondo meraviglioso e fragile, il cui equilibrio dipende ormai dalle nostre Leggi alquanto innaturali.

 

Alberi rifugio,  alimento e protezione del mondo animale, ma che per secoli sono stati utilizzati giudiziosamente dall’uomo e che invece ora, a causa della deforestazione per creare piantagioni di palme da olio, sono ridotti a fare delle comparse nei pochi rifugi che l’uomo ha concesso loro per dar sete alla sua fame di spazio, di sete di denaro e potere ..come recitava la guida al Batang Ai nella sua lode della giungla.

 

Giungla che per gli IBAN o le altre numerose tribù indigene costituisce un vero e proprio Supermarket ove rifornirsi “rispettosamente” di tutto quanto hanno bisogno per vivere, cibo, utensili e strumenti di ogni genere dalle foglie cartavetro all’ironwood, uno dei legni più pesanti dell’acqua.

In altre parole il legno di ferro merita questo appellativo ed è stato utilizzato fino all’arrivo delle Acciaierie per realizzare tanti lavori durevoli.

Oggi ci vogliono ancora circa 6 mesi di duro lavoro con asticella di bambù e acqua per forarlo e sagomarlo ottenendo così la loro nera  cerbottana lunga 2 metri.

 

Alberi attorno ai quali l’uomo nella sua piccolezza ha costruito le sue strutture di “passeggio”, le canopy,  appoggiate a loro per attraversare dall’alto tratti di giungla,  ora frequentate da noi visitatori che fatichiamo ad approcciarsi col giusto spirito  cercando quell’equilibrio che sarebbe giusto avere nel rispettarli e apprezzarli, sopraffatti dalla musica della natura tutt’attorno.


Il Brunei: con la nostra strana e simpatica guida Ajii , a 30 anni “già” stato alla Mecca grazie al Dono del Sultano, piccola isola felice, simil-occidentale-orientale islamica col reddito per abitante garantito dai giacimenti di petrolio e da una gestione della Res Pubblica Mussulmana da un padre padrone  che comunque si cura discretamente dei propri figli e dispensa parte delle sue ricchezze per il loro bene.
Non mandiamogli la Camusso, però!


Kota Kinabalu , la seconda città della Malesia con un aeroporto che per dimensioni dell’aerostazione non è secondo nemmeno a Fiumicino o Malpensa, crogiolo tra Cina ed india, povertà compresa.

KK, come viene convenzionalmente chiamata, la città dell’airone e del Blue Marlin con il corredo  delle sue isolette Mamukan ,Mamutik, Sapi,Suluk del Parco Tunku Abdul Raman e,  a due passi dal waterfront la più grande,  Gaya, abitata dai filippini boatpeople e irregolari, sempre sorridenti ed allegri e che si prestano per un mare di foto nonostante la loro precarietà e la contesa territoriale tra Filippine e Sabah.


Sandakan, città che deve ancora trovare la sua strada nel futuro...ma ci prova.
Sola delusione , il pesce del Ristorante Oceanic non all’altezza del Top Spot di Kuching e la marcia indietro del battello per Selinghan, l'isola delle tartarughe,  causata da un mare un pò mosso e da barche fatte più per affrontare i fiumi che il mare aperto.

Rinuncia che ancora mi brucia dover combattuto per mesi ed aver toccato con un dito il cielo e la rara possibilità di essere ospiti della Riserva.
Nell'impasse ancora una volta i T.O.  Malesi si sono dimostrati di un'efficienza e correttezza mostruosa.

Non ci hanno lasciato a piedi riproteggendoci sul Swiss Hotel e rivoluzionando il programma con la visita al Sepilok Park…..ed io che pensavo che i Pirati ci fossero ancora in quel di Sandakan!


Sukau Ranforest Lodge: provate a raggiungerlo in barca via mare da Sandakan entrando dopo 20 km di costa marina  per 30 km nell'estuario del Kinabatangan.

Provate anche cosa significa  addentrarsi nei suoi affluenti più vicini dopo che abbondanti piogge la sera prima avevano portato  il livello dell'acqua a + 1,5 mt  e dopo aver fatto una sosta per rifocillarvi ad Abai.
Scoprirete l'emozione di uno dei più bei fiumi tropicali della terra, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e protetto, tardivamente, da contributi internazionali.

Infine Danum Valley , la vera chicca, una riserva sufficientemente grande per essere lontana dalle contaminazioni dell'uomo, un territorio naturalmente isolato e difficile da raggiungere,  protetto dalla sua irragiungibilità , controllato e studiato per conto della Comunità Internazionale, oggetto di ricerche che, a mio avviso, riesce a combinare le esigenze del turista, anche se di lusso, con quelle della vera giungla.

Qui finalmente gli animali, compreso l'Orang Utang, non sono al soldo dell'uomo, quasi costretti a recitare il copione della riabilitazione.

Tutto questo a causa delle lacrime di coccodrillo dell’umanità dopo la deforestazione selvaggia per piantare palme da olio…..e dell’interesse dei proprietari terrieri e latifondieri del Sabah, complice il potere centrale che ha recepito in ritardo la necessità di salvaguardare questo ecosistema.

 

Ma perché hai fatto il Mondo così triste, Dio?

Dimmi che cos'è che ci hanno fatto
Dimmi cosa c'è che io non so
perché tutto è finito come cenere in un piatto

 

( N.d.A. Voglio andar via di Claudio Baglioni)

 

A proposito di lacrime di coccodrillo…..oltre alla “ Crocodyle Farm”  da visitare vicino a Kuching, provate l’ emozione di avvistare un coccodrillo durante la vostra navigazione sul Kinabatangan.

Per tornare alla Danum Valley …….guide super-competenti con cui instaurare un vero rapporto culturale, probabilmente ricercatori o studenti universitari, sotto il controllo di un Curatore dell’Università di Kyoto,  un Resort che è un capolavoro e  un territorio veramente speciale: ogni euro è stato speso bene, lo dicevano anche due Olandesi di Utrecht che ne erano appena rientrati.

Molte e molte altre cose sarebbero da dire, ma credo che basti ed avanzi visto il mancato dialogo che ha creato anche questo thread  sulla  Malesia.
Constatati questi presupposti che non stimolano nessuno a dilungarsi non credo sia il caso di scrivere su queste pagine un vero resoconto: chi volesse un qualche genere di notizia potrà farlo con un messaggio privato, cosa che sembra più congeniale alla Comunità....per il momento.
Eventualmente preparerò un video, dato che un'immagine vale più di mille parole, ma i tempi saranno lunghi per raccogliere e montare la vasta gamma di materiale raccolta finora.

 

by IGPAO il martedì 10 maggio 2011 alle 19:36 Commenti ( 1 )


sabato 1 agosto 2009 alle 19:31

Giappone: Viaggio nell'Io e nel Mistero Orientale

 

Giappone: viaggio nell’Io e nel Mistero orientale.
Diario intimistico di un viaggio nel Paese del Sol Levante
 
Nota dell’autore: ho iniziato a scrivere queste mie note soprattutto per esperimento sul mio palmare.
Volevo tener traccia delle emozioni a caldo nel momento in cui mi si prospettavano giorno per giorno e pensavo che una meta importante come quella del Giappone meritasse lo sforzo.
Avevo letto diversi resoconti di viaggio che illustravano molto bene le località visitate, ma mi premeva rapportare le mie descrizioni agli stati d’animo piuttosto che all’illustrazione di panorami e monumenti di cui la rete pullula.
Andando avanti più il tempo passava e più mi rendevo conto che sebbene non avessi alcuna voglia o intenzione di seguire un filo logico narrativo era la vita che disegnava i contorni di una “ quasi storia “.
Fino a che un’incontro fortuito con uno sconosciuto in una vasca termale mi ha portato ad una promessa morale, ovvero quella di far conoscere ad altri oltre che a me stesso ciò che ho potuto vivere e raccontare del Giappone.
Spero che chiunque leggerà quanto osservo ne tragga interesse e vantaggio.
 
 
Giorno 15 maggio 2009
Scrivo a bordo del volo AF276 Parigi-Tokyo ore 14h45 giusto poco dopo il decollo.
Il volo di trasferimento da Milano a Parigi Charles de Gaulle inizia al banco di accettazione di Linate alla presenza di mia madre che è venuta a ritirare le chiavi dell’ auto.
Corrente di simpatia con gentile addetta al check-in
Tra le parole scambiate (non c’era coda) una frase FUORI DAL CONTESTO…..quali forze a volte spingono le persone a parlare quasi che fosse loro assegnato un compito da menti estranee?
C’e il DA LAI LAMA……..pausa……..IN AEROPORTO.
Perché proprio io dovevo essere informato del segreto?
 
Correnti mentali incontrollabili e correzioni di percorso.
Lei voleva dire in aeroporto, senza interrompersi…..ma in una frazione di secondo si era resa conto di aver compromessi i suoi doveri di anonimato.
 
Perché proprio io avrei dovuto essere informato?
La sola risposta sta forse nella legge dei 30 giorni che ormai mi si manifesta da poco più di 6 anni.
Cosa ho a che fare col Buddismo  e perché mi si manifesta in questo modo?
 
La frase quasi non la registro…….. perlomeno a livello conscio.
Mia madre forse non l’ha nemmeno sentita e comunque se ne sarebbe dimenticata dopo 5 minuti.
Mentre scrivo “dimenticata” nello stesso momento la stessa parola viene cantata da Venditti nella mia cuffia audio: ecco una delle solite coincidenze alla Piero Angela……o no?
 
Nel volo di trasferimento una volta a bordo il comandante accetta, dopo varie insistenze, di accogliermi in cabina di pilotaggio, ma dopo…quando saremo in crociera.
L’ ha convinto il mio Brevetto di volo e anche divertito una mia frase “Il s’agit de l’ interdition latine?”…in francese …
Con l’emozione di poter di nuovo entrare nel cockpit che non provo dal 2001 epoca delle torri gemelle e delle restrizioni conseguenti, mi accomodo al mio posto.
Lungi da me pensare ad altro che ad aerei, volo, tecnica e condotta di bordo anche di un semplice LIN-CDG!
Invece qualcosa trama.
Dopo pochi minuti un sacerdote bonzo attraversa il corridoio.
Tiene la testa bassa e procede velocemente accompagnato da uno giovane in abiti semi-occidentali.
Lo guardo, ma non percepisco niente, preso come sono dai miei pensieri sul volo.
Tutto avviene nella frazione di qualche secondo.
Il giovane lo lascia accomodare e poi si sposta su qualche sedile dietro di me.
Un flash…..il check-in a Linate ….il Da Lai Lama ???
Come se il mio pensiero venisse percepito LUI gira la testa, si solleva un po’ dal suo sedile e  mi guarda senza espressione.
Confronto ciò che vedo con l’ immagine che ho in me quando l’ho visto in Tv o sul qualche giornale.
La consapevolezza diventa certezza ….si…è LUI!
15 aprile giorno della decisione di andare in Giappone
15 maggio giorno della partenza e dell’incontro fortuito col Da Lai Lama.
Questa legge dei 30 giorni esiste, ha qualche senso e perché mi si presenta e mi scomoda?
 
Sarà la sola volta che lo vedrò in tutto il volo nonostante gli sia stato persino davanti in piedi nel corridoio durante l’attesa di andare dal comandante.
Ma LUI era sempre “rannicchiato” vicino al finestrino, col capo basso al punto che chi stava in piedi nel corridoio non avrebbe potuto notare niente.
Poi la vita mi aspetta: devo andare in cabina di pilotaggio nonostante l’arcigna e invidiosa chef de cabine .
Quando ne esco, LUI assieme a ¾ dei passeggeri è già andato via.
Nel ritornare al mio posto a prendere le mie cose incrocio una hostess francese con largo sorriso, senz’altro molto più aperta della chef de cabine.
Scambiamo qualche parola sulla professione delle hostess, su quelle che conosco della ormai Alitalia CAI, insomma quanto basta per capire che, nonostante lo stress, le piace ancora volare.
Lei fa un’ accenno al bonzo: neanche l’equipaggio “ufficialmente” era tenuto a sapere…..
Cosi era scritto!
30 giorni
Ancora un segno?
Ma Voi che siete in alto e mi guardate con la vostra benevolenza non avete altri modi più chiari di comunicare con me?
 
All’aeroporto di Roissy poco dopo l’arrivo.
Credo di aver perso in cabina il mio boarding pass del volo successivo.
Mi dirigo verso il banco Tranfer
L’ addetta probabilmente cinese è in lunga conversazione con simpatico francese pieno di problemi....la cosa va avanti chissà per quanto tempo.
Mi faccio avanti e col permesso del francese in un battibaleno mi fa un boarding pass nuovo.
E’ sposata ad un italiano...ma forse il punto non è quello......perchè mi dice che è sposata?
Mi chiede se ricordo il numero di posto assegnatomi.
Lo so perche ho fatto ieri la carta imbarco via internet.....47L...la cinese mi sorride.....arrivederci......un’altro colloquio tra due menti?
 
Sul volo AF276
Siamo già nel dopo
Quando sembra proprio che siano finiti gli imbarchi, seduto in cabina al mio posto avendo perso l'illusione di restare solo nei ....miei 3 sedili.....arriva un qualcuno, alto, vestito all’italiana.....non saluta......si accomoda solamente e comincia lentamente a prendere possesso del sedile vicino libero.
Si allunga sempre più coi piedi.
Fra un po li metterà sotto i miei.
Leggo Le Monde,lui un giornale italiano....eccoci!
Le sue cartacce e i rifiuti finiscono anche quelli nel portadocumenti del sedile non occupato.
Con l 'hostess giapponese parlerò solo in francese.
Mi divertirò, perlomeno fino quando non dovrò compilare i documenti all ‘arrivo e potrebbe vedere il mio passaporto.
Lo tollero e lo compatisco, ma non riesco a essere troppo compassionevole come vorrebbe Didi.
Adesso in un inglese appena appena .............visto che sono vicino al finestrino mi chiede........can you close the window?
Avanti,   andiamo avanti.....ormai sono le 15h10 e lo stomaco si lamenta parecchio.
1000 km percorsi apro “the window” : stiamo lasciando la Danimarca con la Svezia in vista......Heidi verrà a Firenze al mio ritorno.
Qualche manciata di minuti dopo ho in vista l’ isola di Gotland , quella delle ferie di Heidi nel 2008.
Nel frattempo quel poco di naso che mi resta mi rivela odore di omelette.....illusione o realtà?
 
Piano a scrivere troppo col cellulare/palmare che non carico da 2 giorni....occorre fare una pausa altrimenti la batteria mi darà forfait (mai successo in 4 anni di onorato servizio)
 
Volo AF276 ore 17 ECT
Che cosa strana che è l'uomo....l 'umanità.....adesso che abbiamo mangiato ed abbiamo soddisfatto  tutti i bisogni esistenziali (tranne forse 2, gli inconfessabili) osservo l'avvicendarsi delle hostess.
Contemporaneamente seguo i programmi sul display LCD che non è nemmeno eccezionale: meglio quelli degli Airbus che di questo Boeing 777-300
Ho scelto ... vedrò i filmati storici degli ultimi 75 anni di Air France. 
Scorrono immagini e aerei anni 50 e 60 quando ero ancora bambino o giovincello....non senza un piccolo colpo allo stomaco.
Divise da hostess che all’ epoca erano nei sogni erotici di legioni di maschi, oggi mi fanno vedere solo donne affaccendate a sorridere, a parlare a vecchi microfoni, ad accudire il loro carico pagante ....e poi piloti in aerei che sembrano antidiluviani (Junkers) ed oggi davanti a cockpit tutta informatica del A380.
Ancora uomini accigliati e seri con i capelli a spazzola....flight officers....e i meccanici di ieri e di oggi.
Come vorrei vedere questo mondo con gli occhi del Da Lai Lama che ho  appena incrociato qualche ora fa!
 
Ora sarebbe il momento di disturbare l'italiano o scavalcarlo e poi mi attende la lettura della documentazione fresca fresca ancora in busta chiusa che ho ieri in extremis ricevuto dall'Ufficio del Turismo Giapponese a Parigi.
Appena esco dal WC anche lui si alza...sono le 17 circa ECT e 3/4 dei passeggeri a luci semi spente e scuri abbassati sonnecchia.
Ormai il giro dei WC è terminato e soddisfatto il loro bisogno corporale tutti o quasi tutti si abbandonano a Morfeo.
Ma sarà vero?
Sono solo le 5 del pomeriggio!
D’ accordo,  il recupero fusi è importante,ma sanno cos’e la trombosi del viaggiatore, cara dottoressa Didi?
Non so se mai ti invierò queste note.
Potrebbe essere un discorso tra me e me e comunque resteranno mie queste sensazioni.
Intanto il furbetto mi ha seguito al WC, ma non è contento di fare la coda dopo di me.
Si sposta all’ altro wc di coda con il risultato che ritarderà di 2 o 3 posti.
Poi uscito....con aria disinvolta da viaggiatore navigato si serve da se bevande presenti nella cambusa posteriore e non contento si lamenta con lo steward perchè gli manca qualcosa.
Lo seguo con lo sguardo da 20 metri di corridoio passeggiando avanti e indietro.
Bella umanità....tu dirai questo è l’Occidente ed io non dovrei essere molto diverso da lui che è un probabile manager 50- 55 enne di qualche azienda da qualche parte della Penisola.
Ora però sono le 0h15 a Tokyo.
Cosa faccio?
Se ci fossi tu parlerei con te, come avevamo previsto.
Invece devo scegliere se prendere ancora una pillolina post Deltacortene oppure leggere la busta che attende solo di essere mangiata dinnanzi a me.
L’ho aperta...molto è in italiano.
Spero che per mandarmi quasi solo documenti in italiano non mi abbiano precluso qualcosa in francese o inglese.
Mi auguro anche che il mio vicino non si accorga che sono italiano....ormai ho prolungato il mio gioco cosi e andiamo ancora avanti.
Pero l’amico non è curioso come me tutto intento a guardare quelle che sembrano mappe su di un meraviglioso display a colori.
In confronto il mio Palmare Treo 600 sfigura.
Fortunato il tipo.....deve venire spesso a Tokyo lui......direbbe Vasco Rossi....
Chiaro che io per analizzare queste cose possa a volte scandagliare tutto e tutti rischiando che i più considerino negativamente questo mio esercizio dell’anima.
Vorrei uscire da questa ottica, ma come fare?
Mia moglie dice che è impossibile!
Io vorrei invece per una volta ancora riprovarci con l’aiuto del Buddismo.
Perchè il buddismo o ciò che potrebbe essere una mia forma di sensitività ai problemi dell’anima......si presenta nella mia vita cosi prepotentemente?
E poi in momenti cosi particolari?
E poi ancora sembra volermi indicare una rotta dalla quale sono al tempo attratto e spaventato?
Ed io mi muovo sempre in mezzo e loro dall’alto vorrebbero dire..ma cosa aspetti?
Ma non ti bastano tutti i segni che ti diamo?
 
Ed io pensavo di incontrarla, la nostra Didi, e di trovare una specie di guida introduttiva al Buddismo e romanticamente mi attaccavo a quest’ idea.
Romanticismo spesso anche sentimentale come si sposano con le mentalità orientali?
Come può questo nostro Occidente così primitivo e materialista compenetrarsi con la squisita sensibilità Orientale?
Come posso dare libero sfogo a questo mio sempre più pressante desiderio di armonia con il mondo?
 
La mappa che ha il tizio forse è un gioco…..playstation o simili...mah….un Manager con gioco al seguito?
Leggere i miei documenti?
Troppo complicato e complesso in queste condizioni......e poi a 61 anni un po di neuroni se ne sono andati, vero dottoressa?
Comunque fuori è ancora giorno: sono le18h00  ECT .....il passeggero di dietro lascia lo scuro tutto aperto inondandomi di luce mentre quello avanti mi ha schiacciato all’indietro.
 
16 maggio 2009
A Tokyo sono le 1h02 e mancano ancora 6000 e passa km.
Accidenti siamo proprio ora sugli Urali....distesa unica di nubi ed il ricordo di Lara!
Lasciamo dietro di noi due belle scie....se potessi vederle!
Il sole tramonterà prima o poi e la vita è sempre meravigliosa.
Peccato che non ci sei.
 
Più tardi
La pillolina l’ho presa …la mascherina l’ho messa, ma non vado al di la dei miei soliti pensieri.
A Tokyo sono le 4 e niente sonno....
Mi alzo e ricomincio a passeggiare avanti e indietro.
Sono il solo.
Si direbbe che quelli che fingevano di dormire 3 o 4 ore fa sono tutti tornati a casa davanti alle televisioni, direbbe Vasco e la cabina è rischiarata da centinaia di piccoli schermi, una città in miniatura.
“ Quante verità, quante …tutte qua …cosa non farei per stare su una nuvola “
Tante piccole case dalle cui finestre io sbircio la vita.
Vivo la mia favola e questa volta ci sto veramente sulla nuvola caro Vasco.
 
Solo un 10 per cento va al wc o a bere.
Finalmente ho capito cos’è l’odore di omelette o popcorn!
Si tratta di noodles self service......i passeggeri Air France si servono da se!
Vanno li ed a qualsiasi ora del giorno o della notte scaldano al microonde e mangiano.
Povero mio naso.
Molti sono Giapponesi….perchè un occidentale medio saprebbe subito cosa sono i noodles?
Dietro di me una coppia di giovani Giapponesi con mascherina alla bocca...molto riservati e direi elevati.....lei rannicchiata fa tenerezza.
Più avanti una Giapponesina guarda le sue foto sulla fotocamera digitale....tieh la Tour Eiffel in visita notturna e poi per almeno 10 minuti di miei passaggi ....una miriade di foto di piatti francesi....ma dove sono i monumenti della Ville Lumiere?
Comunque bella esperienza Parigi vero, cara Giapponesina?
Al mio avvicinamento il mio rittal accenna un sorriso , il primo del volo e chiede in italiano se voglio sedermi....no merci pas encore...merci bien...gli rispondo per conservare il mio anonimato e il mio gioco.
Anche lui si è tolta la mascherina paraocchi e riguarda la TV, male e droga universale.
Dovremmo bandirla dalle nostre case oppure attuare diverse strategie di audizione che sconvolgerebbero i panel dell’ Auditel?
A questo punto per dormire mi farei persino stordire dalla musica.
Lei non accettava l’audio ad alto volume.....ma per me è questione di dinamica sonora.
Da ragazzo avevo fatto parte, come tecnico bien sur, di un Equipe che girava a tutto volume in quel di Bari...ed i timpani se ne sono andati in parte allora.....in mezzo agli amplificatori a valvole, chitarre e batterie acustiche anni 60.
La musica resta comunque per me un ancora di salvezza,  un gancio nel cielo e le parole delle canzoni a volte divengono profetiche in alcuni contesti....o almeno cosi voglio credere.....
Può un brano riuscire a rapirmi cosi tanto che la “meditazione buddista” per me potrebbe cominciare così?
Astrarmi con la musica senza tecniche di controllo del respiro nella posizione del Loto?
Se la ottengo la mia vibrazione OM cosmica  è nella piena sintonia con un brano musicale.
Pochi secondi in cui le vibrazioni delle note si fondono con le mie e per un’ infinitesimo sono nell‘infinito.
Buddismo all’ Occidentale?
Perché no?
Dinnanzi a canzoni come Diamante di Zucchero, non possiamo noi “tapini occidentali” respirare quell’aria di tutt’uno con l’entità cosmica, con Dio ed il mondo che ci circonda?
La luce cosmica no, quella no perché non guardiamo ad occhi semichiusi, ma le vibrazioni, cari Buddisti o Scintoisti Giapponesi potremmo anche noi riceverle, anche se poi le degradiamo a modo nostro!
 
Giù in basso una bella catena montuosa .....Località Ulan Bator,   l’unico nome visibile sulla mappa in una distesa inesauribile di montagne e steppe.
La loro vista dura comunque poco: abbiamo  di nuovo copertura 8/8 e siamo da qualche parte al confine  cinese, passata la Siberia a Nord  e fuori nell’atmosfera rarefatta -77 C sul Paton Plateau.
La rotta lossodromica curva continuamente in direzione del Giappone, ma ancora ce ne vuole!.
Nel frattempo la Cina ci accoglie con un pò di turbolenza.
Visto che carburante ne abbiamo di meno e siamo più leggeri il Comandante decide per un vertical step a 36.500 piedi.
Finora tutte turbolenze leggere e corte.
Dopo un po si avverte un aumento della rumorosità dovuto ad aria più densa e finora ne abbiamo prese 4 o 5 di questo tipo.
Ancora 3 ore a destinazione e siamo nella parte nord della Cina....fine turbolenza maggiore....solo frequenti brevi ed insignificanti.
Saliti a 39500 piedi eppure la temperatura esterna monta a -58.....speriamo bene….. anche se da qui a li ci sono ancora 3 ,5 h.
Colpo di sonno....ed al risveglio sono le 6h24 ora di Tokyo e stanno cominciando a servire la colazione.
Il fatto di scrivere queste note mi sveglia e qualche ora di sonno vero evidentemente l’ho fatto.
Saremo sulla Kamchatca ....bianca di neve all’ infinito.
All’aria -56 C a 39500 piedi.
Il punto nave……qualche centinaia di km a nord di Hokkaido...fra un po il Mar del Giappone.
Per essere giorno è giorno e delle nuvole annunciate dalla meteo giapponese nella previsione meteo Internet a 5 giorni neppure l’ombra.
Ripiego la mascherina che forse mi sarà molto utile nelle accomodations giapponesi senza vere finestre e probabilmente non oscurate da tende, persiane, tapparelle o scuri all’ occidentale.
Fra un po una tazza di caffè bollente.
Invece più ci avviciniamo all’ arcipelago e più aumenta la coltre di nubi.
La copertura è ora 7/8 con altostrati e cirri, ma all’orizzonte sulla terra si potrebbero intravedere cumuli.
La discesa non è ancora iniziata a meno di 53 min dall’atterraggio.
Chi aveva parlato di 13 ore di volo?
Da Parigi sono esattamente 10h50 .
2 anni fa avevo simulato un MXP Tokyo via Hong Kong e allora eravamo d’accordo....ma su una rotta cosi a nord le distanze sono più corte.
 
Sul suolo Giapponese.     
Notizie dal Giappone ……tutto nuvolo....
Il mister manager Italiano si è fatto aiutare per compilare i documenti di sbarco.
Ancora ora che siamo a terra all’aeroporto di  Narita forse non sa che sono italiano.
Lui sbadiglia sonoramente.....come i Giapponesi?
E non saluta ……come i rittal!
Parte prima di me, ma arriva sempre dopo ai controlli di sicurezza, alla dogana e all’uscita mi saluta in italiano con un sorriso.
9h45 sono già sul Narita Express dopo aver scambiato voucher JRP ed acquistalo la SUICA Plus Nex la carta prepagata per i trasporti urbani.
Dopo le mie richieste la gentile A. Shibazu mi ha evitato la fila e mi ha accompagnato all’ ufficio vicino dove ,come un VIP,  mi hanno fatto sedere come si deve ad un cliente e non stare in fila come gli altri: mistero o devo ringraziare la Suica per una coda in meno?
Appena partiti osservo i campi dal finestrino e dove c’è un minimo di spazio tra le case si riconoscono coltivazioni di riso a non finire.
Il riso non cresce solo sugli alberi (altrimenti sarebbe un’invenzione da brevettare ) che ormai sono li a difendere scampoli di natura!
Tutto sommato esteticamente le case di campagna giapponesi non sono molto diverse dalle nostre a parte la forma di alcune tegole e certe modanature dei tetti.
Finestre, verandine in legno, tutto ordinato e pulito, più che da noi salvo orribili e antiestetiche linee elettriche aeree un po’ dappertutto.
Una certa Regia scenografica c’è in ogni caso!
Invece i colori sono meno vivaci...tendono al grigio, al marrone, al beige quasi sempre pastello.
Alcuni tetti sono degli ondulati di lamiera color blu cielo!
Giacciono spesso incastrate le une nelle altre.....come a Santorini....quasi a volersi sostenere reciprocamente in caso di terremoti.
Sono invece antiestetici i condizionatori wall mount come d’altra parte in tutta Asia e le case sono spesso di piccolo e medio volume...diciamo a base di metri 10 x 8 in 2 piani
Boschetti di conifere e latifoglie circondano il tutto...anche ponti e tralicci dipinti di verde per far piacere, suppongo, ai Verdi.
Il Narita Express pedala,  ma non molto diversamente dai nostri....solo che si respira efficienza da tutti i pori.
Sui sedili in plastica tipo Ferrovie Svizzere campeggiano due bandierine..una francese....Maison Compin ed una giapponese Ikeda.
Nantes et Vallée de la Loire jusqu’ici?
Proprio dietro di me ho un quadro sinottico elettronico con il percorso in tempo reale.
Dagli annunci vocali, litanie improbabili, credo di aver capito che la mia carrozza verrà sganciata in qualche punto e proseguirà per la mia destinazione....Shinjuku.
Arrivano i primi quartieri alveari anche più brutti delle nostre grandi periferie di Roma, Milano, Parigi , New York o vattelappesca.
Parcheggi metallici multilever a profusione.
Rallentiamo, ma non ci fermiamo in quasi nessuna stazione.
Ormai dopo 35 min il verde è finito.
Più andiamo verso il centro e più la qualità architettonica migliora a parte cavi aerei dappertutto e serbatoi d’acqua sui tetti che gareggiano in bruttezza con gli scambiatori per la climatizzazione.
Sono un pò stanco...
Non ho cambiato gli Eur né preso il cellulare a noleggio a causa del biglietto del treno prenotato seduta stante con corsa per agguantarlo.
Se dovessi fare altre prenotazioni spiegherò di non darmi un posto su di un vagone di un treno a 2 minuti esatti di corsa di lepre dalla biglietteria.
Devo ancora capire il concetto del tempo che si aggira nelle menti nipponiche, ma mi sembra che sia peggio che negli USA quando John Travolta o i Bee Gees cantano del New York concept of time…..
 
A Tokyo
Shinjuku…la più grande e trafficata stazione del Mondo?
Me la caverò?
La città incombe...grattacieli centri commerciali, ponti e subway...mi sembra l’atmosfera della mia Parigi,ma non è magica perchè qui non c'e lei.
Shinjuku come Les Halles, ma le piantine sono più difficili da capire.....anzi ce ne sono poche e non troppo capibili se non si conoscono i caratteri della loro scrittura.
Questa dovrebbe essere la più grande stazione del mondo...sentite i passi delle folle che si incrociano?
Moltiplicateli per 4 rispetto a Parigi o Londra, cambiate colore agli occhi ed alla pelle ed aggiungete un 50% di velocità…..ma soprattutto non fermatevi….non è una mera ipotesi rischiare di essere travolti dal fiume in arrivo o in partenza!
Insomma alla fine senza yen e senza taxi sono arrivato in Hotel dove la camera non è pronta e la carinissima Suzuki mi tiene i bagagli fino alle 14 e mi indica Bank of Tokyo Mitsubishi su una piantina che si rivela assai interpretabile...stile British.
Alla fine la trovo dopo un po di marce indietro.
Cambio 370 eur con 46600 jpy ca ad un rate di 127
Qui è tutto nascosto e gli sportelli o l’ingresso di una grande banca sono al meno sotto di 2 piani rispetto allo zero!.
Ho fame...sono le 13.
Passo e ritorno indietro verso un ristorante che mi inspira nel kilometrico tunnel che collega l’enorme stazione di Shinjuku.
Si rivelerà un esperienza validissima.
Antipasti misti con verdure croccanti , un piccolo fenomenale pezzo di tonno ,un gamberetto altre leccornie il cui nome non ricordo.
Poi arriva la vera portata....5 cose tra cui gamberetti piccanti, ma ottimi...pollo con verdure....noodles....riso che condisco con soja....funghi o alghe che sanno di funghi.
Il tutto rigorosamente mangiato con i bastoncini......chi mai l’aveva fatto prima?
Eppure riesco a prendere ad uno ad uno persino dei piccoli fagioli.
Non so cosa sia ordinare da bere....qui si sorseggia the a volontà e come in California ti riempiono il bicchiere non appena lo vedono vuoto.
Cerco di imitare una gentile e direi ricercata giapponese che sorseggia delicatamente la mia stessa minuscola tazza da te….con due mani a mo di tazza del latte della nonna anche se di dimensioni lillipuziane.
La imito e mi sembra di essere un po giapponese anch’ io, vero?
L’ambiente è ricercato con separè in legno, sedili in tessuto, pareti in carta di riso affrescate, aria condizionata,
Il tutto per non più di 12,00 Euro…sorprendente!
 
Le incombenze giornaliere
Adesso però c’e da tornare in hotel a prendere possesso della camera.
Trovare il Washington Hotel?
Sempre con qualche errore, ma ci riesco.
Gentile il Concierge mi da anche indirizzo in zona per noleggio cellulare e mi cambia la camera in fumatori perchè la gradirei panoramica.....
Alla fine la panoramicità è discutibile.
La finestra è talmente alta e minuscola che bisogna salire sul letto per guardare fuori.
Non ho tempo...c’è il telefono da noleggiare...mi accorgerò in serata che ho proprio in faccia alla mia camera il palazzo municipale di Tokyo progettato dall’Architetto Kenzo Tange.
La gente viene a vederlo da tutto il mondo ed io dormirò tre notti alla sua vista.
Ci si sale gratuitamente con velocissimi ascensori fino al 34mo ed io lo vedo dal mio 24mo.
Mooolto pittoresco!
Il negozio noleggio cellulari di Shinjuku non noleggia...bisogna andare altrove!
La commessa non parla inglese, ma riesco comunque a farmi dire che Metro devo prendere....Jamakote..il passante ferroviario…...si ma in quale direzione....jojoyi  
Cosa vuol dire?
....e poi Harajyuku sembra la stazione finale per la Omotesando dove troverò il noleggio.
In verità mi tocca scoprire che Harayuku è uno dei più famosi quartieri di Tokyo.
Infine indietro fino all’ enorme stazione di Shinjuku....adesso comincio a capire la pronuncia...a Milano solo casini...scingiukuu con la prima u quasi non pronunciata e le due finali strette.
Fra un po mi spuntano gli occhi a mandorla...la commessa ne aveva di meravigliosi.
Al ritorno in stazione di sabato pomeriggio c’è una folla se possibile anche maggiore....ore 16 sabato....mille indicazioni, ma mai quella che serve.....giro un pò sperduto fin quando non mi decido a chiedere....mica facile fermare il fiume di gente che vorrebbe evitarti e correre via!
....alla fine fermo un simil mongolo...che mi indica che ero proprio giusto....dà allora tutto ok fino a Jojoyi e .......Omotesando.
Haranjuku con la Ku di culo in milanese è stazione moderna all’interno e storica da fuori: sembra appena uscita dal secondo conflitto mondiale!
In strada si vede che è ora di shopping...e che shopping ragazzi!!!
Tanto per cominciare c’è un pieno di giovani di cui 3/4 ragazze...qualche famigliola…. un po di maschiacci.
Le ragazze sfoggiano tutti i visi possibili che noi possiamo immaginare per un’orientale...si vedono delle matrici mongole, euro asiatiche, filippine persino russe dell’est direi con grandi variazioni del tipo di chiusura dell’occhio e della palpebra.
Carnagioni biancastre o giallognole, ma soprattutto trucco all’ occidentale qualche volta pronunciato e stridente.
Tuttavia è soprattutto l’ abbigliamento ad attirare....in genere piacciono dei vestiti di tulle a tutù...svolazzanti e leggeri...pizzi bianchi che somigliano alle orlature delle cattedrali belghe, colori pastello con qualche nastrino tra i capelli.
Anche i cappelli hanno moltissime fogge: quante ragazze portano il cappello da noi?
Paglie, cotonina, intrecci vari, rosa pastello,neri color carbone, ornamenti vari floreali orlati con fasce alte o basse.
Mancano solo le piume di struzzo per riportare il mondo indietro al Dejener sur herbe del Bois de Boulogne a Parigi……inizi 20mo secolo.
Qualcuna però si avvicina allo stile Luigi XIV in un completino color salmone e la gonna a falde larghe a palloncino, tutta lazzi e frizzi.
Scarpe e tacchi anche color salmone ed i capelli raccolti dietro in due ciocche.
Le osservo, ma il mio obiettivo è il negozio per noleggiare il cellulare.
Raramente mi è capitato di dover far buon viso a cattivo gioco come presso i signori della filiale, para filiale o divorziata di Vodafone Japan.
Al solito mi fanno attendere gentilmente perchè cercano qualcuno che parli inglese
Siamo in Omotesando....la 5ta strada giapponese, la Montenapoleone di Tokyo.....fuori tutti i grandi couturier e gioiellieri del Mondo.
Finalmente mi fanno accomodare ad un banchetto dove mi riceve Totoo Makumota un ragazzo di 21 anni che parla un ottimo inglese.
Al di la di questo è tutto un problema.....alle domande a cui non sa rispondere, Totoo interloquisce via walkie talkie con una fantomatica entità che non si decide a venir fuori dinnanzi all’incalzare delle questioni....
Non molto diverso dalla nostra pubblica Amministrazione e forse in misura peggiore …mi sembra di sentire dietro al walkie talkie l’ansimare del samurai in battaglia che mi considera suo avversario!
I nostri burocrati si nascondono spesso dietro motivazioni tecniche o burocratiche, ma non usano commessi dei front office in walkie talkie!
Avrei voglia di buttare tutto all’aria e rinunciare dinnanzi alle vessatorie ed umilianti condizioni che questa Società IMPONE AI CLIENTI CHE MALAUGURATAMENTE VOGLIONO NOLEGGIARE UN CELLULARE.
Si tratta di un modello di cellulare antidiluviano con uno schermo leggibile se si dispone di una grossa lente d ingrandimento.....fortuna che all’IML di Linate nel passare il rinnovo visita medica mi hanno detto che si sono sbagliati.....da vicino ci vedo benissimo.
Il tutto con una cauzione su carta di credito di 40000 jpy (300 euro) ed hanno voluto sapere qual era il mio fido.....ed anche il codice speciale per sottrarmi quanto da loro ritenuto necessario in quanto parti lese per qualche mia inadempienza.
Ho detto a Totoo che ero ben consapevole trattarsi di merda, ma ero costretto a noleggiarlo.....sopratutto a causa di mia moglie.(questo tra me e me)
Ho anche aggiunto che sarebbe stata la prima e l’unica volta che noleggiavo un cellulare e tutto a causa del fatto che il sistema telefonico mobile giapponese è quasi incompatibile con quelli del mondo intero.
Anche in UMTS usano frequenze differenti ed è una rarità trovare un gestore che si allinea alla vecchia cara Europa.
Tra l’altro quando compatibile copre un fazzoletto di territorio e chiede tariffe astronomiche!
Che bel modo di comportarsi con i clienti visti come dei polli da spennare!
Cosa credono di fare questi dirigenti illuminati e codardi?
Sul piano poi delle tariffe....il noleggio giornaliero doppio rispetto a quello presente sul loro stesso sito Internet  in lingua inglese.....e questo perchè nemmeno sanno che esista un loro sito e si nascondono dietro la scusa che vendono al dettaglio e non hanno lo stesso apparecchio telefonico descritto nella HomePage.
Errore......dimostro a Totoo che si sbagliano e faccio notare nero su bianco che è proprio quello il telefono presente su internet.
Comunque si applica sempre la Prima Legge: loro hanno sempre ragione, dice il responsabile nascosto dietro il citofono......
Tatoo che è un ragazzo intelligente ...capisce...ammette l’atteggiamento vessatorio e si scusa a causa della sua Società.
Mi dice che ha imparato molto da me.....
Questo va a suo onore.
Ribatto che è bravo, ha un buon inglese ed è in gamba.
Lui mi ringrazia e mi risponde che non è tutto a posto nella sua vita.
Le cose non gli vanno bene: ha 21 anni ed è indietro con la carriera!
Mi balza di colpo in mente il problema dei giovani giapponesi che ho appreso non so quando in un servizio televisivo alla Piero Angela o Dossier.
Un sistema educativo demenziale o che non premia necessariamente i più meritevoli...eventualmente basato su di una teoria scintoista o buddista del Professore/Tutore/Guru/Padre al quale l’allievo è legato nel bene e nel male.
Fuori è pieno di ragazze in tutuu..., cappellini e pizzi.
Cosa fanno?
Che ragazzi cercano se la Società Giapponese dei consumi ne fa polpette?
Per chi si danno da fare a tingersi i capelli, truccarsi e imbellettarsi?
Tutto questo per raggiungere l’agognato scopo del matrimonio e poi mollare rientrando nei ranghi che la Società ha già pronti per loro?
Sul mio Thread Viaggio in Giappone, Livingstone ha dato dei consigli pratici alla domanda posta dall’ amico sardo in proposito.
Riporta che le ragazze hanno costumi sessuali molto aperti fino al matrimonio....poi resta solo il marito.
Ma che tipo di marito?
Quello complessato e distrutto da una Società che chiede sempre più e dimentica i valori umani originali?
I maschi che vedo potrebbero essere dei geni schiacciati dal compressore del Capitalismo oppure dei tirapiedi imbecilli come certi dirigenti giapponesi...
Cosa si vuole salvare con questo atteggiamento e costruzione della Società civile giapponese?
Le tradizioni?
L’isolazionismo?
C’è modo di conciliare il glorioso passato delle tradizioni Nipponiche con la contaminazione dei nostri tempi?
Soprattutto quella occidentale nata dai tempi dell’Ammiraglio Perry?
Comunque questa mentalità mi ricorda che non siamo troppo distanti dall’ Italia degli anni 60 anzi forse qui oltre alla facciata tecnologica abbiamo un retroscena balbuziente...
Perlomeno i nostri maschietti di oggi stanno meglio nei rapporti con l’altro sesso ....a parte quelli che hanno consegnato armi e bagagli, sentimenti e personalità alle loro donne....e credo che siano la maggior parte.
“ Fai tu che sei più brava di me “  e con questo maschi e mariti di ogni censo e casta si consegnano seduta stante a schiere di donne in carriera o semplicemente mogli e madri volitive oppure chiocce all’antica tutte tronfie di avere il controllo su di una schiera di mocciosi e del il marito, ma , come afferma la Società, realizzate!
Donne spesso camuffate da emancipate e che dietro una facciata di apparente realizzazione sono piene dei problemi di sempre ed anche più!
Donne che in ogni istante chiedono la resa incondizionata dei loro maschi e difficilmente accettano uomini che vogliono veramente esplorare gli abissi della femminilità.
Donne che “ sanno sempre cosa fare e che cosa è giusto e no, sicure di tutto attorno a se e che sembrano quasi un’onda che si trascinano noi “  , vero Vasco?
 
In Omotesando la vita continua.
Fuori il passeggio effimero prosegue.
Anch’io mi sto abituando....la guida qui è a sinistra e la gente anche sui marciapiedi, in metropolitana sulle scale mobili e nei corridoi  va a sinistra.
Insomma dove c’è da camminare a piedi si formano dei sensi di marcia.....a sinistra anche quelli.
Stendo un velo pietoso sul resto della...trattativa per il telefono cellulare.
Totoo mi accompagna fino all’uscita del negozio....come se fossi un personaggio.
Stesso fiume di gente in arrivo ...mi aggiro per vedere la Omotesando ovvero tutto il lusso, per poi rientrare in hotel.
Mi ci vuole una bella doccia, ma prima la toilette che finalmente scopro in camera da me .....naturalmente in stile giapponese.
Forse mi hanno sentito ridere ad alta voce dalle camere vicine quando ho letto le istruzioni sul modo di utilizzo di una water giapponese!
Qui ci vorrebbe una storiellina stile kabuki………
Loro ….i giapponesi sono molto espliciti.....nell’ insegnare come si pulisce il deretano......posterior in english...con delle icone semplici, ma efficaci inclusive di bidet automatico.
Innanzitutto notate, lorsignori, che se non vi sedete il sensore non si accorgerà della vostra esimia presenza e non provvederà a far scorrere l’acqua.
Poi ricordate che il bidet è una cosa ed il lavaggio posteriore è un’altra.
Tutto avviene con piccoli getti d’acqua provenienti dall’interno della tazza
Si prova una sensazione tra l’imbarazzo e la piacevolezza quando, schiacciato il relativo bottone, il getto di acqua calda provvede da solo alla bisogna.
Le mani e la carta igienica non dovrebbero più servire!
Tuttavia ora anche la mia schiena reclama.
Meglio un bagno perche lunghi corridoi chilometrici con una valigia trolley di 18 kg mi hanno già devastato la schiena.
Ma la vasca è come la camera ....piccola.
Dovrebbero segarmi in due per entrare per il lungo.
L’unica è riempirla e sedervicisi dentro.
Non potendo farla lunga comunque l’ hanno fatta alta e quindi è una grossa goduria per le mie vertebre.
Ritemprato e rivestito a nuovo, riparto.
Qui a Tokyo non vanno a letto con le galline, ma Lonely dice che arrivare in un ristorante dopo le 21 sia già troppo tardi.
In verità fuori è umido e tira un vento freddo.
A volte le raffiche, specie tra gli alti grattacieli di Shinjuku, sono piuttosto forti, quasi da Bora triestina.
Camminare in queste condizioni con la stanchezza del viaggio sulle spalle non è uno scherzo   ....da quante ore non dormo?
Ad ogni raffica di quelle veramente forti faccio marcia indietro.
La temperatura oscilla tra 10 e 15 C e non voglio prendermi un malanno prima di cominciare il mio viaggio per il Giappone.
Di ristoranti neanche l’ombra nel giro di 10 minuti a piedi.
Dovrò fare 3 marce indietro e riprovare, ma alla fine prevale la rinuncia.
Il mio Hotel ha due ristoranti che non mi ispirano....stasera saltiamo.
In camera mi aspetta il contratto del telefono cellulare....e se l’umore era già giù per conto suo, dopo la lettura siamo ai minimi storici.
Il Giappone è veramente il Paese che speravo?
 
1.Non aspettatevi che chiudendo il flip del telefono la linea venga chiusa...la Compagnia non chiude la linea se non lo fate voi.....anche se l’altro ha abbassato il telefono?
2.Se mettete l’oggetto nelle mail diventano automaticamente MMS quindi costano 20 volte di piu....ecco perche la mail che ho appena inviato al Cremonese per fargli conoscere il mio numero di telefono non mi permetteva di fare il downgrading....
3.A destino le mail si trasformano in SMS quindi costano di più......quando funzionano…… perche un SMS inviato alla ragazza di mio figlio mi da failure....
4.Dall’ Italia non riescono a chiamarmi in nessun modo, prefissi o non prefissi.
5.Mille altre condizioni vessatorie nella pagina posteriore del Contratto.........quella usualmente destinata ai caratteri piccoli, piccoli.
Morale un contratto capestro, per lo meno per la mentalità di noi europei.
 
Questi Giap hanno saputo copiare bene dagli Yankies ed anche meglio hanno applicato gli stessi obblighi dettati nei tempi andati dai governatori militari pro tempore, gli Shogun.
Se il morale era già giù, ora è proprio a terra!
Come ho fatto a farmi fregare in questo modo?
Ma tra le tante clausole in gergo legal-newyorkese trovo che anche il contratto si conclude quando il dispositivo viene restituito integro e completo (con un fisso minimo di 3 giorni di noleggio).
Se solo perdessi il caricabatteria del valore di 3 euro, mi applicherebbero sempre la deduzione massima della cauzione ovvero 300 eur!
Forse c’è una via d’uscita...speriamo di riuscire ad applicarla dopo che saranno arrivati i miei due amici italiani.
Bisognerà comunque recarsi a Omotesando perche sembra la sola filiale di Tokyo a noleggiare.
Quando potrò farlo visti i miei pressanti impegni?
Finisce con un difficile sonno la mia prima giornata a Tokyo il 16 maggio 2009
 
 
 
17 Maggio 2009
Stanza piccola, finestra piccola altro che la pubblicità dei pennelli!
Salgo sul letto per poter guardare in esterno.
Davanti a me al 24 piano si erge imponente la sagoma diurna dei due grattacieli della Municipalità di Tokyo.
In basso un’orlatura di giardini ed i colori delle azalee come se fossero erba spontanea a ornare tutte le aree verdi..
Il tempo è peggiore di ieri..se possibile.
Grosse nuvole basse, temporalesche lambiscono quasi le cime dei grattacieli che se non sono alti come quelli di Manhattan poco ci manca.
Oggi domenica c’è l’ultima giornata della festa Sanja Mansuri nel quartiere di Asakusa...quella delle processioni....
Però una colazione dovrei farla!
Salgo di un piano e trovo un eccellente caffetteria.....altro che!
Qui siamo nel lusso con pareti di cristallo dietro le quali fanno mostra di se centinaia di bottiglie di vino e rastrelliere a tutta altezza di bicchieri a calice.
L’ingresso è a prezzo fisso 1500 JPY (il pasto a 12 eur di ieri) e dentro trovo ogni ben di Dio sia per occidentali che per asiatici…..quindi assolutamente conveniente.
Per trovare questo assortimento bisogna cercare tutto queste leccornie presso grosse catene alberghiere come le classiche Sheraton ,Hilton, Hyatt etc.
Nell’ascensore avevo incrociato una giapponesina con due ragazzine.
L’unico posto a sedere libero sembra che sia quello dove son sedute loro.
Mi siedo li e la signora si schernisce, quasi timida.
Cerco di intavolare un minimo di dialogo con lo scopo soprattutto di fotografare le due adolescenti che mi sembrano particolari coi capelli nero pece.
Lei ce la mette tutta per parlare in inglese e scambia spesso frasi con le sue piccole.
La più grandicella non sembra accettare il dialogo.
Quindi  prevalentemente mi lascio interrogare e solo dopo anch’io faccio qualche domanda.
Sono venute a Tokyo per assistere ad un torneo di baseball.....sport nazionale...e si meravigliano quando sanno che andrò alla Festa Religiosa del Sanja Mansuri.
Loro sono di Yokohama città tra Kyoto e Hiroshima.
Si stupiscono anche quando le mie dita disegnano idealmente sul tavolo la figura del Giappone ed individuo bene la posizione della loro città che non rientra tra l’altro nei miei obiettivi.
Qualche parola sull’Italia e scopro che l’anno scorso col marito sono stati in California come noi.
Finita la colazione le prego di attendere.
Tornerò dalla mia vicinissima camera al 24mo con un pieghevole sul Lago di Como che mi sono procurato qualche giorno fa quando sono andato al CAF per il 730 di mia madre.
La nostra madre di famiglia osserva con stupore le belle foto su carta patinata che le fanno capire più o meno dove mi trovo.
Poi mi chiede di scrivere il mio indirizzo.
Infine foto di rito: le mie sulla mia camera  portatile,  lei sul cellulare della figlia.
Sayonara madamina:  Asakusa mi attende!
 
Qui ci vorrebbe un dittafono...maledizione al mio palmare che non ha ancora questa funzione...anche se la bella tastiera qwerty mi permette di scrivere velocemente......un vecchio giapponese vicino di tavolo si è complimentato con me!
Ma ne passo di tempo a scrivere!
Ciò che mi sprona comunque è questo mio modo di scaricare le tensioni: la scrittura aiuta!
Quando arriveranno il cremonese ed il sardo non potrò più dilungarmi con queste mie note.
Comunque non so proprio come andrà con due amici da Internet......presentimenti?
Il cremonese l’ho chiamato da Milano casa di mia madre come ultimo contatto prima di partire ed ho trovato un qualcuno....fratello...che non mi è piaciuto per niente....invidia...disagio??
Lui era sotto la doccia…… poi mi ha richiamato ed alcune cose non vanno…..
Scatta la maledetta competizione che hanno i gruppi di italiani quando vanno all’estero dove anche se hai vissuto per 30 anni nel posto che stai visitando loro al primo giorno ne sanno più di te....
Non ho nessuna intenzione di fare da guida anche se per età ed esperienza di viaggio potrei.
Visto che il cremonese si è ben interessato ai treni fin dall’Italia l’ho nominato capotreno.
Ci guiderà lui quando saremo assieme...anche perchè sceglierà le linee meno costose (per lui)  e non necessariamente quelle per le quali ho il mio abbonamento all inclusive.
Comunque proverò a parlargli stamane...dovrebbe essere sulla strada per Malpensa.
Speriamo che tenga acceso il cellulare...anche solo per tenersi in contatto col sardo che arriverà (?) dalla Sardegna a Milano (ma non ne so niente...magari è un Olbia o Cagliari CDG ! )
Già ho i miei problemi qui per orientarmi.
Comunque chiedo info in Hotel e finalmente ottengo una piantina della  metropolitana accettabilmente grande e leggibile più i consigli sulle linee da prendere.
Con la Suica card va tutto a meraviglia...quando ho chiesto a Narita se era una RFID Radio Frequency Identification mi han detto di si.
Non so se aveva capito la gentile giapponesina...comunque è quella..occorre passarla in prossimità del lettore e bip...altro che quelle porcherie con banda magnetica a New York o Milano.
Non parliamo di quelle di NY che andavano 1 volta su 4...
Detto fatto sono ad Asakusa...e senza aver fatto programmi di sveglia oraria sono solo 10 min in ritardo per le visite guidate della domenica...feste a parte.
 
Asaksa è aksè (Asakusa è così….ndr omaggio ai Modenesi)
Ma oggi è Festa del quartiere di Asakusa (pronuncia Asaksa) ………..e che Festa....la maggiore dopo quella di fine dell’anno.
Quattro passi e già si sentono gli urli e le cantilene dei cortei.
Il primo lo incoccio dopo 15 minuti , ma sarà un continuo tutto il giorno anche a km dal Tempio di Senso Ji ove si svolgono le celebrazioni per la festa degli spiriti buoni.
Come diceva maredistelle qui la religiosità si sposa anche con la fruizione dell’allegria.
Non c’è bisogno della contrizione delle religiosità monoteistiche per esprimere il proprio credo.
Il primo corteo in cui mi imbatto ne è la dimostrazione.
L’altarino procede sollevato da due file di portatori che indossano uno yukata dei colori della confraternita.
Tutto attorno il corteo è formato da altri portatori che si danno il cambio nel trasportare il tempietto...questa è forse una migliore definizione di altarino.
il tutto è preceduto da un uomo in costume diverso e più lungo...diciamo kimono da uomo che porta un insegna costituita da un palo al quale sono attaccati dei foglietti...diciamo le proprietà dello spirito che abita nel tempietto.
Fin qui però non si rende l’atmosfera.
Vero è che in alcuni casi vengono formati dei cordoni che precedono l’incedere del corteo, ma non c’è la triste compostezza delle nostre processioni.
La gente gioisce ed ai lati della strada partecipa sorridendo o cantando intonandosi con i portatori i quali procedono con un andamento alterno un po a destra un po a sinistra.
Ma soprattutto dalle assi portanti scuotono tutta la struttura con movimento verticale.
Lo scopo è quello di svegliare lo spirito che dorme e....richiamarlo ai suoi doveri....protezione...auspici....fortuna...ricchezza...salute...amore...c’è n’è per tutti i gusti.
Non si vedono facce tristi semmai assorte.
Tutti sono presi dal sostegno del tempietto e devono probabilmente gridare “ A San Gennà...iesc a fora “ (napoletano)....esci fuori e svegliati....ridendo e scherzando con i compagni che seguono per dare il cambio.
Molti cadenzano il passo a mo di guardia inglese o turca o indiana...qui la fantasia non manca e soprattutto ci sono anche donne...alcune molto giovani che vivacizzano l’assieme pur portando il peso del tempietto ambulante.
Qualcuno ogni tanto fa una smorfia a significare non ce la faccio più per il peso sulla spalla e subito c’è un compagno pronto a sostituirlo.
D’accordo noi pensiamo solo a un Dio o giù di li e declassiamo queste faccende come folcroristiche.
Ma chi l’ha detto che una religione debba essere per forza seria e compassata, privativa e costrittiva?
Se non fosse per zaino in spalla, macchina fotografica tra le mani e la schiena spezzata avrei potuto far parte anch’ io del gruppo.
Intanto nessuno mi biasimava se mischiato a loro scattassi foto a ripetizione.
A volte il corteo era preceduto da un carretto sul quale dei suonatori intonavano una loro musica.
In prima fila quelli dei tamburi quasi esclusivamente donne con aria seria e quasi assente si davano da fare con le loro bacchette.
Forse questo impegno era legato al suonatore di flauto e a quello di piccolo gong che strutturavano la melodia...oppure no...non lo so.
Fatto sta che col progredire della mattina il loro numero aumentava.
Le strade venivano mano a mano chiuse dai vigili ed ognun corteo seguiva un suo percorso tutto speciale che si incrociava a volte con quello degli altri, guidato da un coordinatore vestito in maniera diversa che camminando all’ indietro dava un senso ed una direzione...se cosi si può dire.....
Certo è che se i tempietti fossero stati di poliuretano espanso sarebbero saltati un metro più su!
A costituire i cortei non c erano solo uomini e donne ma anche spiritelli bambini trainati da bambini e bambine.....
Suoni di tamburi risuonavano per tutto il quartierino di case basse e antiche forse tra le ultime rimaste in piedi a Tokio.
Tutto questo fino al tempio Senso ji dove un bel momento tutti i tempietti sarebbero arrivati.
Primo esempio di Tempio a pagoda multipiano da me mai visto in Giappone, la parte centrale è però quella più ambita sempre dopo aver superato lungo la strada bancarelle di tutti i tipi .
Si vende dall’oggettistica all’alimentare sempre presenti in tutto il mondo vicino a luoghi di richiamo.
Nell’edificio centrale la parte più ambita dalle folle..un altare preceduto da un antico Torji e relativa fune da tirare dopo aver gettato manciate di monetine in una enorme griglia di 6 m x 4 e battuto le mani per richiamare lo spirito del karma.
Accanto alcuni devoti intenti a coltivare una specie di oroscopo.
Si agita una scatola esagonale contenente bastoncini cinesi.
La si rivolta ed in funzione del numero che formano i bastoncini caduti si apre il cassettino corrispondente e si preleva un foglietto con un pronostico che tutti sono intenti a leggere e interpretare.
Accanto al tempio la vita esterna freme ai regimi normali.
Una gentile giapponesina mi chiede di essere fotografata.
Le propongo uno scambio e visto che parla un buon inglese ne approfitto per chiederle dove posso comprare un bel cappello da uomo (Ueno) e se sa come fare ad andare al Kabuki Za che si trova a distanza di due quartieri ovvero 2 città europee viste le dimensioni di Tokyo.
La ragazza che è di buona cultura,ben vestita ed e appena rientrata dalla California chiarisce che il Teatro Kabuki è molto caro.
Quando le dico che sono previsti spettacoli a basso prezzo per stranieri con traduzione automatica in inglese conviene e conferma.
Tuttavia non è sicura e si offre di chiedere nei paraggi.......ad una venditrice delle bancarelle di tessuti....
Risultato:la cosa migliore è andare sul posto.
Nel frattempo è largamente passata l’ora del pranzo e sto aspettando di chiamare il cremonese per capire se ha ricevuto le mie coordinate in Giappone e quindi contattarmi.
In Italia sono le 7 di domenica.. l’amico dovrebbe essere per strada per Malpensa e forse ha portato il cellulare per restare in contatto con l’amico sardo.
NIENTE il telefono non è disponibile....vuoi vedere che non lo ha portato?
Finora ho fatto il max per cercare di incontrarli....gli ho mandato tramite il maledetto telefono cellulare giapponese una mail......speriamo.
Adesso ho atteso troppo...sono le 14h30 mi chiudono i ristoranti.
Farò purtroppo un esperienza negativa con spaghetti di soia da frigorifero e non riscaldabili.....queste sono le nostre condizioni, caro signore.
Con l’amaro in bocca vago per circa un ora alla ricerca di una qualche stazione della metropolitana.
Capire dov’è una stazione metro a Tokyo anche questo è un problema perché non ci sono i cartelli M ben evidenti da lontano e spesso nemmeno il nome della stazione in vista, se non al suo interno.
Inglese nemmeno a parlarne......ed anche la parola metro , pronunciata dalla mia bocca con o senza accento, i passanti sembrano non capirla......
Infine ecco la linea Ginza....ma per caso non è quella del Kabuki?
Certo che lo è ed è come una folgorazione...era proprio destino che ci andassi...i miei programmi non me lo avrebbero permesso in altri momenti.
Penso sempre che le nostre azioni sono forse già decise dall’alto.
Fatto sta che mi fiondo sul Kabuki Za.
Spettacoli a ripetizione dalla mattina ore 11...il prossimo alle 18h20 1000 jpy...presentarsi un pò in anticipo...posti limitati….mi dice un addetto fermo davanti all’ingresso.
Felice come una Pasqua.
Ginza è un altro di quei quartieri spettacolo per là modernità ed un certo lusso.
Visito un santuario zen dall’esterno e poi fino in fondo al ponte sul fiume.
Lo spettacolo è garantito anche con un tempo gelido, le solite nuvole basse diciamo 500 piedi....e se possibile un vento a raffica notevole.
Atterrare a Narita dev’ essere un bell’affare anche per i grossi liners provenienti da tutto il mondo!
Sotto il ponte metallico a 2 campate un fiume grigio e limaccioso ed un cielo sempre più plumbeo, ma come una visione passa veloce un battello da crociera fluviale panoramico.
Il colore metallico alieno e le forme sono però quelle di un astronave Klingon, sinuose ed arrotondate come un profilo alare simmetrico in perfetta sintonia con la siluette o sky-line dei modernissimi grattacieli che svettano qua e la sulle due sponde: quasi surreale, quasi un trasporto del mondo futuro, ma oggi qui presente!
 
Il Teatro Kabuki Za sembra datare fine ottocento o primi novecento.
Le tribune sono differenziate in quattro aree con un profilo molto pendente dal basso all’alto.
I posti ....per gli stranieri sono le ultime due file in alto...e non hanno accesso ai settori più bassi.
Un loggione.
Questo giustifica il prezzo che altrimenti sarebbe orribilmente elevato durante un viaggio turistico.
Tuttavia la scelta raggiunge un buon compromesso.
Per un gajin ovvero straniero persino  la traduzione in inglese in cuffia è più che sufficiente.
Mi rendo istintivamente conto della differenza culturale che esiste tra i nostri due mondi.
Per poter capire la cultura giapponese occorre assorbirla con un lavoro mentale che comprende sensibilità e umiltà che forse noi occidentali abbiamo messo da parte tempo fa.
Le storie raccontate sono abbastanza fantastiche.
Colpisce l’ambientazione, la delicatezza dei colori, i movimenti dei personaggi che sembrano provenire da un mondo fantastico dalle antiche radici agresti.
Storie di spiriti e sentimenti oppure favole di relazioni umane in stile La Fontaine orientale.
Le rappresentazioni sono varie nell’arco della giornata e coinvolgono molti attori, ballerini e musicisti.
Lo spettacolo che si svolge all’ora del mio ingresso è in due Atti.
 
ATTO 1mo
Kotobuki Shojo
Kotobuki è uno spirito mistico di protezione dell’amore che vive nel mare e viene liberato da un venditore di sakè. Tra i due nasce una storia d’amore che porterà lo spirito ad incarnarsi o trasformarsi nella sposa del venditore dopo una lunga serie di schermaglie.
Da sfondo fanno il mare e le forze della natura su di una spiaggia al tramonto mentre un gruppo di suonatori ritma le azioni dei due personaggi.
Kotobuki vive un mondo irreale popolato dai sentimenti, mentre il venditore di Sakè sembra voler a tutti i costi impersonare l’uomo duro creando non pochi problemi alla ninfa.
Tuttavia alla fine c’è modo di smorzare gli spigoli spesso creati ad arte dalla Società piuttosto che dalla personalità dei singoli e  l’amore trionferà.
Un senso di armonia e di completezza si insinua facilmente in me assieme alla constatazione che volendo non siamo poi così lontani da questi mondi ancestrali se anche solo ci colpiscono un po’.
 
 
ATTO 2do
Kanda Bayashi
Questo atto vuole riprodurre la vita ed i costumi del periodo EDO. Un mercante locale di nome Tomekichi viene sospettato ingiustamente di aver sottratto del denaro relativo all’affitto di un’anno di una confraternita religiosa. Egli accetta ugualmente di pagare il non dovuto e lavora duramente per rispettare il suo impegno.
A settembre dell’anno successivo il denaro viene ritrovato ed i contendenti si riconciliano.
Tokemichi non reclama giustizia ed anzi ringrazia gli autori del misfatto perché in questo modo gli hanno permesso di divenire più ricco col suo lavoro.
 
Non posso far a meno di notare spunti alla La Fontaine mentre le delicatissime scene di interni giapponesi e dell’andirivinieni di personaggi a volte seri ed a volte bulrleschi richiamano alla mia mente la Commedia alla De Filippo per la teatralità del racconto.
Uno spaccato di Giappone passato perché non contaminato dalla fretta del vivere moderno.
 
Il teatro Kabuki necessiterebbe una profonda preparazione culturale orientale per essere veramente compreso da uno come noi.
Niente del tipo della ragazza texana che ho davanti e che, nonostante la traduzione in cuffia, è estremamente insofferente.
La sua massa di capelli biondi si sposta spesso di sedile, piedi in su, piedi in giù, destra e sinistra obbligandomi ad una continua ginnastica per vedere gli attori.
Si direbbe che sia interessata a tutto tranne che allo spettacolo.
Cosa ci capirà questa formosa bellezza Yankee che non smette di chiedere al fidanzato…ma allora quando andiamo?
Si, qui la globalizzazione potrebbe veramente fare danni enormi!
 
Nel rientro una breve tappa al ristorante preferito di Shinjuku, quello dei 12 euro e poi a nanna dopo aver fatto un profondo bagno Onsen in metà vasca
Purtroppo sia il fuso che la cura di cortisonici turbano molto il mio sonno oltre ai soliti pensieri che sembrano ricevere un qualche influsso da qualche Karma giapponese.
Anche questo è per me il Giappone: un viaggio antropologico.
 
 
 
 
18 maggio 2009
Oggi grande giornata e si spicca il volo.
Primo Shinkansen (finalmente ho avuto il tempo.....di studiare l’orario ieri sera....) prenotato al volo intorno alle 8h00 a Shinjuku destinazione Sendai e la bella costa di Matsushima.
Posso veramente testimoniare quanto affermato da Livingstone ovvero la velocità d’azione degli addetti alle biglietterie Japan Rail.
Non sono in grado di capire ciò che venga fatto su questi schermi LCD touch screen, ma certamente occorre studiare quasi al Conservatorio per toccare con leggiadria e rapidità fulminea i tasti giusti nelle decine di complicate operazioni necessarie per l’emissione di un biglietto o prenotazione.
Da Guinness dei primati!
 
Poi bisogna sperimentare i bentò  ovvero i cestini dei viaggiatori venduti in chioschetti puliti e discreti sulle banchine dei treni.
Sono confezionati in eleganti e colorate scatole e contengono la colazione base giapponese ...alla quale non manca mai pesce crudo o cotto e riso.
Con una certa sorpresa il the caldo è venduto in bottigliette di plastica PTFE conservate in scaldavivande simili a quelle dei surgelati dei nostri supermercati.
Lo Shinkansen ha belle vetture dall’ arredamento anni 80 - 90 con poggiapiedi, tavolinetto stile aereo.
Anche se è lunedi mattina nell’ora di punta il treno ha molti posti liberi.
E’ un piacere fare colazione a bordo scoprendo le prelibatezze giapponesi mentre fuori la giornata sembra mettersi al bello.
Dopo la densa periferia di Tokyo lentamente la natura riprende il sopravvento.
Il treno scorre tra una piccola catena montuosa e verdeggiante ad ovest e la costa la cui vista si è persa rapidamente.
Abbastanza sparsi villaggi e villaggetti con coltivazioni di riso ed una natura di tipo nordico con latifoglie e conifere.
Tutto sommato la tipologia delle case non è molto diversa dalle nostre almeno nel rilievo architettonico.
Sendai, meta penultima ove occorre cambiare per un locale, dista 350 km coperti in 1h40 e conta più di un milione di abitanti.
Ha un volto più umano di Tokyo con edifici moderni e multicolori ed un via vai notevole di gente.
L’ufficio del turismo efficientissimo e cordiale mi spiega il programma possibile in giornata di cui concordo l ‘ esecuzione.
1) Spostamento a Matshushima con un Futsu, treno locale 30’ di attesa più 30’ di percorrenza.
2) Gita in traghetto 1280 jpy ( 10 euro) 50 min dopo che l’addetta Ufficio Turismo abbia telefonato all’Agenzia Marittima che chiarisce che a causa del vento la crociera allargata di 1h30 non sarà possibile.
3) Programmando bene il treno di ritorno si riesce anche a fare un giro turistico di Sendai con bus durata 1 ora escludendo tappe come visita al castello e giardini.
Fuori un vento sostenuto sta liberando quello che resta della fredda perturbazione del giorno prima ed un cielo blu cobalto è un ottima premessa.
Nell’attesa del Futsu mi mischio alla folla nel visitare le gallerie commerciali vicine alla stazione.
Facce di tutte le etnologie dalla cinese alla coreana, ma mi sembra prevalere almeno al 60 per cento un carattere esquimese o russoide, quasi da documentario del National Geographics.
Una festa di colori con l ‘attenzione attirata dall’abbigliamento e dalle fattezze di bellezze orientali notevoli.
La fantasia dell’ abbigliamento femminile è speciale e sembra il risveglio primaverile della natura....volant e pizzi ovunque anche a formare giarrettiere esterne sulle cosce.
Spesso la gamba è nuda ed altrettanto spesso si vestono gambaletti e calze stile peppermint.
Abbondano anche cappelli e cappellini anche se mancano completamente gli ombelichi.
Ma chi l’ha detto che i giapponesi sono bassi e piccoli?
Ogni tanto si incrociano certe sventole!
Il locale arriva velocemente a Matshusima dove da un banchetto all’arrivo acquisto il biglietto marittimo.
Scoprirò poi che hanno giocato all’equivoco con una foto e non si tratta del  battello panoramico da turisti, ma di un peschereccio adattato condotto da un vecchio e grinzoso marinaio giapponese.
Nel traghetto quasi vuoto 2 coppiette circondate da gabbiani alla ricerca del cibo dei turisti con lei che si profonde in gridolini di gioia quando il becco del gabbiano le strappa dalle dita pezzi di galletta.
Finalmente odore di mare .....col naso che mi ritrovo ora e nostalgia di barca a vela e di Bretagna.....assieme a tutto il resto.
L’arcipelago è costellato da isole, isolette e scogli a dismisura che il traghetto valica con frequenti cambi di rotta.
Anche se in mezzo all’acqua e per gli scogli più piccoli la vegetazione ha preso comunque possesso di ogni spazio vitale possibile all’ asciutto.
Un panorama fiabesco col mare leggermente mosso, le cavità ed erosioni del moto ondoso sulle rocce calcaree o sedimentose a volte rassomiglianti alle formazioni rocciose dei Canyons americani.
La cittadina di Matshushima nel cui porto attracchiamo illuminati da un sole abbagliante è graziosa, organizzata e pulita.
Alla ricerca di un ristorante prima di rientrare noto alcuni tipici e attraenti ponticelli rossi.
Ristoranti ce ne sono pochi e non mi convincono più di tanto.
C’è solo una pasticceria affollatissima con una vetrina fantastica nella quale noto una festa di colori e confezioni di una delicatezza e stile impareggiabili che ricordano le miniature fiamminghe o la scuola ceramista Napoletana di Capodimonte.
Per almeno tre volte riparto e poi ritorno tentato dall’ acquisto anche solo per motivi estetici, ma desisto causa trasporto e aumento di pesi in una  valigia già  stracolma.
Maledizione...ma perche sono partito cosi carico?
Data l’ora decido di saltare il pranzo e occupare meglio il mio tempo visitando quello che c’è dopo i due ponti rossi ovvero un tempietto Zen (HITACHI) sul mare ed un isola naturalistica a pagamento (250 jpy...niente).
L’ isola si rivela un trionfo della natura con 250 diverse varietà botaniche di specie decidue ed una fioritura qua e la rigogliosa di azalee, rododendri, glicine, peonie, orchidee e bulbose varie oltre a latifoglie, bambù e conifere assortite di una delicatezza unica..
Le origini delle piante che siamo abituati a vedere in Europa devono venire da qui ed in più abbiamo perso qualcosa cammin facendo, come per esempio la lucentezza e vitalità del fogliame e soprattutto l’armonia delle proporzioni tra fusto, foglie, fiori.
Una famigliola fa colazione sotto un pergolato di glicine davanti ad una spiaggia che mi ricorda i film americani sulla guerra del Pacifico.
Lo spettacolo di quest’isola è dolcissimo e mi chiedo se poi sia proprio vero che c’è incomunicabilità tra il nostro materialista mondo occidentale e la sensibilità con cui gli orientali, questi orientali conservano e rispettano la natura.
I Giapponesi non si confondono assolutamente con tutti gli altri orientali e soprattutto con i Cinesi che considerano rozzi e acolturati.
C’è una naturale idiosincrasia tra questi due popoli, un’avversione che si manifesta ancora oggi messa anche in evidenza dalle più vicine propaggini Cinesi, ovvero quelle Coreane.
Eppure l’influenza cinese in Giappone non manca se non fosse perlomeno per i loro strabenedetti caratteri Khangi , elementi letterali distintivi delle loro articolate culture alle quali non vogliono rinunciare creando comunque una babele nell’uso corrente della lingua.
La guida Lonely considera la scrittura giapponese una delle più complesse del mondo con tre diverse forme di caratteri.
La più difficile sia per gli stranieri che per gli stessi nipponici è quella che utilizza i caratteri Kanji, ovvero i simboli ideografici derivati dal cinese che sono 2000 ma in aggiunta variano nella pronuncia a seconda del contesto nel quale vengono usati.
Data la differenza tra le due grammatiche, quella giapponese ha dovuto poi essere integrata con un sillabario detto hiragana.
Per usi comuni e di diffusione tuttavia si è cercato di “ semplificare “ introducendo un ulteriore sillabario atto ad interpretare meglio parole prese a prestito dall’influenza esterna all’Arcipelago creando così il Katakana.
Fatto sta che questi coesistono assieme ai caratteri Romanji o Latini utilizzati per le rare indicazioni in Inglese alcune delle quali diventano titolo per i testi, le spiegazioni, i pannelli d’indicazione etc.
Poi c’è il senso di lettura: da sinistra a destra, dall’alto in basso, ma per colonne ed infine dalla prima pagina di un libro (per noi l’ultima) all’inizio (per noi la prima pagina).
Conclusione: addirittura si creano delle caste di coloro capaci di leggere un testo piuttosto che un altro e si genera quindi disparità persino nell’istruzione, ma sembra che non vogliano arrivare almeno ad un’unificazione perché sacrificare uno di questi sillabari comporterebbe la perdita di molti significati e caratteristiche peculiari del linguaggio.
E con noi Occidentali?
Se non abbiamo frequentato l’Università di Scienze Orientali o degli specifici Corsi, non ci resta che procedere a tentoni sperando al meglio.
Però in fondo il trait d’union iniziale tra le nostre due culture potrebbe essere proprio il rinnovato amore per la natura che qui trionfa splendidamente!
Momento magico interrotto solo dalla chiamata del cremonese col quale ci accordiamo per vederci, calcoli fatti , alla stazione Metro di Asakusa.
Il pomeriggio potrebbe andare al max se non per il fatto che perdo il treno per un solo minuto.
Ho pagato cara la diversione all’isoletta naturalistica che non era prevista in programma.
Piani da rifare con perdita certa della visita organizzata di Sendai.
Mi godo il sole di Matsushima per la mezzora che resta prima del treno successivo dato che la stazione è a 150 metri dal mare.
A Sendai esploro più a fondo le gallerie commerciali nel tempo che resta e soprattutto osservo il solito passeggio di struscio di ragazzi e ragazze che ha il suo andamento incessante.
Questa sensazione di contentezza  cancella la piccola depressione del giorno prima e mi fa fare il primo sbaglio di treni.
Per fotografare lo Shinkansen presto poca attenzione alla sua sigla ed il risultato è che ....no questo è il mio posto......no lei si sbaglia questo è il mio!
Sono salito nella carrozza giusta al posto giusto, ma sul treno sbagliato.....d’altra parte chi poteva pensare che sulla stessa pensilina nel giro di 3 minuti piazzassero 2 TGV?
Dopo verifica dell’ orario congiunta col gentile passeggero giapponese al cui posto non aspiravo, si appura che sempre di Shinkansen si tratta, ma è un po più lento perche fa 2 fermate in più e arriva 10 min più tardi....su 340 km.
A calcoli fatti potrei ancora farcela a rientrare nell’orario dell’appuntamento dato ai due italiani in arrivo.....altrimenti salta il fin qui labile contatto con i due compagni di viaggio via amicizia internet.
Basta modificare la parte finale della tratta, sfruttare il passante ferroviario invece della metro ed il gioco è fatto.
Il resto del tempo passa in una piacevole conversazione col passeggero  il quale inizialmente non parla quasi inglese, ma poi la curiosità e i miei frequenti stimoli lo portano a fare un salto quantico nella comunicazione con me.
Si parla del Giappone, dell ‘Italia (c’è stato 15 anni fa in giro turistico) ,del lavoro, del sistema pensionistico giapponese comparato con quello europeo, delle sue e mie vacanze, delle rispettive mogli, del fatto che non ha avuto figli perchè sposato in tarda età e lei non ne voleva più sapere.
Siamo quasi coetanei, ma lui deve lavorare ancora per 7 anni mentre sono in pensione da 2...anche se forzatamente.
Sulle vacanze resta sorpreso della quantità di ferie che abbiamo in Europa...lui come dipendente ha max 15 giorni ed il suo datore di lavoro stenta a darglieli tutti assieme.
L’anno scorso ad agosto è stato 10 giorni nel nord dell’ Honshu, regione verde e fresca quando nelle vicinanze di Tokyo fa il solito caldo torrido ed umido.
Alla stazione di Ueno mia corrispondenza si fa in quattro per diminuire al max il mio tempo di interscambio.
Abbiamo reciprocamente appreso molto l’uno dell’altro e mi sembra riconoscente.
Qui si dimostra l’annunciata proverbiale disponibilità giapponese.
Il tipo da quanto ho capito fa la classica vita da routine giornaliera, non gli piace avventurarsi troppo ed il mio diversivo è forse stato interessante per capire il nostro modo di concepire la vita sul quale abbiamo anche parlato.
Dopo avermi aiutato due volte ai tornelli perche la mia Suica Pass ha finito il credito residuo e non voglio perdere minuti preziosi per la ricarica, d’accordo con i controllori mi fa passare gratuitamente per due barriere residue e si profonde in inchini nel saluto.
Ho qui un ulteriore testimonianza della vitalità della Società giapponese.
Fatto sta che ho recuperato grandemente il mio ritardo stimato e sono a destino a più 6 minuti rispetto all’orario convenuto.
Ma dei due italiani nessuna traccia...vago per tutti i punti possibili della stazione di Asakusa, ma non c’è nessuna evidenza tra le migliaia di musi gialli che vedo passare avanti e indietro.
Col personale di stazione poco interscambio.....il loro inglese è quasi inesistente.
D’altra parte non conosco nemmeno i visi dei miei amici.....nel sito eViaggatori.it io ho compilato integralmente il mio profilo compresa una delle rare foto personali che ho, ma loro ,a parte i dati obbligatori del sito, si sono ben guardati da metterci le loro facce.
Non ho molto altro a parte età e provenienza.....i loro volti sono un icona standard prevista per coloro che non inseriscono la foto ovvero il 95 per cento degli internauti italiani.....
Questa è la conseguenza dell’atteggiamento che questi mezzi ci permettono...da una parte aver trovato nel mare magnum della popolazione dei compagni di viaggio possibili e disponibili a condividere le tue sorti anche se momentaneamente e dall’ altro l’incognita di non sapere chi avremo davanti a noi.
Io ho fatto il max per dare i miei dati sul sito, ho fatto professione di fiducia e di ottimismo, ma altri potrebbero avere interessi ben meno nobili.....
Qui vengono fuori le parole di maredistelle che parlano del gioco al lotto di eventuali 4 sconosciuti che si incontrano per la prima volta a 13000 km da casa ed il mio odiato giudizio lapidario sugli atteggiamenti delle genti italiche o no.
In balia di me stesso per niente spaventato dalla prospettiva di un viaggio da solo, ma irritato per il contrattempo sto quasi per rinunciare e tornare al mio albergo quando il tempo limite di mezz ‘ora è trascorso secondo l’opinione di un inglese che anche lui attende.
Invece in extremis mi sento chiamare col mio nome.
Apprendo che anche loro avevano perso le speranze di incontrarmi nella stazione di Tawiciramai......
Ma non era alla stazione di Asakusa che avremmo dovuto incontrarci?
Certo che no…ero io ad aver sbagliato!
Considerando l’orario (20h00 ca) e l’abitudine di cenare presto valida con poche eccezioni anche a Tokyo ci dirigiamo subito nel posto da loro consigliato.
Svegli questi 2...appena arrivati e nel giro di qualche ora si orientano già bene!
Devo scoprire che il decantato luogo di ristoro dove il cibo è ottimo e abbondante a poco più di 4 euro per un primo ed un secondo....è costituito da un chioschetto all’ aperto....i tavoli sono assi di legno su cassette di plastica di bottiglie d’acqua minerale.
In un posto cosi non ci mangio anche solo per motivi igienici!
I due sembrano contrariati mentre cerchiamo nuove possibilità (Mango/Branduardi) ed io penso con nostalgia e consapevole condivisione alla proposta di maredistelle di incontrarci almeno una volta in Italia prima dell’avventura......per capire cosa cerchiamo……e chi siamo.
Ma la mia decisione di andare in Giappone era già presa e la voglia restava tanta al punto da trascurare anche l’ evidenza.
Questi sono i guasti dell’amore e della passione!
Potrò un giorno rinunciare magari con l’aiuto del Buddismo a questi stimoli oggi per me vitali?
Come fanno gli orientali a restare freddi ,ma passionali?
Mistero orientale!
Come si fa a colorare la vita senza il filtro dell’ entusiasmo e quindi delle passioni?
Il mondo fuori …le costruzioni, le insegne, l’ambiente variopinto e colorato che osservo rispecchiano veramente la personalità orientale?
Oppure si tratta di un argomento di facciata!
La ricerca del locale prende qualche tempo e pressati dal timore della chiusura entriamo in un ristorante che mi sembra accettabile come pure il suo vitto se non fosse per il fatto che le quantità sono minime ed il prezzo doppio rispetto a quello del baracchino.....osservano i due.
Il sardo è l’archetipo della sua razza...statura media, capelli neri ricci, occhi neri, carnagione scura, naso..sardo....adunco a patata......peluria o barba nera sul viso che non rade quasi mai....e non deve chiedere mai, come la pubblicità del Mirto Zedda Piras.
Insomma l’immagine del pastore sardo che abbiamo nella nostra memoria fotografica.
 
Il cremonese invece è l’uomo bianco, allampanato, quasi Sondriese, dai modi garbati,controllati, ma urseschi e con una cultura generale media.
Rifugge dai problemi e dalle cose complesse.
Il brevissimo contatto telefonico che ho avuto con il fratello in patria non mi è piaciuto molto...oltre che di semplice sapeva d’invidia, di pochezza ,di una vita immersa nella piccola realtà di tutti i giorni e persino un po scostante.
Maredistelle parlava di non giudicare le persone.
Posso almeno limitarmi ad osservarne i comportamenti?
Alla fine devo conviverci per qualche giorno e se qualcosa non va ho il sospetto che ne patirei.
“ Egoista..perchè no....se c’ io il mal di pancia c’è l’ho io mica te, c’è l’ho io mica te.... E allora...? “ (Vasco Rossi).
Un caldissimo bagno al Washington hotel (per abituarmi agli Onsen) e la valigia da rimettere a posto ritempreranno i miei pensieri
 
 
               
 
 
19 maggio 2009
Sono meravigliato anch’ io delle mie capacita di previsione.
Cominciamo con una ricca ed entusiasmante colazione al 25mo del Whashington nel ....Manhattan Cafe .. (1500 Jpy) con vista panoramica di Tokyo e di uno dei suoi simboli il Municipal Bulding ovvero 2 grattacieli il doppio del Washington, di un modernismo giovane.
Una corsa tra check out taxi dalle porte automatiche ed i corridoi ormai di casa della più grande stazione del mondo quella di Shinjuku sono a Tawaramichi con soli 6 minuti di ritardo rispetto a quanto promesso.
Sempre 6 minuti come 6 anni….il numero 6.
Insomma se voglio cominciare la mia conoscenza del Buddismo qualcosa la devo fare, magari anche in ritardo.
Al momento non ho mai toccato un solo testo e ciò che penso mi viene d’istinto.
Quando torno voglio acquistare e leggermi in vacanza un trattato sulla Numerologia buddista.
Devo leggere anche “ Autobiografia di uno Joghi: Paranamhansa Yogananda “ consigliatomi 6 mesi fa dalla mia psico-onco…sempre 6….
 
Nel frattempo mi sono goduto uno spettacolo unico sulla linea Yamamote (passante ferroviario) ovvero un posto in prima fila in cabina di pilotaggio....dietro un vetro......ma non importa.
Vedo tutte le manovre e l’automazione della condotta di marcia del treno.
Ma quello che più conta è il conduttore che con serietà maniacale corredata di guanti bianchi esercita la sua regia in cabina.
Il passante è più che altro un treno che svolge un servizio metropolitano ad anello in questo caso......un po come la circonvallazione esterna di Milano,  ma su di una dimensione da 5 a 10 volte maggiore data la vastità di questa megalopoli.
Le manovre sono ripetitive...avanti ..avanti veloce...controlli strumentali, pressioni, velocità 90km/h max apertura e chiusura di tutte le porte,verifiche intermedie.
Tutto è riportato in quadri sinottici su schermi LCD ad uso del conduttore.
Mi sa che questi schermi Touch Screen devono essere di una qualità ben superiore a quella che ci mandano in Europa, con tempi di risposta al tocco delle dita ben migliori!
I gesti che compie con le mani e che avevo trovato descritti da un internauta su Viaggatori per Caso sono quelli tipici della crew coordination e del controllo incrociato e lo stesso riguarda gli addetti a terra che gesticolano prima e dopo il passaggio dei treni al binario.
Il lavoro è ripetitivo intervallato da azioni sui loro schermi mentre i binari mi sembrano a scartamento ridotto...devo osservare se lo sono anche per gli Shinkansen.
4 minuti dopo del mio riaffioramento in superficie sui gradini del marciapiede i due amici mi chiamano...ormai mi mancano 3 minuti a piedi dalla Ryokan che ho visto ieri sera e che mi è sembrata sinistra...eccomi.
Senonchè a destino non ci sono (volatilizzati) e l’albergatore dice che sono andati via ad acquistare i biglietti del Sumo.
Volatilizzati nel giro di 3 minuti?
Avrei dovuto incrociarli sui marciapiedi , in qualche modo almeno con la vista.
Risulta che non hanno fatto quanto per loro idea mi avevano proposto di fare la sera prima ovvero chiedere determinati consigli ed info sullo spettacolo al gentile Tokaschi, gestore dell’Ostello.
A questo proposito non mi meraviglierei se venissi a scoprire che hanno chiesto ieri che io andassi a dormire altrove ovvero in una ....stanza....se possibile ancora peggiore della loro.
Pago subito il soggiorno onde evitare eventuali future sorprese e spero di ritrovarli.....ma non va bene se cominciamo cosi.
Fortunatamente tornano dalla cabina telefonica accanto....non mi hanno visto sul marciapiede di fronte...intenti come sono a cercare di telefonare a casa con la scheda telefonica acquistata.
Non ci riusciranno mai e non per colpa loro.....
Si decide di andare subito al Kokugican Stadium dove per tutto maggio sono in corso importanti tornei di Sumo, la lotta giapponese.
Dobbiamo comprare 3 dei 250 biglietti ultima platea messi a disposizione nelle prime ore della mattinata a condizioni ridotte.
Lo stadio non è impressionante da fuori come invece dal suo interno.
Invece finiamo li vicino nei pressi di un mastodontico edificio che si rivela essere solamente il Museo
Alla fine i biglietti saranno già stati venduti, ma va bene lo stesso...prenderemo quelli un po più cari.
Poi direzione Akiabara ,la città elettrica in cerca di scoprire le meraviglie della tanto decantata tecnologia elettronica ed acquistare accessori per la mia CANON.
Loro ..invece….una scheda madre....e un Hd per un collega facilone ed esigente in fatto di prezzi.
Qui si affaccia la solita folla, ma più dimessa .....negozi con tanta cianfrusaglia...occorre fare la tara di tutto...veniamo intercettati da gentili e superbelle cameriere....non fotografabili a contratto.
Propagandano un loro locale conosciuto da un’ amico del cremonese che per lavoro è addetto in un supermarket, ma si districa un po in inglese ed ha una per me insospettata conoscenza di cose giapponesi.
D’altronde la mia generazione non proviene dall’epoca pane e manga ed io mi sto interessando al Giappone da poco più di 30 giorni.
Si tratta, spiega, di un locale trendy dove cameriere gheishe in grembiule nero e pizzi bianchi fine ottocento omaggiano i clienti maschi con dichiarazioni di benvenuto e sottomissione oltre ad una specie di cerimonia per il ritorno a casa sotto i migliori auspici.
Pranziamo a base di riso al curry cucinato con carne o pesce mentre vengono diffusi a ripetizione brani di Mozart in un ambiente che vorrebbe ricordare il 700 italiano.
Inizialmente ci assiste una giapponesina poi switch off su di una brasiliana che ha studiato il giapponese a casa sua e vive da 1 anno a Tokyo.
Lei è una tipa lunga e magra...Veruska....molto simpatica!
Parla italiano e ci fa la cerimonia del ritorno magico ed ogni bene per tutti.......con paroline dolci circa il rientro del maschio nell’ambiente domestico dopo una dura giornata di lavoro……accovacciata vicino al nostro tavolo.
Un locale così andrebbe a ruba anche a Milano con centinaia di clienti insoddisfatti dal menage familiare e da mogli in bigodini che rispondono a mugugni.
Il pomeriggio abbiamo il Sumo senza prima esserci spostati altrove per acquisto di un dorso batteria per la mia Canon.
Mi ci vuole una serie di visite ai vari reparti di BIC CAMERA per dedurre che non si possono acquistare i più evoluti materiali elettronici giapponesi che non hanno garanzia internazionale.
Intanto manuali e tasti degli apparecchi sono tutti in caratteri Katakana…incomprensibili per noi-
Bel modo per separare il mercato domestico e usarlo come cavia per le innovazioni da diffondere poi nel mondo intero!
Intanto i due per niente interessati alla fotografia su mia proposta si sono separati da un pezzo e mi hanno preceduto al Kokugigan Stadium per l’incontro di Sumo.
L’ingresso nell’arena è magico!
Al centro in basso sormontato da tetto e pareti di una casa sospesa da funi metalliche i contendenti super illuminati assieme al giudice che svolge un antico cerimoniale.
Nei vari ordini di platea spicca il rosso rubino di centinaia di sedili in vellutino.
Si tratta di una festa per la mia 450D dotata ora di una migliore impugnatura e ripetizione dei pulsanti anche per le posizioni da scatto verticale.
Sul ring che poi è una piattaforma quadrata in sabbia contornata da un profilo circolare in pietra bianca si alternano i vari contendenti.
L’ arbitro si pone come mediatore con il pubblico e sovrano per i lottatori.
Con gesti lenti e misurati seguiti dalle solite intonazioni gutturali sento perpetuare antiche tradizioni cavalleresche medioevali.
I match non durano molto: dal momento dello studio dell’avversario che è forse la fase più lunga a quello del contatto fisico, a quello dell’atterramento passano 5-8 minuti max.
Poi le grosse masse di carne si ricompongono in un inchino reciproco e l’ arbitro con la lunga spada, insegna del potere, con movimenti lenti e cadenzati decreta la vittoria come se impartisse una condanna a morte.
Darei tanto per approfondire meglio, ma fuori mi aspettano altri problemi.
I due si sono fatti coraggio e già da un po cominciano a spadroneggiare.
Il sardo, falegname in Barbagia, rivela conoscenze culturali superiori rispetto a quelle attese.
Sembra molto sicuro di ciò che fa e cerca di sbrigarsela in inglese, ma è incostante.
Quando chiediamo info a qualche passante o addetto pubblico vigili etc si avvicina, partecipa, poi si assenta per ripiombare con proposte fuori dal contesto.
Fa finta di capire oppure non vuole seguire ciò che ci indicano coloro a cui chiediamo assistenza?
Piuttosto sembrerebbe cercare una sua strada tutta personale: lui è un convinto seguace dell’autonomia sarda……ma cosa vogliamo fare qui?
Mettere qualche bomba alla maniera della resistenza Corsa nei confronti dell’odiato regime di Parigi?
Per quanto riguarda i pasti non gli stanno neanche bene quelli a 500 jpy(4 euro) del baracchino di ieri sera. devono essere abbondanti e costare pochi yen.
C’è un momento in cui si ferma dinanzi ad una vetrina ed afferma che quel pollo gli va bene come pasto......180 Jpy 1,40 eur... (si tratta del prezzo di un’ala e lui conviene che occorrerà moltiplicarlo per il numero di ali che vorrà mangiare).
Mi viene in mente un manifesto sardo di un sito Internet in cui si descrive una scena bucolica.
Il panorama è un altipiano boscoso della Barbagia in cui è inserito un gregge di pecore.
In primo piano un pastore anziano con barba e capelli bianchi sta tosando una pecora.
Affianco seduto su di un masso uno più giovane dai capelli ricci con la barba nera e ispida, esatta rappresentazione del qui presente amico.
Ciò che stride è la presenza di un PC portatile nelle mani, anzi nella mano del giovane.
Un PC in mezzo al gregge?
Strano se non fosse per il fatto che nell’altra mano lo stesso non ha il mouse, ma un coltello taglia formaggio…che ora io vedo come un’arma impropria.
Devo far attenzione a questo amico!
Da 32 anni più o meno vado in vacanza da loro, qualcosa conoscerò!
Ciò che posso pensare è che coi sardi  si tratta di un rapporto immediato: amore oppure odio a volte anche a prima vista.
Loro sono più genuini, ma più primitivi ed istintivi ed io sono una cartina di Tornasole oppure lo specchio in cui rifrangersi.
D’accordo amore oppure odio a prima vista nei miei confronti, ma sono loro, i Sardi, ad averlo deciso tutte le volte.
La cosa mi da un po’ fastidio.
Il nostro amico  altre volte se ne esce con affermazioni banali per cose osservate mentre sempre più spesso stupisce per le conoscenze in materia giapponese dei monumenti visitati.
Ma come...non aveva detto che lasciava a noi ogni compito di ricerca…non ne sapeva niente  e poi avrebbe amato il gusto della sorpresa e della scoperta ?
Invece dimostra di avere conoscenze anche recenti oltre a capirne discretamente di informatica esattamente l’inverso dell’altro amico.
Il cremonese dimostra una buona competenza in parole e modi di fare giapponesi.
Ha un vocabolario di almeno 200 parole e dimostra molto più di ciò che servirebbe.
Mi metto a loro disposizione con spirito di servizio per collaborare nei casi più difficili, ma vedo che non credono in quanto faccio.
Meglio abbassare il mio profilo da medio a low e cominciare a far fare tutto a loro.
Scambiano la mia autorevolezza o esperienza per desiderio di dominazione che non mi interessa.
Tra l’altro per il vitto sono convinto che andare al risparmio cosi in eccesso porta a problemi di salute....(Maredistelle come ha preso il tifo in Turchia? ) e a questo punto preferisco quando possibile mangiare per conto mio in locali da me scelti.
Intanto vorrei restituire il cellulare vista l’impossibilità di essere chiamati dall’Italia, la difficoltà delle e-mail e sms e l’atteggiamento vessatorio della Compagnia di noleggio.
Devo andare ad Omotesando e poi di nuovo ad Akyabara per decidere se acquistare la videocamera.
Invece i due vanno ad Asakusa a fare i biglietti per la linea FS privata che useremo domani e che costa meno....per stare in loro compagnia  dovrò aggiungere una spesa di trasporto evitabile.
La cosa si rende indispensabile perche la biglietteria apre alle 9h00 mentre il treno parte alle 8h00.....che strane queste ferrovie private giapponesi!
Presto fatto..si fa per dire....sono di nuovo tra l’eccentricità dei ricchi frequentatori di Omotesando ed in un battibaleno nel negozio della Società di noleggio cellulari dove chiedo di vedere Tomoo.
Mi danno un bigliettino di prenotazione e Tomoo dopo alcuni minuti si presenta pregandomi di attendere 10 minuti.
Si è creata una notevole corrente di simpatia reciproca, ma Tomoo deve dimostrare alla sua Società tutto il
suo attaccamento e professionalità.
Nell’attesa decido di non forzare troppo e quindi adotto l’atteggiamento del cliente che conoscendo le (miserevoli) condizioni di contratto vuol rescinderlo anticipatamente supportandone tutti i costi conseguenti.
Finalmente Tomoo si interessa a me non senza avermi chiesto cosa ho fatto turisticamente nel frattempo.
Il nome di Matshushima non sembra rientrare tra le sue conoscenze.
Dopo una breve consultazione “on the air “  con i suoi fantasmici superiori, il cellulare rientra tra le mura dell’owner  come da contratto e che Dio ce la mandi buona con la fattura che hanno diritto ad emettere con cadenza settimanale in funzione dei costi di comunicazione realizzati più tutto il resto.
Il commiato al solito da VIP non senza aver spiegato al caro ragazzo che sono stato felice di aver fatto la sua conoscenza e che sarei lieto di aiutarlo se un giorno decidesse di fare un salto in Italia.
 
Il passeggio serale di Omotesando continua incessante.
C’è solo da animare la fantasia e immaginare sorrisi e discorsi di tante orientali bellezze.
Un gruppo musicale di giovani si esibisce con microfono e chitarre in un androne di un edificio...mi ricorda la Hall Plaza nella Quinta strada di NY tre anni fa.
Gruppi di ragazzi e ragazze oltre a giovani signore ascoltano divertiti.
Usano il sottofondo delle quattro stagioni di Vivaldi modernizzato e col tempo accelerato, ma la particolarità sta nel fatto  che cantano usando parole giapponesi il cui significato è meglio trascurare se non si conosce la lingua.
Ma Vivaldi aveva anche musicato le parole oppure si tratta di una “libera” interpretazione?
Una persona su tre assiste allo spettacolo con in mano il proprio enorme cellulare a flip.
Sembrano in posa fotografica, ma probabilmente stanno giocando o rispondendo a messaggi.
Difficile capirlo dalle facce e espressioni.
Un occidentale si chiederebbe se facciano una cosa o l’altra o entrambe contemporaneamente.
Ma non c’è tempo per capire il mistero del paventato coinvolgimento di un orientale osservando esteriormente il suo atteggiamento.
Sembrano impassibili!
Semmai ciò che si può notare e l’esteriorità dell’abbigliamento soprattutto femminile che a prima vista potrebbe denotare una diffusa infantilità.
I giovani per conto loro mostrano capigliature più o meno anticonformiste, un abbigliamento più classico ed in qualche caso un colore biondo dei capelli assolutamente stridente con quelli che sono i nostri canoni della bellezza orientale.
Meglio correre subito ad Akyabara qualche 20na di km più in la per vedere se entro un paio d’ore non riesca a decidere l’acquisto della video camera,  ottimo complemento per questo viaggio il cui acquisto rimando da anni.
Non manca molto alle 19h30 e sono in ritardo sia coi negozi che con la cena...maledetti orari giapponesi!
Rassicurato da un commesso di un’ altro grande magazzino e dopo aver esaminato alcuni concorrenti ritorno a quello visitato in mattinata.
Pochi clienti mi danno il giusto relax per esaminare l’apparecchio che mi può interessare.
Dal momento che il commesso mi si avvicina colgo la palla al balzo e mi faccio illustrare determinate caratteristiche di una video camera diventata il mio obiettivo e che studio da tempo in Europa.
Anche Sony sulle sue...complete..specifiche tecniche fa delle omissioni non citando l’aggiornamento della versione USB supportata dall’ apparecchio.
Il commesso reagisce prontamente.
Parla un inglese di buon livello, è spedito e si è subito stabilita una buona comunicazione reciproca volta al soddisfacimento dell’obiettivo comune che si stabilisce tra venditore e compratore.
Passando all’autonomia ed alla batteria secondarie che si rende indispensabile acquistare non posso far a meno di ricordargli l’esosità del produttore nipponico.
Ne conviene, ma non può farci niente.
Quando veniamo alle dolenti note ed applica il prezzo di listino pieno dimostro la mia più totale scontentezza.
Si assenta e dopo un po ritorna con una nuova proposta più accettabile.
Si è reso conto che ha a che fare con un cliente tecnicamente e commercialmente competente e ne trova conferma anche dalla mia lettura ad alta voce delle ..criptiche...condizioni di garanzia in legalichese della Sony.
Attorno a lui si sta ora aggirando una commessa che sembra volerlo aiutare per accelerare le operazioni.
In realtà non sono convinto di fare un buon affare, ma lui impartisce alla commessa istruzioni circa la compilazione dei documenti di vendita e garanzia.
Cominciamo con il passaporto...ma perche se non ho ancora formalizzato il mio si?
Passiamo poi alla Carta di Credito.....e ancora!
La battaglia ormai volge alla fine per esaurimento dei contendenti.
Tuttavia l atteggiamento resta gentile, ma deciso.....pugno di ferro in guanto di velluto come si dice oltralpe.
Sembra più sicuro lui del mio acquisto che io....
Quanti commessi navigati come lui ho conosciuto in vita mia?
Certo è che dalla parte positiva sta il fatto che è più facile che siano corretti nelle vendite.
Queste operazioni di...studio reciproco le facciamo mentre anch’io sto trattando ad oltranza per un ulteriore piccolo sconto detto...della staffa.
Rompo gli indugi accettando l’ulteriore valore (pari ad una birra) oltre al 5% di detassazione che per legge spetta a clienti stranieri.
 
Nel chiudere la trattativa sapendo che comunque in Giappone non si mercanteggia più di tanto e che questa potrebbe essere una garanzia di serietà non posso non far ameno di far notare quelle che ho considerato note stonate circa l’atteggiamento direi commercialmente sfrontato nei confronti del cliente.
Gli spiego le differenze rispetto all’Europa e sembra convenire.
A questo punto illustro le mie convinzioni acquisite da poco circa la vessatorietà di una classe dirigente giapponese che sembra brandire la spada da Samurai nel vendere i propri prodotti.
Sony Italia adotta un atteggiamento più consono e lui, commesso giapponese, che lavora in un grande magazzino che ha per ragione di vita la vendita agli stranieri se ne rende conto.
Per chiarire bene gli spiego che alcuni mezzucci che lui ha usato sono tipici di una dirigenza che dimostra alcune piccole idee.
In questo momento con questi metodi la crisi mondiale penalizzerà a mio avviso il Giappone forse più che altri Paesi.
Come faccio io, mi chiede visibilmente sorpreso e interessato, ad aver capito con questa lucidità queste cose che lui conosce bene e tutto questo in soli 3 giorni di permanenza a Tokyio?
La risposta giunge perentoria da parte mia!
“ Un Paese si conosce e si ...giudica nei primi 5 giorni “ affermo con la certezza delle mie esperienze.
“ Passati questi si generano inevitabili sensazioni dovute al coinvolgimento emotivo e conoscitivo. “
Ora il rapporto si è veramente arricchito e sento che il nostro uomo è contento di aver fatto la mia conoscenza e scambiato reciprocamente le nostre impressioni.
“ Lei deve aver viaggiato molto “ afferma e non posso che rispondergli che se da un lato ciò e vero dall’altro il mondo è grande.
Vengo accompagnato all’uscita al Piano Terra come un Vip sebbene fossi al reparto Video del 5to piano.
Il viaggio in Giappone si sta in verità rivelando come un viaggio nel mio io.
 
La realtà tuttavia urge con i suoi bisogni.
Se torno ad Asakusa per rivedere i miei due compagni di viaggio rischio di restare senza cena.
Dopo tuttavia lunga ricerca mi imbatto in un buon ristorante che mi da discrete soddisfazioni nonostante il mio palato non ne voglia sapere di ritornare a darmi le sensazioni del passato.
Pochi minuti dopo sono rientrato a casa....al Ryokan di Asakusa scelto in Italia dai due più o meno consapevolmente a riguardo della sua discutibilità.
Li trovo in mia attesa abbastanza allarmati e senza motivo.
Sarebbero infatti bastati un po di conti per capire che al corrente del mio programma non avrebbero potuto prevedere un rientro più tempestivo.
Ormai mi posso aggirare in Tokyo con molta più sicurezza di qualche giorno fa.
Si tratta di una sensazione che mi tranquillizza nonostante l’ovvia difficoltà legata alla lingua generata dall interpretazione di caratteri e istruzioni nonchè l’ intimidente massa di viaggiatori che condiziona ogni momento della percorrenza in metropolitana.
Fra poco a letto, ma i due vorrebbero bere il bicchiere di birra della staffa.
Accetto di malavoglia anche perche finiamo sempre dallo stesso baracchino dai tavoli cassette di plastica.
Il cotanto ristoratore però non gradisce e con grandi sorrisi fa capire che non ci serviranno nemmeno una birra fuori orario.
Tornate domani.....polli...dice il ristoratore con un sorriso ancora più largo.
Infatti si dimostra che il costo del boccale del baracchino 600 jpy si applica in tutta Tokyo in locali ben superiori e ne è la prova quell’unico che resta e ci accetta praticando 490 jpy.
Però quelli del baracchino affermano i due.....anche se poi vorranno tornarci ancora.
Dal momento che domani ci aspetta il primo spostamento comune è proprio il caso di ritornare alla Ryokan che si dimostrera il pernottamento più sconvolgente di vita mia.
La Ryokan Taito è la peggiore topaia che io abbia mai visitato.
Ne prendo conoscenza rientrando a prendere “possesso” della mia “camera” .
I due polli, non contenti, hanno prenotato il resto del loro soggiorno a Tokyo nelle stesse condizioni.
Tokashi il gentile albergatore ne ha approfittato per portare fieno in cascina pretendendo il pagamento anticipato di tutto il soggiorno.
Ma a loro sta bene...si accontentano di tutto.
Chissà perché?
Nonostante tutto hanno fatto una piccola inchiesta e si sono accorti che l’hotel di fronte che può fregiarsi più propriamente di questo nome chiede solo 900 jpy (7 Euro)  in piu per una camera piccola, ma dove negli orinatoi dei bagni non ci siano cartelli che chiedono di non defecare ...oppure se qualsiasi oggetto o suppellettile o strumento presente nella locanda emani una sinistra e lugubre istintiva sensazione di un vissuto da bordello delle steppe caucasiche.
La mia stanza......che condivido con altri 2 malcapitati, all’apparenza tedeschi, assomiglia più a quella di un magazzino portuale.
Pareti dai colori sbiaditi e consunti da chissà quanti viaggiatori di passaggio.
L’armadio sarebbe costituito da alcune grucce già occupate appese a chiodi sulle pareti.
Ma ciò che è più scioccante è che le teste degli ospiti una volta distesi “ a letto “ sono a stretto contatto con una parete al cento per cento fatta da una vetrata sottile quanto lo spessore di un vetro che trasmette luci e rumori della strada.
Se fossimo immersi nella natura il contatto sarebbe anche piacevole, ma qui siamo separati di qualche  centimetro da una strada secondaria con passaggio di auto e persone a tutte le ore e a contatto con un lampione di illuminazione stradale.
La vetrata è sostenuta da una struttura lignea il cui tatto rileva la natura di balsa o legno leggero che usavo da ragazzo per costruire aeromodelli: se mi appoggiassi con forza rischierei di infrangerla e finire giù per strada.
Le note informative su Internet dicono che lo stabile fu realizzato nell’ immediato dopoguerra, ma si direbbe siano stati usati materiali di recupero provenienti da periodi ulteriori.
Fin qui niente di male se non che la loro qualità appare più che infima.
A pensarci bene un vantaggio ci sarebbe!
In caso di terremoto difficilmente ne uscirei con gravi ferite.
Distesi per terra, i famosi materassi futon non sono altro che sovra coperte di maggiore spessore e consistenza che gli ospiti stessi dell’ostello srotolano e distendono sul tatami, la famosa stuoia modulare giapponese all’origine di tutti i pavimenti tradizionali.
Che notte...la notte...direbbe Fred Buscaglione!.
Comunque insospettabilmente la mia schiena non soffre più di tanto al duro.
Semmai è la luce il problema nonostante il paraocchi prestatomi da Air France.
2 o 3 ore di sonno e mille pensieri condiscono le ore passate in queste condizioni mentre i due compagni di viaggio vengono almeno ospitai in un locale dove la luce non penetra....ovvero sul retro.
Sveglio ben prima dell’ alba e col perenne rumore di Tokyo nelle orecchie ho la sorpresa di vedere qualcuno arrivare ad occupare il 4to posto mancante onde trasformare la stanza in un dormitorio completo.....da pavimento alle 7h00 di mattina.
E’ un Parigino di Parigi……Au revoir, mon ami.
 
Tutto questo per ricongiungermi al sardo ed al cremonese e stare assieme 3 giorni....e alla fine sentirmi dire che sentirò la loro mancanza.....una volta a Kyoto...
Ma la mancanza di quest’ostello bordello la sentirò?
 
20 maggio 2009
Nikko dista 1h50 di treno da Tokyo Asakusa.
Fu sede di uno dei regni più importanti del periodo.
Oggi visitatissima meta turistica, ma anche per la ricerca della spiritualità.
Guarda caso infatti sul posto , mentre il gruppetto dei miei è altrove, incontro 3 monaci buddisti del tempio di Busto Arsizio venuti per il Tempio Rinno-ji e le rappresentazioni di Budda oltre a Amida Nyorai dea della Pietà e della Compassione e Senju (Kannon dalle mille braccia).
Dalle piantine l’ostello che ci ospiterà si dovrebbe trovare a portata dalla stazione, ma cosi non è a causa del dislivello.
Percorro col maledetto valigione a rotelle credo intorno a 2 km di cui la metà in salita.
All’arrivo la piacevole sorpresa di ricevere un benvenuto in italiano da Takashi un giovane locale che da una mano allo staff.
Ci aiuta con i bagagli e si propone di farci da guida cosa che prenderà poi inaspettatamente tutta la giornata.
La camera non è pronta alle 11 di mattina e cosi approfittiamo subito della sua compagnia.
Dopo una tappa in una birreria artigianale locale si va ai Templi.
Li per un biglietto cumulativo da 1200 jpy ne vedremo 5 e tra i più belli.(i più speciali Rinno ji, Futurasan Jinja, Taiyuin byo)
Nel frattempo Takashi si rivela un personaggio speciale.
Oltre all’italiano che comunque parla bene conosce l’inglese, ma appena sa che parlo il francese che lui padroneggia meglio tenderà per tutto il tempo ad utilizzarlo.
Qui si rivelano i primi inconvenienti con i due italiani che quasi si risentono del fatto e non capiscono che non dipende da me.
Già per le strade di Tokyo si erano manifestati vari problemi in questo senso.
Immaginate la normale difficoltà o facilità di utilizzare una lingua di interscambio tra 2 persone.
Aggiungete il fatto che in gran parte dei casi i giapponesi hanno serie difficoltà con le lingue e tendono a storpiare, invertire, confondere le parole quand’anche le conoscono.
Considerate che i due hanno un inglese minimo, ma si vorrebbero comportare come se fosse massimo.
Infine integrate il tutto con un voyageur experimentè come me che anche se non ci sono tutti gli elementi ha comunque in testa una specie di modus operandi, una bussola operativa che con e senza raggiri lo fa arrivare più o meno bene a destinazione
Voi direte..ma perche i 2 non affidano a te la bisogna?
Non lo so se in me c’è qualche comportamento che non li convinca.
Credo che sia dovuto al fatto che sentono la differenza esistente tra le nostre mentalità ed esperienze e provano fastidio per ciò che io possa apportare invece che fruirne liberamente come vorrei.
Oppure temono che li voglia in qualche modo imbrogliare.
O ancora più probabilmente si instaura tra italiani una specie di competizione al comando..
Io non ho queste velleità e comunque quale competizione dovrei fare con loro?
Fatto sta che il sardo più passa tempo e più è  insofferente.
Cosa dovrei fare ?
Cancellare la mia personalità, le mie esperienze le mie conoscenze rispetto a loro?
Ho il vizio di reagire rapidamente alle situazioni e mi metto all’erta al primo segno di incertezza o di sfavore e le avversità mi trovano raramente sprovveduto.
A causa di questo atteggiamento vigilante inevitabilmente mi creo dei nemici
Per esempio il fatto che io tragga spesso degli aneddoti personali per cercare di interpretare le situazioni o di smuovere le acque  viene interpretato soprattutto dal sardo come sbruffoneria o sopravvaricazione.
Fatto sta che spesso i due si sentono in dovere di intervenire ad aggiustare cose che invece vanno già egregiamente bene cosi.
Mi danno l’ impressione sempre più di essere li a cercare i miei eventuali errori.
Per il cremonese invece quello che è nero prima diventa bianco e se non era bianco è perche non ho capito.
Non è la differenza di età il problema, ma quello culturale.
Mi viene in mente maredistelle che prima di partire ha proposto di leggere il libro di Baricco intitolato  Seta.
Ma questi due non ci pensano nemmeno al gioco di sensibilità proposto da Seta!
La cultura del cremonese è alquanto mediocre e presenta una serie di lacune in italiano ed in cultura generale.
L’altro sta zitto e cosi facendo non si capisce realmente ciò che pensa e nemmeno chi è.
Credo lo faccia con scopi ben precisi.
All’ora di pranzo incontriamo il solito problema con gli orari....basta andare un pò oltre e non trovi più un ristorante aperto.
Takashi ha i suoi bei problemi a farci da guida, ma infine troviamo un posticino con due signore ben contente di sforare i rigidi orari che si sono imposti a pranzo e a cena.
Dev’essere il solo locale aperto in tutta Nikko e faccio notare a Takashi che durante l’alta stagione potrebbe avvantaggiarsi economicamente di questa loro disponibilità.
Non so se l’ abbia capita.
La visita ai Templi procede e per l’ennesima volta Takashi si rifiuta di seguirci all’interno.
Noi vorremmo offrirgli volentieri il biglietto, ma lui dice che i Templi li ha già visti.
Accetta solo in uno dove c’è la fontana della felicità che rappresenta un luogo speciale per lui.
Ha allo scopo conservata una bottiglia della birreria che porta con se dall’inizio del tragitto.
La cerimonia spesso qui utilizzata della preparazione alla preghiera consiste nello sciacquarsi mani, braccia e bocca e viene ripetuta costantemente da tutti coloro che si accostano alla visita.
Takashi ci spiega che è particolarmente devoto a questa parte del Tempio dove la natura sembra sposarsi meglio con l’animo umano.
Riesce difficile per noi occidentali, perlomeno per me, trovare la giusta armonia....dovrei avere una migliore preparazione culturale per affrontare queste cose.
Cerco quindi di compenetrarmi al meglio, ma vorrei essere molto più avanti nelle mie conoscenze o avere tempo e modo di riflettere da solo.
Tutti e tre comunque ci chiediamo di che viva Takashi e vorremmo offrirgli una qualche compartecipazione economica dal momento che siamo da mezza giornata assieme.
Ha cominciato a lavorare solo da due giorni e di qualcosa dovrà pur vivere.
Come se non bastasse non essendo ancora buio ed avendo finite le visite dei Templi Takashi propone di estendere i nostri giri altrove per ammirare bellezze naturalistiche e per la precisione una certa cascata sulle montagne circostanti.
Per far questo ha portato con se 2 free pass che deve aver recuperato da qualche parte e che servono per pagare i costosi spostamenti degli autobus locali.
Dice che questi serviranno ad almeno due di noi.
La terza quota potremo dividerla mentre lui ci raggiungerà in moto.....
Saremo a circa 30 km dal luogo da visitare e scopriremo dopo che il sistema metropolitano ( e non ) di trasporti viabilistici è alquanto diverso e all’apparenza più complicato rispetto al nostro.
Si sale sul bus e si preleva un biglietto numerato che una macchinetta distribuisce.
Il numero è indice della stazione di inizio percorso.
Accanto all’autista un grosso tabellone elettronico si aggiorna continuamente col numero della fermata ed il costo del biglietto.
Basta aver sempre con se il numerino e leggere l’importo corrispondente non appena arrivati a destinazione.
Occorre però avere il denaro contato perche autista o macchinetta non danno resto.
Insomma si tratta di un sistema tariffario a percorrenza...e non dei più economici!
Senza free-pass potrebbe divenire micidiale per le nostre tasche.
Mentre il bus si arrampica su strade sempre più tortuose la luce del pomeriggio comincia a scarseggiare per le nostre foto visto che sono le 18 passate e siamo ormai in montagna.
All’uscita dal bus la temperatura esterna è scesa notevolmente e rimpiangiamo i pantaloni lunghi che col caldo odierno abbiamo appena dismesso.
In mezzo alla boscaglia sul laterale della strada si delinea la sagoma di Takashi abbondantemente coperto con uno spesso giaccone....ma lui è venuto in moto!
La cascata è spettacolare.
L’ acqua scorre copiosa bianca e spumeggiante per un centinaio di metri su di uno strato di roccia basaltica dura e levigata inclinata di 75 gradi.
Non c’è il salto verticale, ma l’effetto a pochi metri di distanza è veramente spettacolare.
Peccato solo che ci sia pochissima luce.
L ‘armonia che provo è disturbata dal sardo il quale sembra documentato su tutte le cascate della zona...
Ma non doveva lasciar tutto il lavoro documentativo a noi?
In realtà mi sento un po privilegiato perche penso che pochi turisti occidentali abbiano beneficiato di questa deviazione di percorso rispetto ai Templi enormemente più gettonati.
In realtà siamo in compagnia solo di una coppietta di giapponesi che amoreggiano discretamente.
In questi giorni i miei due compagni nell’osservare donne, seni, gambe, andamenti, ancheggiarmenti finora ne hanno tratto una legge:niente sbaciucchiamenti in luogo pubblico.
La coppietta sotto la cascata si comporta cosi, mani nelle mani e basta.
Lei sorride discretamente e sfodera tutte le sue armi femminili.
Al bus del rientro manca ancora un ora....Takashi propone di inerpicarsi lungo una scalinata che corre lateralmente alla cascata.
La mia povera schiena e la mia salute gridano allo scandalo dopo aver percorso già migliaia di gradini oggi ai Templi.
Da quest’esperienza ne è venuta fuori
la Legge n.1 su di un Tempio Scintoista
 
1) Se cerchi un Tempio scintoista e non capisci gli indecifrabili cartelli in caratteri Kanji senza nemmeno un icona di un tempio, cerca un Torji rosso, ovvero il simbolo del portale.
2) Ma se proprio non trovi un Torji cerca una scalinata.
Quanto più lunga è la scala tanto più bello e interessante sarà il Tempio.
Nella vita le cose belle e profonde (Pesanti direbbe Vasco)  occorre guadagnarsele ed i monaci lo sapevano bene.
I miei muscoli, schiena e pancia palpitanti arrivano finalmente in cima dove gli altri tre mi aspettano per proseguire verso dove?
Ovviamente verso la fermata del bus di ritorno.
Costeggiamo un laghetto di montagna da cui origina la cascata.
Il silenzio e lo spettacolo sono idilliaci.
Soprattutto mi pervade una sensazione di pace con me stesso.
Seguo il gruppo in compagnia del cremonese che in queste condizioni si tiene in sintonia con me.
Senza dubbio l’influenza dell’altro si fa notare perche appena scompaiono terzi, come me, loro due tendono a rifare coppia.
A un paio di km di distanza s’intravede un paesino sul limitare del laghetto e sorge un fuoco.
Le fiamme si riflettono sulle acque calme creando una scia tremolante come l’allegro vociare che diviene mano a mano più evidente.
Si tratta di una festa dice Takashi…….
Ecco dove ci voleva portare....era tutto in programma ....ed il cremonese fa cenno di si con la testa.
Nell’avvicinarsi un canto di bambini cosi melodioso che mi sento fremere.
La sensazione è quella di trovarmi nel lontano Cipango....un mondo incantato e incontaminato ancora dall’epoca di Marco Polo.
“ Corri...corri...prendimi la videocamera nuova appena comprata a Tokyo che voglio immortalare quella musica e.....se possibile il ricordo di questi momenti.”
Purtroppo mentre ormai siamo a tiro quasi in prossimità del fuoco e di un gruppo di bambini che ci stanno attorno l’incantesimo sfuma prima che possa girare qualche scena e registrarne la musica e l’atmosfera.
Questa sensazione resterà per sempre nel mio cuore.
Qualche scena di bambini in festa la giro comunque, ma non è la stessa cosa...ormai l’incantesimo si è rotto.
Riesco anche a notare un professionista di riprese video che sta registrando anche lui.
Il freddo è nel frattempo divenuto intenso per gente poco vestita come noi.
Approfittando di un momentaneo varco tra i bambini Tokashi assieme al sardo si sono avvicinati alla fiamma e tendono le mani in avanti per scaldarsele invitandoci a raggiungerli cosa che facciamo volentieri anche se un’iniziale dubbio ce l’ho.
Purtroppo il tepore durerà poco perchè un signore di mezza età  si avvicina e intraprende a discutere concitatamente con Takashi, l’unico a essere in grado di capirlo.
Apprendiamo che si tratta di un professore e che i ragazzi fanno parte di una scolaresca.
“...non si puo disturbare un avvenimento scolastico in corso…..” aveva tuonato poco prima con arrogante autorità.
Takashi turbato si confida affermando che è molto dispiaciuto del divieto del professore.
In italiano ricorda negativamente la selettività ed ottusità del sistema scolastico giapponese ed il fatto che     l ‘integrazione tra bambini ed adulti anche in questo caso avrebbe fatto bene ai bambini.
Sembra quasi voler accennare alla sua vita....ce l’ho impresso qui nella memoria…….. illuminato dal rosso delle fiamme con le mani al caldo davanti al falò.
Mi era parso felice con gli occhi spiritati di un bambino quando ammiccava dicendo…” venite, venite qui tra noi accanto al fuoco! “
Perchè ciò che vedo della Società giapponese mi sembra a volte avere atteggiamenti infantili?
Non sono solo le scolaresche che circolano per strada ancora con la divisa da marinaretto,  ma i disegni ricorrenti in tutti i generi di pubblicità e ancora ninnoli e ninnoletti
“ Cosa ci sarebbe stato di male se noi grandi ci fossimo messi a fare il girotondo assieme?”osserva.
Ne convengo anche se il sardo sembra essere di idee differenti.
Si parla di integrazione e di adattamento dei costumi giapponesi alla modernizzazione venuta dall’ Occidente.
Per quanto mi riguarda sono convinto che il sistema educativo giapponese tragga origini da quello inglese.....nel bene e soprattutto nel male...si direbbe perchè miscelato male alle tradizioni medioevali fortemente radicate nel regno del Sol Levante.
Takashi conferma che secondo antiche tradizioni i bambini sono forzati ad imparare determinate materie in modo freddo e nozionistico e vengono allontanati dai genitori.
Contemporaneamente vengono portati al rifiuto categorico di allargare il proprio campo visivo ad un immagine più vasta del mondo anche su argomenti diversi dai quali sono stati formati secondo precise decisioni prese dai loro Professori/Tutori/Guru.
Anche alle bambine si insegnano esclusivamente concetti legati al compito che la Società si aspetta da loro che comprendono una piccola cultura generale ed i valori casa e famiglia mentre molto meno di tutto il resto.
A questo punto il sardo intraprende con me una vivace discussione.
Non so cosa abbia capito delle mie idee, ma considera gli americani la tragedia del mondo .
Pensa che anche le tradizioni sarde siano minacciate dalla globalizzazione e quanto sia difficile preservarle.
Per quanto condivida pienamente questi concetti ed anch’io potrei essere uno strenuo difensore delle tradizioni cerco sempre di stare in una posizione intermedia.
Sono convinto che l’integrazione tra razze e costumi sia un vantaggio piuttosto che uno svantaggio e faccio l’ esempio di metropoli come Milano Parigi New York.
Soprattutto quest’ultima che ho avuto modo di visitare recentemente e nella quale ho notato che la multirazzialità era, a mio avviso, un fattore positivo, aggregante e tollerante.
Sembra che queste mie parole suonino sinistre alle orecchie del sardo perche comincia ad arrabbiarsi affermando che sono tarato e certe cose non le capirò mai.
Ci conosciamo da non più di due giorni eppure lui sa già tutto di me?
Davanti al mio tentativo di spiegargli che credo lui si sbagli su quello che credo e penso, ottengo un perentorio “ non dire più niente altrimenti ti salto addosso....” e l’intenzione mi sembrava trasparire da tutti i suoi pori.
Spaurito mi rivolgo ai due restanti osservatori.
Takoshi afferma di non aver capito granchè a causa del nostro parlare troppo rapido ed il cremonese dice che ha finito da un pezzo di ascoltarci perche sono ragionamenti troppo complessi per lui e li ha sempre rifiutati fin da bambino.
Alla questione posta mentre stiamo imbevendoci come spugne della cultura e dei modi di fare giapponesi....hai visto questo o hai notato quello...lui risponde invariabilmente...non ho notato...non ho notato benché invece regolarmente sia normalmente ben informato sugli usi e costumi nipponici!
 
 
Chi ho davanti a me?
Il sardo da due giorni non parla ...mi osserva e poi mi attacca.
So solo che ha fatto meditazione trascendentale con un Gesuita.
Quanti guasti hanno fatto i gesuiti?
Anch’io ne faccio di meditazione trascendentale....casalinga....fai da te...in prossimità delle mie vicine scadenze della vita quando tra poco trascenderò….e lo faccio tutti i giorni senza per questo voler saltare addosso alle gente.
Certo ad una prima osservazione posso sembrare aggressivo, ma credo sia un male di facciata, dovuto essenzialmente al mio modo di entrare in azione.
Possibile che non ci sia un modo di intendersi?
Comunque lui a volte dimostra accortezza e sensibilità altrimenti se ne esce con tante banalità.
“ Bella Parigi...” afferma, ma odia la cosmo politicità.
“ Ci sei stato? “ Io
lui..”.No...... odio i francesi “
Allora come si fa ad amare Parigi ed odiare i francesi?
Poi li conosce veramente i francesi?
Per caso ha avuto esperienze negative e ne fa una Legge?
Questo potrebbe spiegare le strane fluttuazioni che ho sentito stamane quando Takashi ha cominciato a parlare in francese.
E soprattutto non c’è contraddizione tra conservare le tradizioni e xenofobismo?
 
Il cremonese poi deve vivere un conflitto interno alla sua famiglia.
Sua madre è donna fantasiosa portata ad esplorare l’arte, il nuovo, il bello.
Suo padre invece non vuole che vivere la vita di tutti i giorni senza troppe complicazioni e per questo la semplifica a dismisura
Mica male...mi sembrava aver captato qualcosa dal colloquio telefonico col fratello......
Se è lecito e se serve cercare di capire chi sono i compagni di viaggio ebbene posso fare anche a meno dell’invito in barca di Maredistelle....a volte basta anche un telefono.
Ah ah ah e non eh eh eh che è più inquietante.
Questione di saper cogliere l’attimo delle sensazioni e cristallizzarle immediatamente!
Come se fosse facile!
L’inganno nei miei confronti da parte dei compagni di viaggio via internet qui c’è comunque stato.
Quanto volevano spendere per il soggiorno?
La cifra per le topaie?
Se la sarebbero cavati con meno dei 1500 1800 eur che ho lanciato io come idea dal momento che non volevano dirmi la loro..
Questi con 1000 eur tornano a casa, altro che chiacchiere!
Ma il Giappone è un paese troppo bello e rispettabile per essere trattato in questo modo.
lnfine il terzo, Takashi, potrebbe invece essere un caso simile al Tomoo di Omotesando....un genio per le lingue e forse qualcos’ altro cosi come la scuola l’ha formato e poi restato a 32 anni senza una professione vera e propria come lui auspica.
Qualcosa che non va ci deve essere se ragazzi cosi validi e intelligenti non riescono a farsi strada.
 
Ma quello che più mi preoccupa di tutto questo e soprattutto della sensazione di felicità provata nella lontana festa del villaggio è l’alterco col sardo E’ UN POTENTE…DEJA VU….
La fiamma, il falò, l’alterco con uno sconosciuto sardo…questi tre elementi sono sicuramente di un DEJA VU.
Sono sicuro.....ho già vissuto in sogno questa situazione qualche anno fa!
Perche?
Mi chiudo in un mutismo pensieroso per tutto il tempo del ritorno all’Ostello.
Sto capitalizzando tutte queste sensazioni.
Nel prendere finalmente possesso della camera e fare la doccia mi dico che il Nikko Park Lodge è proprio un bell’Ostello.
Abbiamo una camera all’occidentale...semplice anche se piccola con 2 letti a castello va bene,  pulita, calda e confortevole.
Le lenzuola sono nuove ed odorano di fresco e di pulito.
Adesso che ho visto quest’altro Ostello quel Taito Ryokan di Tokyo dove i due ritorneranno è proprio una grande topaia.
Ma se il loro quasi dichiarato obiettivo è un rapporto sessuale con le ragazze di Tokyo perche sono andati a mettersi in una topaia di Asakusa?
Non sarebbe stato meglio nei quartieri dove c’è un minimo di vita notturna i cui nomi conoscono a memoria?
Dove portano quelle ragazze a fare l’amore in mezzo a lenzuola appese alle pareti dei corridoi o kimono sbiaditi a mo di fantasmi sui muri?
In realtà è da un po che dicono che al Taito non hanno visto giapponesi in due sere.
La camera che hanno avuto è per due e quindi si evitano evidenti imbarazzi nel portare a letto qualcuna in una camera condivisa con altri sconosciuti.
Oppure contano su ragazze come quelle conosciute in Italia.
Il cremonese che conosce la liutaia giapponese che sta facendo un corso sugli Stradivari a Cremona o ancora il sardo che faceva il mobiliere di mobili orientali a Bologna.
Loro frequentano....queste cose da anni, ma io che ne so del Paese del Sol Levante?
Serata senza cena per recuperare l’abbondanza di riso al curry saporito e nutriente di mezzogiorno.....le due gestrici del ristorante di Nikko avevano centrato bene la fame dei due....
Adesso dicono: “ mai più riso al curry. Dopo Tokyo Akiabara e Nikko abbiamo fatto indigestione! “
Infine la serata è allietata da due anzi tre avvenimenti.
Takashi non vuole una lira...mi dicono...ora che sono diventati culo e camicia con lui…in mia assenza.
Io riesco a inviare una e mail da una tastiera con le lettere cancellate dall’usura.
Provate voi a fare il pianista cieco ricordandovi solo la posizione dei caratteri!
Infine Takashi con tanto di chitarra acustica si esibisce solo per noi in un largo repertorio di canzoni USA di Elvis Presley e pretende che ne conosciamo le parole cantandole con lui.
Io sono più che cotto ed ancora con i postumi dell’agitazione della partenza e del nervosismo accentuato dal Cortisone oltre alla estrema mancanza di sonno.
Il mio cervello si rifiuta di cantare e non vede l’ora di rallentare e prepararsi alla notte.
 
21 maggio 2009
La giornata comincia con il triste commiato con Takashi.
Gli ho lasciato il mio nominativo ed un depliant sul lago di Como che mi sono procurato all ‘Azienda di  Soggiorno Lecco in caso voglia contattarmi e / o venire in Italia.
Lui sogna di fare il gondoliere a Venezia ed i due si sono già offerti di aiutarlo, ma io so che non è cosa facile e non mi sbilancio.
I due scimmiottano e comunque tra coetanei ci si intende meglio anche se il feeling che ho con Takashi resta tutto mio.
 
Da Nikko a Kamakura
Oggi giornata abbastanza incolore....traferimento a Kamakura.
L hotel New Kamakura si rivela un pessimo affare dal punto di vista del rapporto costo/prestazioni.
Già studiando bene il sito tale l’avevo definito dall’Italia : una trappola per turisti o per Tokyesi in cerca di un falso occidentalismo.
A vista ravvicinata non posso che confermare la somiglianza con una casa colonica adibita a pizzeria ristorante nei pressi della mia abitazione in Brianza....o meglio una cattiva imitazione.
In realtà non abbiamo nemmeno potuto usufruire delle camere in stile occidentale e come da contratto ci hanno messo in una giapponese con i futon, il tatami e tutti gli annessi e connessi.
Il sardo come fa al solito ha una dote speciale per arrivare per primo in tutto e per tutto.
A me che ho adattato il low profile e al cremonese spettano le burocraticità.
Lui finge di non occuparsene e si precipita in camera o al ristorante etc sempre per primo e come tale si accaparra sempre le posizioni migliori.
Ha una dote di sinteticità che vorrei tanto avere io mentre mi arrovello a considerare pro e contro di ogni azione.
L’amico cremonese segue a ruota ed io resto con gli avanzi e la mia capacità di adattamento messa a volte alla prova.
Il New Kamakura è gestito da Indiani del Kerala.
I furboni sono sempre sorridenti e pronti a mettercela nel sedere.
La stanza è arredata bene.......dopo il Taito......ma il prezzo è una fregatura per 3 persone.
Alla fine mi prenderò un beneficio in natura prelevando un loro kimono yukata di rappresentanza.
Pranzo mediocre in locale consigliato da Lonely.....
A proposito lo sapevate che i giapponesi sono contrarian anche nelle file?
Se vi sembra che il più vicino ad accomodarsi sia il cliente più prossimo all’entrata forse vi sbagliate.
Il primo è spesso colui che si trova vicino ad un palo o cartello riportante...qui serviamo a chi tocca.
Peccato che sia scritto nei loro indecifrabili caratteri!
In seguito visita di parte dei Templi con relativo trasfer misto piedi autobus......meteo sempre mediocre al punto che non vale la pena scattare foto....
Kamakura è stata Capitale del Giappone dal 1185 al 1333 ed è rappresentativa dal punto di vista culturale e architettonico come dice Lonely.
Molti i templi ricostruiti o con solo alcune vecchie parti ben conservate come l’Engaku-ji, il Tokei-ji col suo splendido parco, il Jochi-ji uno degli Zen più importanti ed il sentiero del Daibutsu con il secondo Budda per ordine di grandezza in Giappone.
850 tonnellate di bronzo e 11,4 metri di altezza, l’Amida Budda ossia il Salvatore.
Scolaresche festanti....i due che gettano un occhio di qui e di la tra le bellezze locali.
Devo dire che se la donna orientale non aveva da sempre alcun sex appeal su di me ora mi sto ricredendo.
Mancano gli ombelichi, ma tutto l’altro materiale c’è.
La serata passa in camera ad osservare i movimenti delle labbra ed i comportamenti dei giapponesi in TV.
Per un’ Italiano le loro commedie ed il taglio artistico dei loro Media sono parecchio mediocri e prevedibili.
Hanno molto da imparare sotto questo aspetto.
Ammettendo che non amano il Grande Fratello o quella trasmissione alla De Filippi i miei due amiconi si soffermano su di una soap femminile.
Non ci vuole la conoscenza della lingua locale per capire chiaramente la storia di una donna di mezza età distrutta da un amore extra coniugale rifiutato dal partner.
La si vede tornare a casa da marito e figlia e confessare tutto.
Recitazione di grande mediocrità.
Alla fine lascia la casa più per sua decisione che per suo marito che accetterebbe comunque un doloroso rientro.
Ma lei , distrutta ,preferisce cercarsi nuove strade.
Nel farlo si imbatte di nuovo nell’amante che nel frattempo ha cambiato idea e la tenta ancora.
Ma lei donna moderna, manager matura, dopo un iniziale cedimento non ci casca più e si incammina da sola verso un radioso futuro di liberazione della donna......
Patetico.....per me soprattutto che ho fatto il 68 nei movimenti universitari di sinistra...nel sindacato ....ed in qualche frangia di estremisti.....
I due, ma soprattutto il sardo si protendono in osservazioni del tipo..” come mi attizzano le donne mature.....” e lo affermano convinti!
“ Soprattutto manager....” dicono!
Non posso non pensare a Maredistelle ...ai suoi viaggi.....ai ragazzi che frequenta ed ai trascorsi della mia vita.
 
22 maggio 2009
Questa è la giornata della Onsen Experience.
La visita ai restanti templi di Kamakura si fa in mezza giornata.
Si tratta di templi minori, ma ugualmente interessanti e rappresentativi.
Il Zuiseji ha un bel giardino zen e sembra più una casa privata se non fosse che dietro c’è il cimitero e tanti tempietti votivi.
Attraversiamo il tunnel della felicità ahimè persa per me (miei pensieri tristi) e ci soffermiamo dinnanzi a delle statuette di orsetti grandi e piccoli.
I due che conoscono mediamente molto meglio di me queste cose affermano di non ricordare di cosa si tratta, ma sanno solo delineare due grossi testicoli che discendono nello scroto fino a terra delle due bestiole.
Su di un banchetto ai loro piedi il pubblico depone confezioni di kitekat.
Per quel che ne so sembra che questo quadretto sia inerente la famiglia: ne ho visto uno analogo a Mumbay o Bangalore non ricordo, ma non l’ho mai approfondito.
 
Trasferimento ad Hakone
Dopo vari cambi di treni ed un autobus che si inerpica tra strette e rigogliose gole di montagna arriviamo finalmente alla nostra Onsen Ryokan.
Si tratta di un posto di classe e lo si capisce dal livello dello stabile e dal tipo di accoglienza.
 
Una “ Gheisha madre “ ci fa riempire le formalità mentre le valigie sono state recapitate in una camera giapponese assai spaziosa con un patio attrezzato davanti ad un balconcino sulla natura circostante.
Tutta la Ryokan è un esempio di classe nella scelta delle decorazioni dell’ illuminazione delle suppellettili.
Si tratta di un edificio di inizi 900 ristrutturato e ingrandito varie volte, ma che ha sempre conservato le caratteristiche originali : l’ingresso a pagodina,  la scalinata principale ed il bel giardino zen.
Nell’accompagnarci in camera ci viene indicato il percorso per le due vasche termali interne che restano aperte ai clienti giorno e notte.
All’arrivo in camera siamo al settimo cielo e il cremonese mi ringrazia apertamente per aver individuato La Maison dai dati di internet.
Il sardo che finora si è sempre appartato per fumare questa volta cerca di approfittare chiedendo alla Geisha che ci accompagna se può farlo in camera.
Gli viene subito dato un portacenere e se non fosse per me avrebbe dato corso.
Si crea qui il secondo e ultimo alterco in quanto io protesto e lui esce sul balconcino non senza avermi minacciato una seconda volta.
Fortunatamente la voglia di provare il bagno termale alla maniera giapponese è forte per tutti e fa passare qualsiasi velleità guerresca.
Dobbiamo farlo almeno una volta prima di cena che ci sarà servita in camera come da tradizione.
Ci prepariamo al cerimoniale che consiste intanto nel denudarsi completamente e indossare lo yukata .
Ognuno prende quindi il suo necessaire e ci si sposta nella avant camera di preparazione.
La stanza è prevalentemente uno spogliatoio con armadietti individuali per conservare le proprie cose e lavelli con specchiere ed ogni genere di lozioni per il dopo bagno.
Per terra degli sgabellini ove ci si siede e ci si lava e sciacqua prima di entrare nella vasca grande.
 
Una volta nudi e puliti con il solo asciugamanino di servizio a “proteggere le parti intime “ possiamo entrare nel locale più propriamente termale dove fortunatamente non c’è nessuno.
La vasca ha una forma semi ovoidale a 2 gradini costellata di piastrelle grigio verdi.
L’acqua sorgiva si immette sia tramite uno scivolo in legno imitazione ruscelletto sia gorgoglia copiosa dal basso a mo di idromassaggio.
Il primo contatto è bollente (dovrebbe essere intorno ai 55 gradi C) e sconvolgente.
Si ha la tentazione di fare subito marcia indietro,ma sarebbe allora rinunciare all’esperienza.
In verità non ci si abitua mai definitivamente e credo che sia impossibile restarvi più di mezzora senza alternare entrate ed uscite.
Si fa presto a diventare rossi come gamberi soprattutto dopo….. quando si ritorna in ...aria.
Non si capiscono le caratteristiche termali, ma scovo una foto anni 30 che parla di acque sulfureo ferriche.
I nasi dei miei due compagni di viaggio non lo confermano...non parliamo poi del mio che non ne vuol più sapere di funzionare.
Attiguo al locale coperto si accede all’esterno da una porta a vetri e si nota una grossa tinozza circolare.
Qui se possibile la temperatura dell’acqua è ancora più elevata e non si resiste più di 5 minuti.
L’ambiente esterno non è quello che mi aspettavo ovvero siamo contornati da muretti alti e non c’è un gran contatto con la natura.
Le vasche veramente esterne chissà dove sono.
D’altra parte è imbrunire e siamo in montagna.
Il tempo non promette niente di buono ...nuvole basse passano da tutte le parti e più tardi entreremo completamente in nube.
Ma cosa importa : noi abbiamo la nostra bella Ryokan Onsen e possiamo bagnarci a volontà anche di notte....questa è la promessa , non mantenuta, soprattutto del sardo.
In tutto ci tornerò 4 volte e farò la conoscenza con un giovane giapponese che con moglie o fidanzata è venuto a rilassarsi dal nord di Tokyo.
Il cerimoniale è comunque da rispettare dal momento che alle 18 ci serviranno la cena in camera.
Quindi è tutto un lavarsi, asciugarsi, indossare lo yukata fornito dalla casa e correre ad accomodarsi a tavola...ovvero lo scomodo tavolino basso attorno al quale occorre sedere accovacciati o inginocchiati alla loro maniera.
I due ci provano almeno per poco mentre io non posso comprimere le budella più di tanto.
La tavola è una festa di ciotole di colori e di sapori.
Due gheishe attempatelle ( i due si lamentano affermando che le giovani ce le hanno volutamente nascoste.........) si avvicendano in numerose portate di un menu come prevedevasi a base di mille prelibatezze.
In giapponese le poverine cercano di spiegarci come si procede, ma la nulla conoscenza dell’inglese non permette che di parlare a gesti.
Se poi molti dei nostri gesti sono per loro incomprensibili solo cosi si riconosce davvero la barriera che evidentemente ancora oggi esiste tra le nostre due culture.
Da modesto Marco Polo mi limito solo ad osservarlo e riportarlo su queste mie note che involontariamente si stanno trasformando in un ricordo perenne che riporterò a casa.
 
Fuori il mondo pulsa e dopo cena ci si immerge nuovamente.
Ho insistito io di andarci subito prima che cominci la digestione profonda.
I miei due si danno un gran da fare a docciarsi prima ...a lavarsi...a sciacquarsi...e poi alla fine restano in vasca meno di me.
Vorrei restare solo coi miei pensieri e provare l’esperienza sensoriale promessa ovvero il sottile sconvolgimento fisico e psicologico che acqua calda, vapori e depliant promettono.
In realtà non sono mai riuscito a restare veramente solo attorniato come sono dai ricordi e dai rimpianti.
Poi il contatto col giovane giapponese mi ha riportato alla realtà.
Se ne stava andando senza parlare quando l’ho salutato.
Dice a me? Si a lei....
Tutto sommato è bene salutarsi anche quando ce n’è l’occasione e si crea un ponte.
Di ponti i giapponesi sono degli specialisti forse come noi latini romani.
Il contatto comincia in sordina.
Sembra che io risvegli lentamente le sue conoscenze sopite d’inglese...esattamente come col 57enne incontrato sul Sendai Tokyo.
Ci incontriamo e ci salutiamo varie volte sia nelle vasche che nei corridoi da soli o anche con la ragazza che proviene dalle vasche femminili.
E a poco a poco il rapporto migliora perche da parte sua c’è la voglia di imparare a comunicare.
Parliamo in varie occasioni della mia meravigliosa scoperta del Giappone, dei nostri due Paesi cosi simili eppur cosi diversi.
Fino all’ invito da parte mia a fare il salto...ad invitare a venirci in questa nostra bella e sgangherata Italia.
Certo troverà anche tante delusioni...a proposito soprattutto dei servizi....come spiegare....come raffrontare quello che non c’è da noi.
Ma troverà anche tante cose positive nel nostro culto per la bellezza, nel nostro patrimonio architettonico e forse nella nostra gente...quando vuole...se vuole.
Io qui ho trovato sempre disponibilità, cortesia,  rispetto e allegria..tanta allegria in uomini e donne sia passanti che nei pochi contatti interpersonali.
Il bagno di mezzanotte porta solo qualche sensazione in più perche il cremonese ha scoperto una seconda vasca più piccola ed elegante e ci andiamo tutti assieme.
Il locale è decisamente più bello di quello grande.
Invece di volte in intonaco e cemento inevitabilmente corrosi da muffe e umidità qui tutto ha i caldi colori di un rivestimento in legno di abete.
La volta a cupoletta quadrangolare rastremata alla sommità è poi una piccola opera d’arte.
Soprattutto non c’è il denso vapore che pervade l’altra.
Il motivo si scopre con l’osservazione....la cupoletta...è forata nella parte superiore ed i vapori fuoriescono nell’ aria esterna liberando il locale.
Quanta energia sprecata!
D’altra parte il Giappone poggia integralmente su di una bolla vulcanica termale....e se lo può permettere.
Se potessi a casa mia scavare e trovare tutto questo ben di Dio!
 
 
 
23 maggio 2009
Ancora un ultima vasca prima dell’ abbondante e fantasiosa colazione giapponese servita dalle gheishe dopo aver riassettato la camera mentre “ noi si è a godere il bagno caldo......”
E ancora un incontro .........col solito giapponese....... dicono i miei due compagni ......che invece sono andati alla vasca grande.
Ma sarà veramente il solito che hanno sempre incontrato anche loro?
Questi nipponici hanno il dono dell’ubiquità!
Ho la sensazione che stiamo parlando di persone diverse...ma loro no!
LORO sono sicuri di ciò che dicono: questi italiani devono distinguersi a tutti i costi!
Bisogna che ogni volta non diano l’impressione della sorpresa....non riescano a gioire della novità più di tanto e con aria attempata e orgogliosa debbano sempre e comunque non farsi trovare impreparati dinnanzi a niente.
Perché non farsi cogliere invece dall’inaspettato?
Questo spirito competitivo di patata che ogni giorno sembriamo voler applicare nel nostro Paese è proprio necessario importarlo qui?
Non sarebbe meglio invece farsi coinvolgere delicatamente e improvvisamente, modestamente e semplicemente dal gusto del mistero che qui è cosi sapientemente amministrato?
Fatto sta che il mio giapponese adesso durante l’ultima immersione in mia compagnia è finalmente convinto.
Da sempre avrebbe voluto visitare l’Italia come me il Giappone ed adesso gliene fornisco l ‘occasione promettendogli il mio aiuto e se viene in camera in un secondo tempo gli darò il mio indirizzo.
La cosa si realizza puntualmente mentre sono alla toilette....mi dicono i miei due....sono arrivati quelli dei bagagli....cercavano te...gli abbiamo detto di ripassare....
Bagagli......quali bagagli?
Ma com’era l’ospite giapponese che avete sempre incontrato nelle VOSTRE vasche?
Il sospetto diviene per me certezza quando l’addetto ai bagagli ovvero il mio giapponese bussa nuovamente alla porta.
Sono contento di vederlo e con gioia conosco il suo nome e cognome e gli do il mio con l’opuscolo sul Lago di Como.
Arrivederci in Italia, spero.
Comunque sono contento e mi sento un po un modestissimo novello Marco Polo intento a creare ponti tra le nostre due culture.
Chissa!
La colazione anche quella è stata fantastica.
Non avrei mai pensato che nelle mie condizioni di salute avrei mai potuto mangiare pesce fresco o cotto di prima mattina.
Glicemia pre colazione 89...ottima ...dopo la pantagruelica cena di ieri?
Certo anche gli orari ed i bagni termali hanno il loro effetto!
Ora dobbiamo dar corso al programma e tutto sembra procedere come previsto.
Ma ieri com’era..come dicono a Torino?
Era che alla stazione di Odawara contrariamente ad ogni logica ed a ogni ragione i due.....istigatore il sardo si erano impuntati sulla escursione odierna ad Hakone.
“ Noi ci riposiamo “ affermava il sardo!
Certo, ma l’obiettivo era di rientrare nel pomeriggio a Tokyo per i …….festeggiamenti del sabato sera!
“ Non vogliamo fare tutti quei km.”
Cartina alla mano gli avevo spiegato che qui è di prammatica fare un giro ad anello per vedere il Monte Fuji quando lui si vuol far vedere, per osservare la natura, per attraversare il lago.
Poi si prende il treno più in basso....e si torna a casa.
“ Ma chi l ha detto? “ insistevano i due “ Noi non seguiamo queste cose....”
“ Bene...fate come volete. Io seguo il programma e comunque ricordate che il pass cumulativo di 3900 jpy è altamente conveniente anche se non fate il giro completo.....”
“Quale giro? “ insisteva il sardo.
 “Cosa ce ne facciamo del giro.....” ribadiva mentre il cremonese gli faceva stancamente eco.
“ Comunque sentite ragazzi, …. un bel momento ci dovremo separare.......” e non avevano capito o letto bene nemmeno il foglio xls con la mia iniziale proposta di programma.
Mi era venuta in mente la cronaca del mio amico Carlo Alberto D.R. Ing.aeronautico, pilota, Istruttore, grande mente che con sagacia aveva descritto con la sua solita bravura una serie di comunicazioni aeronautiche a Linate in una vigilia di Natale con nevicata annessa.
In quel frangente mi sono sentito come quel capitano del volo Iberia che non voleva cedere ad un sopruso della torre.
“ ...soy siette e siette estarà “ aveva urlato nel microfono come un grido da battaglia degli Hydalgo ...quando gli volevano far passare avanti un altro aereo.
Fatto sta che la mia posizione ferma o un improvviso rinsavimento avevano convinto i due a ragionare.
“ Guardate che in ogni caso voi potete fare anche metà del giro e poi rientrare.”
Qui la questione era semplice...il sardo non vedeva l’ora di rientrare a Tokyo per mettere le mani su qualche bella pollastrella....
Bella?
Mica tanto....si sarebbe accontentato per sua stessa ammissione anche di una taglia forte...diciamo...polinesiana che avevamo trovato qui in albergo...una ragazza di 16 anni, 160 cm e 90 kg accompagnata dai genitori.
Potenza della patonza!
 
Fatto sta che il cambiamento di fronte c’è...chissà per quale mistero cambiano versione…..ma certo dicevamo la stessa cosa e non ci capivamo….andava affermando il cremonese.
Oggi non finiranno di spiegarmi che è stato un affare e tra l’altro un giro molto bello.
Infine intorno alle 17 sarebbero rientrati alla topaia per lavarsi e sbarbarsi....
Ma nel frattempo
 
1) I nostri bagagli prelevati dalla camera sarebbero stati recapitati per la cifra modestissima di 3,5 eur a 30 km di distanza alla prima stazione disponibile dove avremmo concluso il giro turistico.
 
2) Avremmo fatto una prima tratta in autobus tra due paesini fino alla funicolare. Di sabato  la gente comincia ad invadere le strade. Famigliole con nonne e bambini piccoli fanno un gran piacere alla vista. Sorridono e scherzano tra di loro. Il fatto di non capire una sola parola della loro lingua a volte può essere un vantaggio. Un po come guardare la Tv senza audio. Sei spinto a capire tante cose del loro comportamento. Tante coppiette giovani coi genitori...sembra un po un mondo ancestrale...lui mogio mogio. Altrimenti coppiette o triplette di ragazze che ridono e scherzano tra di loro o parlano dei loro problemi. Alcuni hanno comprato i loro bento ovvero i cestini da viaggio per la prima colazione..sempre una festa per gli occhi. Hanno varie forme da rotonda a quadrata a rettangolare ed infine trapezoidale. Sono ripieni delle loro variopinte specialità. La funicolare rossa piccola e di media età mi fa pensare a quella del Vomero a Napoli una delle più antiche del mondo ed oggi ancora in funzione...funiculì funiculà. (n.d.A. errore….sono appena rientrato da Napoli.Le vecchie carrozze sono finite in Museo…..peccato! )
Gli omnipresenti funzionari controllano l’arrivo dei vagoni e l’apertura delle porte con meticolosa precisione.
Quando è tutto pronto verificano i biglietti e persino la loro autorizzazione a passare con un gesto largo di mano e braccia sembra la musica di un popolo gentile.
 
3) Primo tratto di telecabina...si comincia a salire seriamente (si fa per dire). La nostra quota max sarà di un migliaio di metri. Basterà per sforare le nubi basse e vedere a Nord Ovest la sagoma del Fuji San la signora montagna anzi qui è maschile?
Gli impianti di risalita mi sembrano moderni, ma la tecnologia nipponica non mi sembra brillare nel contesto.
La prima cabina ospiterà una quindicina di persone tutte sedute…..strano ma vero..eppure gli addetti non la fanno riempire.
Stanno semmai attenti alla spaziatura tra una cabina e la successiva e la scarsa velocità della fune fa in modo che la portata oraria sia alquanto scarsa. Niente a che fare con i nostri impianti Leitner evidentemente più avanzati e tecnologici...basta confrontare pali e carrucole.
Ciò che colpisce pero è l’estrema silenziosità.
Saliamo tra boschi di conifere in un paesaggio naturale incontaminato.
Non si vedono paesi a perdita d’ occhio e il Fuji si nasconde ancora.
 
L’essenza.
I miei due sembrano sempre sapere esattamente in quale punto è prevista la sua vista. Quando guardo il depliant e non riconosco le foto del Fuji viste da qui o da li LORO se la ridono sotto i baffi e pensano sempre che io sia un approssimativo.
Storpio i nomi giapponesi e ai loro occhi sembro impacciato in tutto.
In verità, a parte lo stordimento del poco sonno negli ultimi 15 giorni, voglio assaporare del Giappone solo l’ essenza in questa prima fase.
Per le lingue sono dotato.
Quando entrai a far parte della mia ex Società francese precedente non conoscevo una sola parola della lingua d’oltralpe.
Tre mesi dopo al primo incontro con l’Amministratore Delegato me la cavavo già così bene che lui decise seduta stante certe posizioni per la mia vita professionale e non voleva crederci al fatto che ero totalmente a digiuno.... Tempi felici in cui quella azienda contava ancora 62.000 dipendenti...poi la morsa del tempo ed anche questi nipponici....con la loro aggressività commerciale che ora scopro avere piedi d’argilla.
Eppure la nostra tecnologia era più avanti di questi …….basta vedere le carrozze di certi treni....
Devono ancora scoprire gli ammortizzatori di stabilizzazione orizzontale, perché se il binario non è più che perfetto i vagoni cominciano ad oscillare orizzontalmente come il pendolo di Foucault.
La cosa è divertente soprattutto in stazione quando occorre fare un saltello da vagone a pensilina nel momento giusto della sua oscillazione……
Alla sommità della prima montagnella soffioni di vapore dappertutto e canalizzazioni di raccolta.
Sembra Larderello.
 
4) Terza cabinovia..qui i vagoncini si sono umanizzati e diventati più piccoli, ma la velocità è la stessa.
Viaggiamo tra due picchi...si fa per dire….. e la gente fa ohoooo quando le cabine passano su piloni che di colpo aggettano sul vuoto.
Niente a che fare con i curvoni impressionanti passati ad alta velocità a Chiesa Valmalenco in Valtellina o a La Thuile in Val d Aosta.
Chiedo ai due se sanno sciare...negativo....il cremonese mi dice che ha paura e poi costa molto sciare e poi non gli piace....i suoi amici andavano una domenica si ed una no, ma poi hanno rinunciato.
Non sanno cosa vuol dire fare una discesa tra gli alberi delle nostre montagne innevate e respirare la natura specialmente nel Trentino!
Qui ci sarebbe il punto di osservazione più prossimo per il Fuji ma il San non si vuol far vedere oggi ...e molte altre volte ancora, dicono.
Qualcuno ne fa una Religione dal momento che oltre agli alberi anche alcune montagne possono essere considerate sacre.
 
5) Nuova cabinovia. Questa è l’ultima e in discesa verso il lago Ashi-noko
Si tratta di un bel laghetto di montagna credo intorno ai 15 km di lunghezza dalle acque di un blu intenso anche se il cielo non è proprio terso.
 
6) Nuovo cambio e fila alla stazione marittima, ma anche code che da noi prenderebbero ore qui si risolvono in 10 -15 minuti.
Il battello che ci attende per la traversata fino a Moto Hakone e un po kitch....mio modo di dire che è molto kitch dicono i due.
Si tratta di una piccola motonave metallica travestita da Galeone Spagnolo del 17mo o Brigantino inglese.
Qua e la qualche statua di militare inglese o pirata della filibusta.
Le murate sono delle balaustre con capitelli stondati tipo Rinascimento.
La gente sciama felice e si fa immortalare nelle braccia di qualche riproduzione di personaggio in costume: il tutto per i 50 minuti di navigazione sulle acque tranquille del lago.
Avete fatto mai sci d’acqua?
No, ma al cremonese piacerebbe e allora mi pone domande come si faccia a partire da fermi...lui pensava si partisse al volo come nei films di James Bond.
E’ abbastanza incredulo quando ascolta la procedura.....ma pensoso quando spiego le sensazioni che si provano su uno specchio d acqua come questo soprattutto al tramonto.
 
7) A destino passeggiata nel piccolo centro turistico ...visita a piccolo Tempio il cui Torji campeggia nelle foto caratteristiche del luogo e foto a coppia di sposi che qui è convenuta per la cerimonia. Si farebbe colazione se il ventre ne avesse bisogno, ma non dopo quella di stamane con le Gheishe attempatelle……..
 
8) Non è per niente tardi, ma approfittiamo del vantaggio conseguito. Ormai siamo a 3/4 dell’anello e ci manca solo il bus che dopo un infinita serie di tornanti per altri 30 km ci depone nella stazione dove sono stati recapitati i nostri bagagli.
 
9) Da qui non è finita. Dovremo prendere l’ultima tratta per raggiungere la linea ufficiale degli Shinkansen ovvero i PAPA’ dei TGV o TAV.
Tutto questo per soli 3900 jpy ovvero 30 euro...e i due non fanno altro che dire...abbiamo fatto bene a fare questo free pass.
Per non aggiungere che siamo con un ora di anticipo sulla tabella di marcia.
Meglio cosi.
Loro , per risparmiare, non fanno prenotazioni ed io posso cambiare treno e prenotazioni in qualsiasi momento.
Cosa che faccio subito in un battibaleno una volta al banco della biglietteria.
Percorriamo gli stessi corridoi per la stessa linea, ma ad un bel momento ci divideremo..
Loro vanno a Nord dove li aspetta la grande Tokyo. Io a Sud a Nara, nei pressi di Kyoto.
“ Se ti annoi vienici a trovare a Tokyo “ si commiata il sardo.....
Non ne ho proprio voglia di tornare a Nord per mille motivi il primo dei quali è quello di non perdermi le parti centrali e meridionali dell’Honshu.
“ E’ stato un piacere dice il cremonese “ ma non so quanto sia sincero o influenzato dall’amico.
Per me è stato un diversivo.
Forse loro sono in fondo due bravi ragazzi , ma non c’è l’intesa che cerco e che però raramente trovo.
D’altronde sono capace di viaggiare benissimo anche da solo...in Giappone poi.....
La stazione di Kyoto all’ arrivo non mi sembra diversa da tante altre.
La verità è che non la visiterò subito e salterò sul primo locale per Nara sotto una pioggia torrenziale.
Nara è una piccola e interessante cittadina a sud di Kyoto ,Capitale del Regno in un breve periodo storico.
I turisti ci vengono soprattutto per la grande statua di Budda monumento ligneo in una cattedrale lignea....una San Pietro buddista...forse.
Perlomeno ha le massime dimensioni che si possano realizzare con una struttura di legno.
Colonne in palissandro o legni esotici di dimensioni paragonabili a quelle delle nostre più grandi cattedrali.
Mi faccio portare alla Ryokan che ho selezionato da Internet e che si rivela subito una buona scelta.
Il mio fiuto non mi ha ingannato e la stessa azienda di turismo ha parlato della Seikasho come se fosse la sola Ryokan di Nara...perlomeno la Ryokan vera.
Questa volta prendo un taxi perche la valigia è divenuta insopportabilmente pesante.
Il tutto mi costa in totale 820 jpy (4.5 eur)....ottimo.
All’arrivo del taxi il proprietario o gestore si prepara ad attendermi davanti all’uscio per darmi tutte le informazioni del caso.
Per completare la sua ospitalità mi porta la valigia fino in camera.
Questa Ryokan tradizionale  deve contare almeno 100 anni: il corridoio a prima vista sembra un po opprimente...assomiglia a quello di un carcere con la volta bassa e le celle disposte dietro grate..... di legno.
Sono porte scorrevoli che accedono ad un piccolo disimpegno di 1 mq prima di entrare nella camera vera e propria di pochi tatami.
Si respira un’aria pulita e completa.
Infine un piccolissimo patio si affaccia su di un bel giardino zen che sarebbe senza dubbio piaciuto a maredistelle..
La pace è qui di casa a Nara.
Ma la vita preme...sono le 19h30 ed i ristoranti stanno per chiudere.
Mi faccio indicare a larghi caratteri la direzione migliore da prendere e capisco solo che c’è una galleria commerciale più avanti dove ne troverò alcuni.
Per galleria qui si intende una copertura metallica misto vetri che è stata passata tra i due lati di una stretta strada tra immobili adiacenti.
La Ryokan è però a 500 mt in una zona di casette basse e antiche molte delle quali nel caratteristico color castagna opaco.
Dopo aver esplorato la più recente, si fa per dire, “Gallerie” opto per tornare indietro e cenare in un locale anche questo caratteristico.
La seduta è quella inginocchiata tradizionale con dolori alle ginocchia attutiti dai cuscini.
Però per gli occidentali hanno previsto una ...fossa...in modo da distendere le gambe come da una sedia...geniale....
Dall’ alto tutto sembra strettamente giapponese come d’altra parte il menu che ho assaporato.
Difficile qui riportare tutte le varie portate.
Il sonno poi sul tatami è ormai certo.
Non  è cosi male dormire su questo tipo di duro....ed il jet lag assieme all’ ansia e insonnia da cortisonici sono passati.
Solo particolare…. il bagno in comune che mi fa alzare durante la notte e che mi da modo di scoprire che ogni camera ha una finestrella che da sul corridoio.
Niente intelaiatura metallica o di legno, ma solo un leggerissimo diaframma,  un velo bianco di carta di riso!
Da un momento all’atro potrei aspettare di vedermi saltare in camera una tigre o un giocoliere di circo che attraversa il cerchio con fuoco!
Ogni stanza è pero diversa dall’altra...la mia finestra ha la forma del segno di infinito....anche se inclinato verso l’alto.
Sono certo che vuol dire qualcosa.
Devo approfondire!
 
24 maggio 2009
Nara è una piccola città.
Però quando bisogna camminare qui in Giappone c’è n’è sempre per tutti i gusti.
La zona dei Templi comincia dal grosso Parco di Nara koen in cui circolano liberamente 1200 cervi ed altri animali ormai abituati alla commistione con gli uomini.
Nella parte iniziale sono state ricostruite alcune case tradizionali e per quanto di forma e taglia differente la verandina o il giardinetto con laghetto non mancano mai.
Nara è anche conosciuta per i suoi stagni traversati da ponticelli ed alla fine del giro in quanto portatore di passaporto straniero la Prefettura locale mi offrirà gratuitamente la visita previa compilazione di un questionario.
Il giro prevede una porzione di un giardino riproducente un landscape del 7mo secolo epoca del fulgore di Nara.
Mi attira in lontananza un branco di cervi con femmine e piccoli accovacciato laggiù nella radura che sembra un campo di golf tanto il green è curato.
Ma raggiungerlo è un altro paio di maniche ed alla fine sono uscito dal parco per poi recuperarlo altrove.
Pazienza.
In questo modo mi godo anche un po dei sobborghi.
Domenica mattina: la città sembra ancora sonnacchiosa alle 10.
Piccole casette si intervallano con stagni...nei più grandi in un piccolo largo una postazione con dedica e la spiegazione al periodo della sua presunta creazione..
Tre i templi da visitare...
Kasuga Taisha , Kofugu Ji e infine il Daibutsu De
I primi due sono scintoisti ed hanno le caratteristiche ormai conosciute con la sola eccezione di avere meno scale ed uno stile più sobrio.
Prima di raggiungere il tempio buddista mi soffermo a degustare un buon gelato alla vaniglia.
Un cervo crede di fare bene avvicinandosi e prelevando dalla parte posteriore dello zaino un blocco di depliant.
Cerco di strapparglieli, ma lui resiste: sembra vadano ghiotti di carta stampata un po’ come i lettori occidentali!
Un passante …GIUSTO un’ occidentale interpreta al contrario la scenetta e mi rimprovera come se avessi dato da mangiare carta alla povera bestiola.
Comunque la cialda del mio cono sarà ingurgitata appena avrò finito il gelato.
Anche al Seikanso Ryokan ho fatto una colazione nipponica...due le...tavole ..per terra apparecchiate..la mia e quella di un occidentale che evidentemente ha preferito restare sul classico con burro e marmellata.
Invece io dopo aver rispettato la tradizione e degustato le specialità del Seikanso Ryokan a base di pesce mi sono fiondato nel suo giardino sia per assaporare l’atmosfera e per fotografare le mie emozioni tramite il taglio e l’angolo delle foto fatte.
Nel parco di Nara i cervi circolano indisturbati e anzi si avvicinano a giovani e vecchi per prestarsi ai servizi fotografici anche se in realtà ciò che cercano è qualcosa da mangiare.
Se a P.za San Marco si compra il miglio per i piccioni qui ci sono gallette apposite.
E’ un piacere ascoltare i gridolini delle ragazze che li offrono alle bestiole ed i sorrisi di scherno che fanno.
Penso ai soldati giapponesi nella guerra del Pacifico.
Quanti sacrifici possano aver fatto per non perdere la guerra...e per salvaguardare questo mondo dall ‘ apparenza cristallina che vedo ancora oggi.
“ Difendete il Giappone e le sue tradizioni prima che il mondo occidentale le distrugga “ fu il messaggio dell’ Imperatore.
“ Sono tanto belle ma fragili! “
E oggi?
Oggi potremmo dar ragione al sardo ...forse...perchè i giapponesi odierni sono ormai in parte consenzienti e occidentalizzati.
La differenza sta proprio in quel ...in parte....
Ma possiamo noi veramente influire sul corso della storia oppure è solo un illusione?
Invasioni, barbarie, ammazzamenti vari, guerre,  sono stati tutti fenomeni coscientemente voluti oppure fuori della portata del singolo, dei Governanti o degli Stati anche se inscritti in un disegno globale ed eterno che con la globalizzazione non ha niente a che fare?
Per caso la regia occulta dei comportamenti umani non risiede nelle eterne leggi del Creato o le teorie Astrologiche e Planetarie buddiste o induiste?
Comunque il grande tempio a Budda è la vera novità di oggi!
Devo ammettere che è il tempio in legno che più grande non c’è n’è.
Basta documentarsi.
Prima rendo omaggio al lato dell’ingresso principale alla statua lignea di un entità dell’occulto che sembra attendermi, Binzuru (Pindola Bharadvaja) che esercita su di me una certa attrazione e sconforto.
Poi la sorpresa...lo stupore per le dimensioni dell’edificio e le sagome di Budda e due suoi discepoli.
Supera dimensione umane persino il famoso petalo di loto rappresentante i misteri del Buddismo e le sue Leggi qui riprodotto in bronzo.
C’è l’atmosfera delle feste domenicali e mi chiedo come mai il buddismo continui a far capolino nella mia vita anche nelle sue forme più grandi ed estetiche come il mio incontro fortuito col Da Lai Lama ed ora il Grande Budda di Nara che scopro essere uno dei riferimenti più importanti.
Comunque basta allontanarsi dai sentieri previsti per perdere la strada.
Le piantine maccheroniche che consegnano le aziende del turismo o gli alberghi possono a volte portare fuori strada.
In generale sia queste mappe che quelle affisse per strada e quindi più ufficiali non sono quasi mai nord centriche.
Tutte le volte è necessario un grosso lavoro d’interpretazione per capire come sono disegnate ed orientarsi di conseguenza.
Questo è niente se solo si pensa che molte non sono tradotte in caratteri latini ed i nomi delle strade principali quando ci sono non hanno significato per noi occidentali.
Viceversa se mostrate una mappa tradotta in inglese ad un tassista ad
un passante o negoziante insomma a tutti coloro che capiscono solo il Kangi.....siamo daccapo.
A volte anche i gesti non servono perche li interpretano in maniera differente da noi.
Allora il Giappone è il paese dell’ incomunicabilità?
Neanche per sogno!
Fatta la legge ovvero quella della separazione tra Giappone e il mondo intero dell’epoca degli Shogun e rapportata a quella di oggi ovvero la separazione già nel percorso scolare tra quelli che potranno avere accesso al nostro occidente e quelli che no... trovato l inganno.
Tutto sta nella giovialità, intelligenza ,sensibilità e disponibilità della gente.
Un ‘ arma più potente della bomba atomica.
Ecco perche penso che nessun protezionismo, nessun limite pratico o burocratico potrà fermare il processo conoscitivo di questo popolo verso il nostro occidente.
Solo la storia ci potrà dire quanto avremo perso o guadagnato reciprocamente.
Io qui mi limito a riflettere che tutte le specie animali e vegetali subiscono costanti trasformazioni che dipendono dall’ambiente....ma ricordano la forma originaria vedi la Legge di Darwin.....a proposito... I due compagni di viaggio internet non sapevano chi fosse Darwin.....
Dopo aver ammirato i due guardiani del tempio che qui sono messi in posizione arretrata e incoerente mi attirano i gridolini gioiosi di alcuni....fedeli giovani.
E proprio vero quanto diceva Maredistelle a proposito del Buddismo....niente contrizioni e costrizioni...qui la religione anche quella più seriosa rispetto allo scintoismo è piuttosto un pensiero filosofico vitale sempre se di religione si tratta.
E mi perseguita da 6 anni.
I giovani e magri stanno facendo il gioco del passaggio nella colonna.
Un antica tradizione dice che chi passerà il foro praticato alla base quasi in contatto del pavimento che ha le stesse dimensioni delle narici del Budda riceverà l illuminazione.
Occorre essere dei contorsionisti o dei giapponesi per passarvici ma una giovane coppia con bambino al seguito ci riuscirà.
Per il pomeriggio è prevista pioggia mi aveva anticipato il gestore della Ryokan e faccio appena in tempo a rientrare in Hotel che si scatena il temporale.
Devo solo ritirare il pesante bagaglio...si lamenta la moglie del gestore.
Qui la valigia e diventata troppo pesante....occorre trovare una soluzione......mulinello mentale strizzacervelli ed il mio amico Gerlando, il siciliano, dall aldila mi dice....ma come non ricordi?.
Kyoto dista da Nara un ‘ora di treno ed il mio hotel da info di rito delle sorridentissime commesse dell’ agenzia turistica locale si trova veramente nelle vicinanze della stazione.
Si passa a piedi davanti all’ Ufficio Postale Centrale....ma Gerlando aveva parlato di Osaka....e poi ancora davanti ad una filiale a 5 piani di Bic Camera.
Tre compiti per i prossimi 2 giorni....l’acquisto di un lettore MP3 per Anna e di un dittafono per me o tutte e due le cose assieme.
Infine devo liberarmi di un po di...zavorra in valigia.
Questa è l ultima volta che viaggio con una valigia extra carica..
Altrimenti ritornerei con pochi acquisti dal Paese della precisione e del gusto artistico.
L hotel Apa Ekimae si dimostra un altro affare...via Internet 60 eur a notte con una colazione che ne vale almeno 15.
I nostri albergatori dovrebbero vergognarsi....soprattutto quando un giapponese dovesse commentare le loro miserevoli prestazioni rispetto a quanto è offerto qui.
La sera finalmente scopro i ristoranti sul tetto della stazione di Kyoto e le sue dimensioni impressionanti.
Accanto al mio tavolo una giovane coppietta...cerco d intavolare un minimo di discussione....dicono che sanno un po di inglese?
Niente da fare...se il po consiste in good morning o good evening è veramente poco.
Ne approfitto per scrivere queste note come faccio spesso tra una portata e l altra tralasciando il galateo.
Ma sono solo a tavola!
D’altronde qui una buona parte di uomini e donne vecchi e giovani camminano, prendono bus e metro, vanno al cinema e forse fanno anche all’amore con il flip del telefono aperto ed i loro indecifrabili testi in caratteri Katakana.
La sola differenza è che il mio Palm Treo non ha il flip e non è variopinto come i loro.
Porca miseria siamo a poco più di meta viaggio e vorrei stare qui una vita!
 
25 maggio 2009
Camera 1105 Ore 3h30 ……… si proprio cosi...siamo nel pieno della notte.
La camera presso l hotel APA Ekamae a Kyoto è piccolissima ma confortevole
Ne ho preso possesso ieri pomeriggio.
Il popolo degli animi gentili mi ha ascoltato e mi ha posizionato più in alto possibile all’ 11mo piano.
Se non fossi a letto e la finestra non fosse oscurata avrei la vista della città.
Invece qualcosa mi ha svegliato...o qualcuno.
Mi voglio riaddormentare, ma qualcosa dopo della limonata che ho comprato ieri e messa in frigorifero mi spinge ad accendere la tv via cavo...meglio via rete (il tv è asservito ad un router 10/100).
Immagini con neve.....quella tecnica....ma come siamo ancora in analogico?
E si certo...cari signori...anche qui siamo ai resti della tv generalista dopo che è passato il temporale digitale terrestre o meglio cavo in fibra ottica.
Se volete qualcosa di meglio tocca comprare una carta prepagata Tv a tempo o programma giusto li all’ arrivo dell ‘ ascensore ....ecco cosa sono quelle macchinette la cui sola definizione in caratteri latini lascia trasparire il sospetto che trattasi di qualcosa di utile......Room Theatre.......attenzione non è l Home Theatre che ho installato a casa mia.
Comunque scheda o non scheda nelle immagini disturbate dalla neve una locomotiva a vapore si inerpica tra le montagne.....Messico.... Guatemala?....ma no......i guanti bianchi del conduttore tradiscono che siamo ancora in Giappone
Le Japan Railways colpiscono ancora....sono a due passi dalla stazione principale di Kyoto di cui ho documentato e documenterò la struttura avveniristica e non gli basta di perseguitarmi con binari e carrozze.
Mi lascio invece cullare dalla musica di sottofondo (Heaven) e in una migliore qualità visiva immagino le poetiche scenografie che stanno inviando.
Una locomotiva a vapore ansimante....(a proposito ……..ho dovuto spiegare al cremonese cosa significa ansimare ) attraversa ponti viadotti gallerie e montagne giapponesi nel rigoglio della natura.
Poco dopo una littorina diesel apparentemente più pulita si lascia carezzare da vallate di ciliegi in fiore.
Ho le lacrime agli occhi.
Si la terra è proprio un paradiso e perche proprio adesso sono stato svegliato?
3h59 ora mi devo riaddormentare..cosa sognerò?
 
Affrontare Kyoto senza una buona preparazione di quanto e cosa visitare può essere dispersivo.
Purtroppo si corre troppo e non c’è tempo per ripassare i consigli della Lonely....ci vorrebbe un secondo pilota o ufficiale di rotta meglio se femmina...ma del tipo che dico io.
Comunque disponiamo di un ricco biglietto di circolazione open giornaliera....500 jpy 4 eur .....dove le trovi queste condizioni a Milano o a Parigi?
Il sistema altrimenti sarebbe più caro pagando bus dopo bus....con 3 passaggi ti sei già guadagnato la tessera giornaliera.
Primo obiettivo..la Pagodina argentea.....folle di turisti, bambini e ragazzi coi professori, una comitiva di pensionati francesi....un bel po di slavi....più degli italiani che ci sono, ma da mosche bianche.
In genere sembrano coppie in viaggio di nozze.
Oltre alla pagodina i piu bei giardini finora visti con stagni di ninfee.
Una cura meticolosa e frotte di giardinieri intenti alle pulizie o potature giornaliere.
Li immaginate a Roma a Villa Borghese o Milano parco Sempione?
Forse a Parigi al Bois de Boulogne....
Seguo poi i consigli dell’agenzia di turismo con itinerario consigliato...a pallini lungo il canale
Della fioritura dei ciliegi non c’è più traccia anzi ogni tanto trovo delle minuscole ciliegine per terra o sugli alberi.
Comunque i consigli dell’attempata collaboratrice volontaria che si è avvicinata mentre studiavo guida e mappe restano sempre validi a parte per i miei piedi.
Se però si visita una delle nostre capitali europee alla fine del giorno non si è fatta meno strada...anzi.
C’è una novità..ho comprato da Bic Camera sia l’ Ipod che un secondo lettore con dittafono.
Solo che sul suo visore non si vede niente tranne il low battery della carica di fabbrica.
E adesso dove la trovo una connessione USB da computer per caricare questa batteria?
Il viaggiatore tecnologico ha sempre un bel po di problemi da risolvere al riguardo e la sera con una o due prese di corrente in camera c’è la fila degli apparecchi famelici di ricarica.
Si va dal cellulare, alla video camera molto ingorda anche senza uso del visore.
Viene poi il lettore di MP3 e per ultima la mia bella Canon che è tanto parca da non avermi mai chiesto niente fin dall ‘inizio del viaggio.
Eppure scatto centinaia di foto al giorno flash compreso!
Il dittafono poi lo abbandonerò: dopo vari esperimenti qui si prova che il pensiero scritto è meglio di quello verbale, almeno per quanto mi riguarda.
Come Montanelli  e la sua Lettera32 io preferisco la tastiera querty del mio Treo....anche se il mio indice reclama.
In cuffia una stazione radio FM fenomenale....direi che si tratta di uno stereo allargato alla spazialità con tecniche informatiche perchè il suono di ottima qualità mi perviene esattamente dal centro della testa mentre a piedi discendo Kyoto ritornando alla partenza vicino alla stazione centrale.
E’ un edificio da 11 piani tutto vetro strutture metalliche e cemento lungo intorno ai 500 mt. pieno di centinaia di locali commerciali una Rinascente a 9 piani etc oltre alle zone tecniche ed accessi vari ai numerosi binari.
Insomma un mondo nel mondo.
Per tornare al percorso sulla mappa sono segnalati templi e tempietti.
La musica che ascolto fa da sottofondo alle mie emozioni e dalla regia “ in alto “ qualcuno guida sapientemente il mio passo e lo accelera o decelera per farmi arrivare sincronizzato con i brani musicali.
Come si spiega che non appena arrivo ad un laghetto la musica da rock diventa melodica e quando a mia insaputa di colpo mi trovo davanti al fiume vedo l’acqua e in quel preciso istante attacca Old Man River?
Piero Angela dirà che si tratta solo del caso eppure sto sempre più distinguendo tra le vere casualità e quelle apparenti.
Un senso di pace e di felicità vi invade mentre si chiude questa prima giornata a Kyoto non senza aver fatto una Onsen in camera ed una cena a base di pesce fritto ...quelle cotolette ripiene e poi impanate croccantissime
 
 
26 maggio 2009
Kyoto meriterebbe più di due giorni nata com’è per il passeggio, per il lento incedere e perlustrare.
La stessa Azienda di Soggiorno lo consiglia.
Oppure noleggiare la bicicletta.....la prossima volta.....passeggiando in bicicletta (R.Cocciante).
Tuttavia l’estensione è notevole e le poche alture sono fattibili anche da chi non è per niente allenato.
La meteo è mediocre...ma ci si rende conto che almeno la temperatura sarà piu alta di ieri.
Il morale è ottimo e rinforzato dall’addetta del buon ristorante dell Apa hotel dove faccio colazione: un bel sorriso che sembra spontaneo ti mette di buzzo buono.
Poi le coccole fanno sempre piacere e persino quando una di quelle bustine del te verde in plastica extra resistente ti resistono ad oltranza, vederla arrivare con un paio di forbici in mano è come veder arrivare la guardia costiera mentre stai affondando.
E non basta...dopo qualche minuto ritorna per assicurarsi che volevi proprio il the verde....dato che non sembra essere l’attrazione del vasto pubblico.
Ma il self service dell’ Apa Hotel è molto ben fornito di tutti i tipi di ingredienti dalla cucina cinese a quella giapponese sino a quella occidentale.
Inoltre non è il caso di affrettarsi dal momento che tutto non apre prima delle 10, dai Musei ai caffè e negozi.
Semmai ci si può spostare con i Raka bus fino in prossimità delle zone da visitare.
Non sembra, ma occorrono almeno 30- 45 minuti di tragitto dalla stazione centrale  monumento al modernismo ed all’efficientismo fino ad uno dei tanti obiettivi turistici.
Certo il flusso passeggeri di Kyoto Station non è quello di Shinjuku, ma comunque tiene il passo con le grandi stazioni mondiali.
Ho scelto l’Apa hotel per la posizione comodissima, per il prezzo (60 eur ca)  ed i servizi e non me ne pento proprio.
Tra l’altro Kyoto sembra stazione centrica e una buona parte della vita cittadina si svolge qui per la presenza di lussuosi negozi , gallerie commerciali e ristoranti.
Altrimenti bisogna disperdersi e bighellonare tra i vari quartieri perchè non esistono punti di riferimento certi.
Nel partire per la prosecuzione della visita cominciando dal padiglione d’oro mi accorgo che l’elettronica mi pianterà in asso tra un po.
Addio mia bella radio FM e soprattutto niente funzioni di dittafono perche energy consuming.
La musica residua che mi resta stamane è quella classica, ma va bene ugualmente.
La Pagoda d oro è un altro di quei monumenti attorniati da giardini e laghetti.
Questi monumenti sono invasi da frotte di scolaresche con professori consenzienti che ne illustrano la storia e ci sono dei momenti che mi sembra persino di capire cosa spiegano ai ragazzi.
Di li al museo del giardino roccioso il passo è breve.(qualche km a piedi)
Questo museo riproduce forse anche meglio perche più raccolto della Pagoda d oro le caratteristiche del giardino  del periodo ...dal 1608 al 1850 circa.
In verità il giardino roccioso e un po una delusione posizionato com’e tra un muro, un patio dove tutti i visitatori si soffermano e una parete in rifacimento.
In questi giorni ne ho visto di restauri.
Dal momento che molti monumenti e templi sono in legno è ovvio che la manutenzione sia laboriosa.
Si direbbe comunque che l’abbiano trascurata da qualche secolo perchè tutte le strutture hanno qualcosa di più che la patina del tempo.
Per il pomeriggio sono previsti altri importanti monumenti come il Palazzo Imperiale (Kyoto Gosho) dove incontrerò una comitiva di francesi che fanno il giro del mondo, il Ryoanji Temple, con i suoi bei giardini e il Ninjo Castle, ma il ritorno lo farò sui bus col pass giornaliero.
Questa sera mi voglio trattare ancora meglio a cena e dopo la solita vasca bollente, un toccasana per la mia schiena, occorre fare un bel reportage fotografico/cine perchè la zona della stazione li vale.
Da Sendai in avanti mi sto sempre più divertendo a fare i versi di ritorno ai divertenti cip cip dei semafori.
I passanti sentono il mio verso e qualcuno resta meravigliato.
Ho scelto per filmare un incrocio particolare dove le strisce pedonali oltre ad essere ortogonali come da noi sono integrate da una coppia di strisce oblique.
Si crea un bel bordello  tra file di decine, forse centinaia di taxi ed i pedoni che svicolano a V per attraversare.
Questo tipo di attraversamenti è comunque un affare per chi è a piedi..si passa per l’ipotenusa invece che per i due cateti.
Immagino che casino creeremmo in Italia.
Il ristorante che scelgo questa sera è all ‘11mo ed ha una visione panoramica sulla città all’imbrunire.
Clienti pochi, ma d’altra parte loro hanno sempre fretta.
A fare da richiamo sulla porta del locale una giovane Gheisha vestita nell’ abito tradizionale verde pisello.
E’ una ragazza giovane dal corpo molto ben modellato.
Porta una maledetta mascherina cosi posso vedere gli occhi che sono molto belli ed espressivi.
Mi accompagna al tavolo e si esprime in un buon inglese.
Ormai ho capito che sono una rarità coloro che usano correttamente la lingua di Albione.
Presto fatto con il suo aiuto la scelta è compiuta senza nemmeno guardare il menu...tanto è tutto in Katakana e senza foto.
Uno dei posti ove ho provato tra le migliori soddisfazioni.
Provo a scambiare quattro chiacchiere anche se vedo che è alquanto difficile questa volta non per dei problemi di comunicazione, ma perche la regia del locale credo sia tenuta da una specie di megera.
Le due Geishe cameriere ai tavoli sembrano seguire un filo logico in tutto ciò che fanno.
Quindi lei non si può soffermare a parlare troppo con me anche se le piacerebbe.
Parliamo brevemente dell’ Italia e del Giappone.
Si interessa al mio viaggio.
Mi spiega anche che i giapponesi stanno diventando fanatici per l’igiene.
Forse sbagliano….affermo io.
Ho visto bambini sanissimi vivere tra i rifiuti in India...in Iran in Libano insomma un po dappertutto.
Non portano mascherine...
Lo sa, lo sa...
Ma c’è un ma....vorrebbe ancora restare a parlare con me, ma non può.
Capisco al volo e le dico....lo so...lo so.....si tratta della megera boss!
I suoi occhi sorridono dietro la mascherina.
Al momento di lasciare il ristorante la chiamo da parte e le dico che vorrei farle una foto.
Lei è sempre posizionata nell ingresso....ad attirare i clienti...lo so...lo so.
Al momento di scattare....spontaneamente si toglie la mascherina.
Addio amica mia e auguri per la tua vita!
 
27 maggio 2009
Oggi è la giornata di Hiroshima...ma primà “ Ladies and Gentrelemen we will make a brief stop at Himeji...” per parafrasare le frasi di repertorio usate dalla Japan Rail sugli Shinkansen per farsi quasi scusare se dovranno sopportare una fermata in qualche località in più rispetto al previsto.
Ma questa volta ne vale la pena.
Tanto per cominciare qui sarà la prova del nove per il magazzino valigia...non posso certo trasportarmela in giro anche se adesso si è alleggerita di 7 kg che stanno già viaggiando alla volta dell’Italia.
I lockers ovvero gli armadietti sono in un angolino che trovo quasi per caso e la mia valigia ci va benissimo nel tipo più grande.
Se avessi portato quella americana si che avrei avuto problemi.
Tuttavia qui le complicazioni sono altre...c’è un sistema di stivaggio automatizzato a schermo di un computer centrale posizionato in una zona mediana rispetto alle centinaia di armadietti.
Prego deponete il bagaglio nell’ armadietto...dice il monitor
oh torna indietro dov’è il bagaglio
...apri..
infila..
.chiudi ..
.ritorna al visore...
ok confermate che avete messo il bagaglio nell armadietto 24...
si e lui ..ok...
ora prenderemo una foto del vostro viso che ricontrolleremo al ritorno per verificare che voi siate la stessa persona.......accidenti...questi sono sistemi di sicurezza anti bomba alla Israeliana...
.me ne frego della privacy..ok.
Bene ora caro cliente posizionate la carta Icoca sul lettore.
Carta Icoca?
Devo comprare una carta Icoca?
Percorso inverso fino all’armadietto 20 metri più in la
Cancella la posizione
Estrai la valigia prima che la portina si chiuda inesorabilmente.
 
A questo punto meglio andare all Azienda soggiorno e turismo che sembra un salone di lusso.
Patatì….. patatà…… vorrei visitare Himeji..ho solo 4 ore cosa posso fare?
Ottenute le info resta il problema valigia.
Se non la stivo non mi muovo.
Detto fatto: mi accompagnano ed alla fine scopriamo che la carta Icoca è compatibile con la Suica (pronunciano Sica quasi senza u).
Grazie e buon soggiorno....anche loro hanno scoperto la compatibilità della Suica che circola quasi esclusivamente a Tokyo e dintorni...540 km più in la.
Il dubbio su come ritirare la valigia me lo toglierò dopo.
Adesso andiamo al castello di Himeji unico esemplare in Giappone di castello bianco ovvero intonacato.
Tralascio la storia altrimenti usciamo con un volume di 400 pagine edizione Mondadori per ricordare che a parte i giardini belli, ma non confrontabili con gli altri visti, finora questo è un castello che ha vissuto battaglie e combattimenti tra i signori feudali, ma e stato allo stesso tempo faro culturale di parte del Giappone centrale.
Oltretutto è stato edificato a porzioni aumentando i volumi o sovrapponendo torri a torri, locali a locali da tutta una serie di discendenze ovvero di padre in figlio da nipote a cugino etc.
La particolarità sta nel fatto che i suoi interni sono  completamente in legno.
Intendo con questo che ho visto alcune foto degli anni 20 epoca dell’ultimo restauro dalle quali si deduce che la grossa sagoma bianca è giusto quella di una mela svuotata della sua polpa.
Resta una sagoma cava al suo interno.
Il resto ovvero i vari piani, solette, divisori scale etc sono aggiunti internamente partendo dalla base.
Basta immaginare uno dei nostri palazzi di 6 piani con solo le mura esterne.
La struttura interna la aggiungiamo dopo, appoggiandola su di una grossa colonna centrale simil sequoia( a proposito molti degli alberi più alti visi da queste parti sono straordinariamente rassomiglianti a quelli Californiani.)
Trovato il sostegno...inchiodate assi orizzontali spesse 5 o 15 cm e create pavimenti di un legno orientale duro e caldo e voilà il castello è fatto!
Armerie..magazzini locali di rappresentanza...la stanza del potere..tutto in legno...anche le toilettes...si fa per dire...e quasi similmente a quelle del castello di Aosta.
Il Feudalesimo è stato uno strano periodo ed e anche uno dei punti in comune tra la nostra storia e quella giapponese.
Qualcuno ha detto che è stato un toccasana per noi dal momento che lo sviluppo di arti e mestieri è stato praticamente spinto e fatto progredire dagli interessi o il mecenatismo dei Signori feudali...mentre altri sistemi vigenti in quell’epoca erano al palo.
 
 
Inoltre oggi ……omaggio della casa...per la sola giornata odierna e per gentile concessione aggiungiamo 4 ulteriori piani al percorso normale in calzini e scarpe in busta al seguito tanto per gravare la mia schiena di un peso in più.
Tra l’altro le scale sempre in legno sono maledettamente ripide e rese più difficili dai ballonzolamenti della macchina fotografica e videocamera sempre pronte ad entrare in azione, ma penzolanti come due seni ....durante una corsa.
Attorno a Castello i soliti negozi di souvenir e qualche ristorantino.
Data l’ora e dopo averli passati tutti al setaccio decido per l’ ultimo che prevede un bel piatto di tagliolini e verdura.....alla giapponese evidentemente, ma gustosi...se poi vogliamo chiamarli Ramen per il palato fa uguale.
Seduti accanto due grassoni che visti da dietro potrebbero essere dei texani.
Ma dopo alcuni secondi il più grosso di direbbe l’alter-ego di Sergio Leone: infatti è chiaramente un romano de Roma.
All’opposto un ragazzo che fuma come un turco e parla con loro.
Il locale è piccolissimo ed il fumo l’ha invaso.
Il ragazzo che quando poi si sarà alzato noterò che misura almeno 1mt95 sta parlando dell’ammissione a numero chiuso alle Università giapponesi.
L’ esame di ammissione sembra durissimo, ma una volta superato la carriera universitaria sembra quasi dare i vantaggi di avanzamento di quella militare.
Si va avanti per anzianità e nessuno resta indietro.....
Gli altri due assentono.
Il ragazzo “ Guida “ poi pagherà in contanti avendo prima chiesto al gestore se accettasse carte di credito.
I due romani lo seguono compitamente..uno dei due parla un po di inglese , ma hanno preferito trovarsi una guida privilegiata per visitare il castello di Imeji.
C’è ancora uno scampolo di minuti e comunque mi avventuro un po nelle strade laterali contando sempre sull’ orientamento per punti cardinali.
Quartierino di case popolari...piccole botteghe....una rivendita di pneumatici come potrei vederla a Pozzuoli....cavi e trasformatori su pali dappertutto.
Sto scoprendo un Giappone fra le righe..che dietro la facciata luccicante cela la vita di tutti i giorni.
Eppure è un Paese decoroso anche in questi versi.
Anche a Kyoto dietro la stazione assomiglia molto alla facciata delle scene di Cinecittà.
Un fiumiciattolo scorre sonnecchiante nella direzione dove vado io.
Se ci sono agglomerati edilizi l’ambiente è integro pulito, modesto, ma ben organizzato.
Quando invece si passa a zone più propriamente lavorative allora qualche sbavatura c’è.
 
Hiroshima
Il treno arriva a Hiroshima intorno alle 16:questa volta non devo fare troppe corse per arrivare in albergo, ma comunque non ho voglia di fare a piedi i pur brevi 15 minuti per arrivare all Hotel Chisun.
L’azienda di soggiorno mi da qualche informazione, ma sembra che per quel quasi poco che c’è da vedere occorra telefonare prenotando sempre con largo anticipo
Probabilmente siamo in bassa stagione e mancando il grosso del turismo devono valutare caso per caso il da farsi.
Comunque oltre al Tempio di Mijajima , ci sono il museo della Pace, lo stadio Mazda e una crociera fluviale o marittima.
Non sembra esserci molto altro.
Alle 16h30 il taxi (660 jpy) mi lascia in hotel e dopo le formalità e scarico bagagli in camera sono pronto per un primo giro al parco della pace.
Il clima è comunque freddo e miserevole per cui nonostante tutto mi faccio tentare da un bel Onsen in camera.
La vasca è ancora più piccola di quella di Tokyo o Kyoto...si direbbe che più andiamo a Sud e peggio è.
Questa sera vediamo com’è Hiroshima by night.
I nominativi dei ristoranti consigliati da Lonely non mi convincono.
Il primo nonostante mi sia fatto scrivere il nome in caratteri Kangi non lo conosce nessuno.
Il secondo è molto rinomato tra gli amanti della categoria.
E’ composto da uno stabile di 5 piani.
Sulle prime prendo l ascensore immaginando che ogni pian esprima una cultura ed una cucina diversa.
Ma no,  non si tratta di questo.
Non esco nemmeno dall’ascensore.
Si tratta di una serie di ristoranti di quelli a piastra.
I clienti sono seduti davanti un enorme piastra tipo crepes.....e guardano cucinare il cuoco davanti a loro.
L’ambiente è inevitabilmente fumoso , ma soprattutto mi pare equivoco e triste.
Se fossi in compagnia l’esperimento lo farei anche...ma cosi non fa per me.
Ritorno quindi nella località dove non ho trovato il primo.
Che strano sono le 20h30 e c’è ancora gente per le strade.
Si formano dei crocicchi.
C’è un gran passaggio di auto e taxi in una strada che grande non è anche se è illuminata a giorno da centinaia di insegne multicolori.
Finalmente qui a Hiroshima non vanno a letto con le galline.
Anzi noterò anche di giorno presenze che mi sembrano equivoche..ragazzotti piuttosto giovani, ma dai tratti decisi che in gruppi di 3 o 4 stanno fermi in mezzo alla strada o alle gallerie commerciali.
Sono vestiti tutti allo stesso modo...giacca e pantaloni neri..camicia bianca..capelli impomatati, qualcuno a ciuffo....
Di giorno sembrano consegnare ai passanti fazzolettini omaggio come d’altronde ho notato altrove.
Solo che altrove erano prevalentemente belle ragazze a distribuire gli omaggi.
Un’ispirazione ce l’avrei quando dietro di loro vedo una ragazza ferma da un pò davanti ad una soglia.
Vuoi vedere che sono dei protettori che cercano clienti?
Non mi degnano di uno sguardo.
Forse mi vedono non commestibile o forse sono io che sbaglio tutto.
Resta di fatto che non sapendo come vanno le cose e meglio che mi sbrighi a decidermi per la cena.
Alla fine non vedo niente che mi inspiri salvo un posto con un grosso granchio che si muove sulla facciata.
Sarà grande almeno 3 x 4 metri e muove le sue zampe in continuazione.
Somiglia un po ai ragni giganti del film Aracnofobia.....
Proviamo a vedere cosa succede.
Entro e vengo accolto da un giovane a cui non do più di 16 anni.
Gli dico che vorrei mangiare ma vorrei anche parlare in inglese con qualcuno perche i menu non sono fotografici e non capisco le descrizioni dei piatti in khanji.
Il ragazzo sembra morso da una tarantola...siamo in tema!
Più volte va e viene e sempre mi dice di aspettare.
Ma aspettare cosa o chi?
Alla fine arriva un altro ragazzo più o meno coetaeo ,ma questa volta parla un inglese sciolto e fluente.
Ai piedi ha degli stivali bianchi.
Capirò poi che lavora in cucina come aiuto cuoco e che è l’ unico nel locale che parla inglese.
Eppure il posto non è dozzinale per niente e lo noto quando accompagnato al primo piano con l’ascensore arriviamo nelle sale da pranzo.
Gheishe con kimono multicolori sono a servire o ad attendere clienti.
Ho scelto proprio bene!
Mi portano in una sala all ‘occidentale con tavoli e sedie come da noi.
E’deserta e poi che sono venuto a fare in Giappone ...certo non a fare l’occidentale!
Di mia iniziativa parto quindi a marcia indietro con grande sorpresa dei due ragazzi che mi fanno codazzo non capendo il mio repentino dietro-front e mi porto in un locale che ho attraversato prima.
Qui i tavoli sono bassi e c’è il solito sistema della buca sotto.
Per me va benissimo...faccio quasi un salto per scavalcare in modo da non toccare con le scarpe gli assiti di legno ma qualcosa non va per il verso giusto e una scarpa tocca il legno per una frazione di secondo.
Uno strillo percorre il locale...quello del primo ragazzino.
Non avevo notato che avrei dovuto togliermi le scarpe!
Di fianco ad un altro tavolo alcuni Hiroshimesi sorridono divertiti.
Ci siamo... Hiroshima è città che fa per me almeno per il carattere della gente.
I vari menu sono tutti a base di granchio,che sorpresa!
Comunque questa sera non andiamo al risparmio anche se quanto mai io ho raggiunto le vette di abbrutimento del sardo?
Per 5800 jpy (47 eur) mi concedo una mangiata a base di granchio fresco in tutte le salse.
Il ragazzo ha da subito abbandonato la sala rientrando probabilmente in cucina dopo i miei più vivi ringraziamenti.
Ma quello che di buono succede è come sia gli altri clienti sia la le Gheishe che mi servono notano i miei commenti favorevoli o entusiasti per la preparazione dei cibi, per le descrizioni che chiedo insomma per il mio modo di apprezzare il loro lavoro e la loro dedizione al cliente.
Il pasto è quasi alla fine quando il ragazzo che parla inglese si fa rivedere...ha in mano un sacchettino della casa nel quale ci sono degli omaggi la cui natura mi sarà rivelata solo quando sarò a casa.
 
Le mie deboli difese nel rifiutare l’omaggio sono il corollario al giusto piacere che si meritano.
Lascio il locale con i ridolini compiaciuti delle Gheishe e trovo un cassiere che invece è il contrario di tutto.
Oltre a non capire un accidenti di inglese non è nemmeno spiritoso.
Bene, bene non è ancora ora di dormire...proviamo con la TV, quella a pagamento.
“ Voglio proprio vedere come fa a finire....” mica solo Vasco Rossi può dire queste cose.
Nel corridoio c’è la macchinetta che per 1000 jpy ti rilascia un codice.
E poi?
E poi sono guai ...tutto è in Khangi dai pulsanti dei telecomandi al menu che appare sullo schermo del TV.
Sto quasi per gettare la spugna arrabbiato dopo aver gettato via inutilmente dei soldi quando a tentoni trovo il metodo e mi appare, sempre indecifrabile,  la schermata con la richiesta del codice.
E fatta mi dico...non sarà proprio cosi ma quasi.
Lo scopo di tutto questo è studiare la qualità dei programmi a pagamento giapponesi.
Delusione...ci risiamo....direi di aver davanti quasi la stessa attrice della donna matura che piaceva tanto al sardo.
E la storia non si direbbe molto diversa.
Che bello poter solo vedere il movimento delle labbra e cercare di capire lo stesso.
A occhio qui c’è di mezzo la famiglia allargata coi nonni gli avi etc.
Storia strappalacrime triste in cui già non si capisce in condizioni normali...ma deve riguardare concetti ancestrali forse cino giapponesi di onorabilità della famiglia e via di seguito.
Altro canale...provate per esempio a togliere tutto volume a Ballaro o Annozero.
Forse vi divertireste come me a vedere i politici giapponesi inarcare le sopracciglia al discorso del leader dell altro partito tal dei tali.
Cambio?
Telegiornale: l’ ex Presidente Sud Coreano si è suicidato a seguito della campagna denigratoria montata dall’ Opposizione.
Berlusconi quante volte avrebbe dovuto suicidarsi?
Infine un pò di insano sesso cosi vediamo questa cosa strana che le giapponesi cercano di imitare le occidentali.
Se il giudizio mio e dei due era stato lapidario in altra occasione....questi giapponesi non ci sono proprio con la qualità in fatto di cine e spettacolo.
Tolto il Regista Kurosawa ed affini...cosa resta?
Ebbene il tutto si conferma anche sulle scene di sesso.
Qui i casi sono due: o i registi non valgono niente o le attrici e gli attori....o entrambi.
Si va da storie costruite su maschi determinati, malvagi che arrivano a trattare e maltrattare donne sottomesse a cui farebbero il piacere di concedersi, a giovani pompatori che sembrano poco più di robot.
Se i maschi sono inespressivi al max si direbbe che le donne durante gli amplessi stiano li per gettare l’anima in una smorfia che col godimento non so cosa abbia a che fare.
Mi lasciano quasi indifferente.
Ma dove sta la delicatezza dei gesti e delle espressioni, la per me presunta capacità di affinamento orientale, le presunte e sofisticate tecniche amatorie?
Deprimente.
Solo salvataggio il sesso per stranieri....c’è un capitolo evidentemente anche per coloro che non hanno gli occhi a mandorla.
Due americane si danno da fare piuttosto bene con un....gigante coreano....con tanto di pettorale espanso…….e dalli….a ridai!
Comunque il voto è 4 meno meno per le giapponesi e 7 1/2 per le americane.
Questione di apparentamento culturale da parte mia?
Non credo.
Vedo un eccesso di imitazione nei modi di vestire e di acconciarsi delle giapponesi come quando le ho viste a Omotesando o a Sendai.
Perche hanno bisogno di tutti quei volant, di tutti quei pizzi ,cappelli, lazzi frizzi e cotillons?
La cosa mi preoccupa un po in quanto mi sembra di notare i caratteri di un certo senso di inferiorità nei confronti delle occidentali.
E non c’è ornamento che possa servire se non quello dell’anima.
Le scene di sesso esplicito mi pare ne siano la prova oppure si tratta sempre di cattivi registi o attori?
Scrivo queste ultime parole in una sala di attesa di Kokura sulla strada per Mihajima.
Due ragazze sono alla porta di uscita per lo stesso treno.
Sono vestite comunemente e vorrebbero che io passi davanti a loro in quanto straniero.
Anche se contrario allo spirito cavalleresco (con la parità dei sessi di oggi! ) che non so se sia giusto applicare con le donne del giorno d’oggi presunte sicure di se e del loro futuro...le faccio passare avanti
Sorridono e dicono Thank You.
Sapessero cosa sto pensando di loro!
 
28 maggio 2009
Il cielo è plumbeo per l’ennesima giornata: il Pacifico non concede grazie a nessuno a queste latitudini.
Questa immensa distesa d’acqua quando si incontra con una qualsiasi striscia di terra che sia una grossa isola come il Giappone o un Continente come gli Usa sottoforma di Stato Californiano non si concede più di tanto.
Ormai capisco che è inevitabile ed i popoli ne hanno fatto un abitudine.
L’immagine della signora cinese in bicicletta con l’ombrellino che potevo avere in mente non si giustificava prima di questo viaggio.
Certo qui non siamo ad Hong Kong però l’estrema variabilità della meteorologia è sempre di casa.
Peccato che per me il tempo è sempre tendente più al brutto che al variabile.
Per esempio oggi che devo andare a Miajima che è un isoletta sulla quale sorge uno degli scenari più famosi del GIAPPONE non avrei diritto ad uno scampolo di sole?
Che lavoro è vederla con un tempo miserevole?
Comunque siccome non ho dormito granchè questa notte tanto vale forzare le tappe ed arrivare sul posto dopo un breve tragitto di mezzora in treno.
Eccomi allora di mattina presto all’ imbarcadero per il traghetto sempre delle JR : tutti soldi risparmiati...
Il porticciolo potrebbe essere uno qualsiasi sulla Manica o in Bretagna se non fosse che stonerebbero i tetti a Pagodina assieme  ai cartelli ed alla pubblicità in khangi.
Bretagna e odore di mare.
Bretagna e crociere in barca a vela.
Bretagna e odore di Oceano che oggi sento a stento.
Bretagna e nostalgie di traversate e rimpianti.
Invece il traghetto si riempie di scolaresche sciamanti e famigliole oltre che a qualche turista occidentale mentre promette di piovere.
La traversata è corta: solo 10 minuti.
Infatti l’isola è proprio vicina alla costa e prima di attraccare il traghetto concede il miglior avvicinamento che può al grande Torji che costituisce l’ingresso ufficiale al Tempio di Mijajima.
La sua particolarità è che insiste non sul terreno, non su una piccola o grande vetta preceduta da centinaia di scalini che ci siamo abituati a fare, ma su palafitta direttamente sull’acqua.
Poiché siamo sull’Oceano ci sono maree di un certo rispetto..e vederlo affiorato sulla fanghiglia come una barca da pesca bretone appoggiata alle bequilles non è apprezzato e apprezzabile.
Quindi occorre arrivare all’ora giusta che, su consiglio dell’Agenzia del Turismo,  sono le 12.
Siamo con due ore di anticipo, ma in fatto di maree 2/3 della piena si svolgono già nelle prime due ore di inversione del senso ( ricordo il corso di vela dei Glenans……   quanti anni sono passati? ).
Morale non è il max ,ma puo andare piu che bene ed infatti complice qualche nuvoletta di meno il Tempio si concede a delle foto speriamo decenti.
Poi il programma consigliato dall’Agenzia del Turismo locale è restare bassi nel paesetto adiacente il Tempio e visitare quei 2 -3 tempietti minori., fare un po di shopping oppure salire in teleferica fino alla sommità del monte.
Si va alla bellezza di 651 metri che localmente portano sul palmo della mano.
Per cominciare fretta non ne ho.
Comunque a Hiroshima il solo impegno che ho preso con il ragazzo dagli stivali è quello di ritornare al Ristorante del Granchio a gustare la specialità provata dagli Hiroshimesi del giorno prima nel fornelletto a gas.
Quindi con calma farò l’uno e l’altro.
Sulla cima del monte Misen si direbbe ci sia poco da fare.
Soprattutto manca una piattaforma panoramica per vedere Mijajima.
La sola vista che c’è è giusto dalla parte opposta.
Da qui si vedono meravigliose isolette sparse dappertutto.
Dovrei piuttosto dire si immaginano perche la visibilità è condizionata da un forte tenore di umidità.
Riesco ad immaginare e fotografare le bianche scogliere ed alcune spiagge più in basso.
Mi sa che di bagni quest’ anno se ne parlerà solo in Sardegna.
Cosa faccio adesso?
L’unica è avventurarsi lungo un viottoletto che tende a scendere lungo il pendio.
Un gruppo di scimmie sono li a spulciarsi mentre saluto due smorfiosette che mi hanno tenuto compagnia in cabina ( o il contrario?).
Inglese zero, ma sorrisi tanti.
Loro si avviano molto prima di me lungo il tratturo.
Nessuna documentazione a riguardo e la segnalazione del percorso riporta nomi anche in caratteri latini ma dove si va senza cartine?
La vegetazione è rigogliosa ed ha carattere semi tropicale: finalmente!
Dai facciamo questo viaggio nella giungla...altri sono partiti prima di me speriamo con lo stesso fine di una breve passeggiata e non per spostarsi a valle come potrebbe lasciar pensare il costo del biglietto che prevede corsa semplice o a/r.
Il sentiero scende sempre più e c’è da sperare non troppo perche tutto quello che viene perso in discesa prima o poi bisogna recuperarlo in salita.
Sono comunque contento del tragitto perche mi immagino in un ambiente tropicale che non ho mai sperimentato.
Per le piante è una festa della natura.
Certo ci sono pochi fiori.... non siamo sull’isola botanica di Matsushima vicino a Sendai.
Però è altrettanto affascinante notare l’estrema variabilità dei colori delle foglie, la delicatezza del profilo degli arbusti, la lucentezza della pagina superiore del fogliame.
Quando ormai sto per rientrare per non affaticarmi con una lunga salita una coppia di...non so....filippini...piuttosto Malesi mi conferma che sono vicino ai Templi (bene) e che vale la pena continuare.
Ad attendermi su di un piccolissimo spiazzo ci sono le due ragazze di prima che vogliono a tutti i costi fare una foto assieme.
Si presta un australiana che è li seduta per recuperare le forze.
Il piccolo tempio buddista di Rejka Do ha una certa importanza in quanto fondato da Kobo Dajshi il quale ha iniziato la tradizione della conservazione del fuoco eterno da più di 1200 anni. (806 d.C.).
Una lapide del comune di Hiroshima sta li a testimoniare che la fiamma che brucia e brucerà a Hiroshima fin quando l’ultima bomba atomica non sarà distrutta ha illustri origini qui sulla montagna di Misen.
Nel mentre qualcuno mi fa una domanda su come raggiungere la cabinovia.
Si tratta di un francese di Lyon che è venuto su a piedi e che però ora intende ridiscendere in cabina.
Ci sono stati dei momenti duri quando stava per perdere le speranze di raggiungere una qualche destinazione coerente, ma ora è sollevato.
Mi offro di accompagnarlo fin sulla vetta della cabinovia tanto ci devo ritornare.
Parliamo tanto e stiamo tanto assieme che qualcuno pensa che siamo due amici di lunga data.
Maredistelle si è persa una delle ennesime occasioni “ de rigoler un peu ensemble “
Alla fine è consigliabile non rimanere troppo in vetta perche di li a poco sono attesi temporali.
Ma una volta in paese l’aria profuma di dolci e pasticcerie artigianali.
Ci facciamo tentare da un assaggio.
Alain mi dice che si può fare e ne compriamo uno a testa appena sfornato.
Sembra che per essermi documentato sul Giappone da solo un mese io ne capisca abbastanza.
Lui che fa il tecnico informatico per la gestione della carta dei servizi di Lyon e Provincia è al terzo viaggio e sempre puntando sull ‘aiuto di amici giqpponesi basati a Tokyo e a Kyoto.
Anche secondo lui il rapporto con i giapponesi non è facile.
A volte per cortesia non dicono quello che pensano mentre in altri casi dicono di aver capito anche se non è vero.
Secondo Alain globalmente soffrono di un complesso di inferiorità o di eccesso di timidezza.
Quando viaggia in Giappone per distanze minori si sposta in treno A/R ,ma questa volta ha preso l’hotel FLEX a Hiroshima per soli 47 eur (da prendere nota)
Tuttavia non vuole passare la serata in mia compagnia...ma è molto interessato al ristorante del granchio...al punto che si fa accompagnare sul posto per riconoscerlo.
La parte mia l’ho fatta...addio Alain.
Invece il mio obiettivo “ est incontournable “ : cena a base di granchio questa volta cotto in padella direttamente da me al tavolo.
Sorpresa....mi dicono che Aiko...il ragazzo dagli stivali è andato in vacanza.
Ma come c’eravamo dati appuntamento per oggi ?
Anche le Gheishe di ieri sera non ci sono.....ma quanti siete in questo locale?
Comunque se volete che io ordini qualcosa qualcuno a Canossa dovrà pur venire.
Ah se potessi capire quello che si dicono tra di loro?
Eppure la sensazione di qualcosa di strano ce l’ho.
Le parole non servono.
Sembra che qualsiasi gesto io faccia anche senza parole non sia interpretato come vorrei.
Sorrido mi sbraccio ed in un certo modo sono irritato da una parte e divertito dall’altra.
Poi finalmente una Gheisha capisce le mie intenzioni ed a catena anche l’altra.
Mi fanno vedere il menu....
La sola cosa che possa capire è il prezzo (già molto perchè si possono prendere fregature se a volte ci si fida troppo e si lascia fare al ristoratore) e che si tratterà di numerose portate variate a base di granchio.
Per ringraziare Aiko del gesto di ieri ho provveduto a portare con me il solito libercolo sul lago di Como.
Mi faccio dare una penna e faccio una dedica.
Poi chiamo una delle due nuove Gheishe e le faccio capire di consegnare il tutto ad Aiko quando lo rivedranno.
Mi fanno mille domande sempre in giapponese su di che cosa si tratta ed io mi accerto che abbiano veramente capito che è materiale da consegnare al boy.
Si che hanno capito...vedo i soliti sguardi furtivi, sento le solite ignote frasi del tipo...ma guarda questo qui...e adesso cosa facciamo?
Fatto sta che dopo poco più di un quarto d’ora ricompare il ragazzo.
Tornato dalla vacanza?
Penso che tutto sommato sia brava gente.
Gente di cuore che a Hiroshima riconosce altra gente di cuore.
Aiko resterà seduto al mio tavolo per tutta la sera .
Mi farà mille domande sull’Italia che esaudirò volentieri corredandole di scarabocchi disegnati sulla tovaglia di carta quando necessario.
Mi piace un ragazzo cosi giovane e dall’intelligenza cosi viva.
Nel frattempo ho portato la videocamera nuova e mi diverto a filmare Gheisha e Aiko assieme ai piatti ed a rivederci assieme sul visore con bei ridolini di gioia.
La cosa dura perlomeno fino a quando l’illustre regia che sta sempre dietro a tutto non decide che quando è troppo è troppo.
 
Adesso veniamo a Seta il libro di Baricco sulla natura dei rapporti col Giappone e altre cose per inciso.
Io l’eminenza grigia non l’ho vista di persona come nel libro.
Non dovevo acquistare quantità di bachi da seta tali da interessarlo.
So che abita ad Osaka il boss del ristorante del granchio.
So che evidentemente ha un suo alter ego in loco ovvero l’eminenza che ha deciso di me e per me.
So che il ragazzo dipende interamente da lui.
So che lui non sa chi sono io anche se ha cominciato a capirlo.
So che infine è nato un seppur minimo legame, un sottilissimo filo di seta che lega me, lui e il ragazzo e devo dire anche due Gheishe.
Filo che ormai si e già spezzato con la mia lontananza, ma che il ragazzo potrà ritessere quando vuole via e mail. (e a posteriori lo sta facendo….n.d.A.)
Tutto questo mi basta e avanza.
Maredistelle peccato che tu non ci fossi.
Ultima nota....ma cosa c’entra quella storia di sesso nel libro di Baricco?
Non è per caso qualcosa destinato a far salire solo le vendite e che qualcuno o qualcuna spaccia come qualcosa che non è?
O c’è un quasi esplicito riferimento al Buddismo o Scintoismo ed alla rinuncia ai piaceri terreni che mi è difficile da digerire.
Parlando di svezzamenti non sono svezzato al Buddismo e semmai mi dovrei auto svezzarmi perché non accetterei mai che lo faccia un altro.
A me bastano gli occhi sgranati e poi socchiusi dell’ultima Gheisha che hanno chiamato a salutarmi un po tardi mentre le porte dell’ascensore stavano chiudendosi.
Ritroverò il suo sguardo sorpreso e spiritato sulla mia videocamera.
 
29 maggio 2009
Finalmente un po di sole qui a Hiroshima.
Dalla finestra riesco a percepirlo perche sono a 2 metri dalla parete di un altro palazzo e non vedo nemmeno uno scampolo di cielo.
In Italia una cosa del genere non sarebbe ammessa perche mancano i famosi rapporti di illuminazione e comunque non si praticano aperture in questi casi.
Ma la densità di popolazione può giustificare anche questo sopruso.
Ieri sera guardando la meteo ho avuto l’idea risolutiva.
Il satellite mostra un area anticiclonica a Sud  che tende a spostarsi verso nord ovest.
Noi piloti dovremmo avere una marcia in più per prendere queste decisioni.
Fatto sta che mi sembra di poter dire che se mi sposto sull’isola di Kyushu,  l’ultima più a Sud dovrei ricevere  effetti meno sconvolgenti dell’ondata di pioggia e cattivo tempo che sta arrivando e che durerà almeno fino al 2 giugno quando ormai purtroppo sarò rientrato.
Faremo come quando dovevamo andare a Pamplona per la corsa dei tori ed invece comprammo le carte aeronautiche aggiornate della Croazia e volammo li a Dubrovnick in pieno sole e bagni marini.
Al diavolo i monaci buddisti ed il loro sistema di prenotazione a distanza impossibile per il pernottamento in Tempio.
E poi io credo ai segni ed il segno della ragazza di Tokyo alla festa Raja Matsuri fu..... “ fai attenzione ai monaci!”.
Ai Monaci o al Buddismo?
….mi chiedo adesso!
 
Quindi Beppu invece che Koyasan.....qualche migliaio di km. più a Sud!
Salto la colazione e mi precipito a piedi nell’area dell’ Atomic Bomb Memorial che già avevo sommariamente visitato ieri con una luce impossibile per le foto.
Va molto meglio e prima faccio un salto all’Hiroshima Castle antica residenza regale interamente ricostruita dopo che la bomba rase al suolo l’intera città.
Le musiche dell’unica emittente FM di Hiroshima questa mattina sono classiche.
Ben s’intonano col tenore della mia visita direbbe Piero Angela.
L’unica testimonianza restata in piedi fu proprio ciò che è diventato il simbolo di Hiroshima ovvero l ’Atomic Dome ovvero un Ufficio della locale CCIAA dell’ epoca che si trovava quasi sulla verticale della bomba e che sia grazie alla sua struttura in cemento armato sia grazie al fatto che ricevette poco spostamento d’aria è restato un po in piedi in forma scheletrica.
Al di la del fiume folle di scolaresche lo studiano a distanza.
Visito anch’io l’isola soffermandomi all’orologio della pace ed alla fiamma eterna che sarà spenta solo quando non esisterà più una sola bomba atomica su questa nostra terra.
Ricordo quanto ho appreso ieri ovvero che questo fuoco ha origini più che millenarie provenendo dal monte Misen nel tempietto del fuoco eterno.
E’ stato proprio per caso: se solo non mi fossi avventurato su quel viottolo in mezzo alla...giungla tropicale dove ho incontrato Alain il francese di Lyon.
Seguo le infinite scolaresche e le precedo nell’edificio centrale del Memorial quello in cui sono ricordate le vittime
Ci sono mille testimonianze e si cerca di far capire al mondo intero cosa sia un dramma del genere.
Non posso non trattenere un immagine mistica con le lacrime agli occhi.
Quante porcherie hanno fatto gli uomini e questa volta tocca agli americani!
Quel Roosevelt che li ha portati in guerra...quella politica che aveva strozzato le risorse energetiche di un popolo che voleva vivere solo in pace e armonia, ma i cui leader non hanno saputo interpretarne il senso.
Tutte cose che vedo oggi nel carattere della gente e persino quando sono seduto come ora davanti ad un giardino Zen con il suo gorgogliare d’acqua e le sue carpe multicolori....
Il resto della giornata non fa storia tranne l’osservazione del cattivo tempo e il ballonzolare eccessivo del locale tra Himeji e Kinosaki.
A proposito qualcosa in più devo raccontarla..
Alla stazione di Himeji, quella del castello bianco,  mi imbatto finalmente in una bandiera italiana seguita da una serie di pulcini sui 50 - 60 anni.
Scambio di sguardi e solo quello....per il momento non voglio fare colui che si avvicina e scambia le famose quattro chiacchiere.
Cerco di accelerare, ma la valigia pesa ed ingaggio battaglia con la bandierina contando sul mio JRP che mi da vantaggi come il passaggio più rapido dei tornelli.
Approfittando dell’anticipo offertomi dal mio pass ferroviario li precedo e mi piazzo dietro una colonna.
Tiro fuori la videocamera e comincio a filmare per qualche secondo.
Perlomeno fino all’esaurimento della batteria ......maledizione.
Uno della comitiva forse più furbo o più attento mi lancia un.....ma allora lei è italiano?
Sembra un grido di battaglia.
Un plotone di pulcini si stacca dalla nidiata e viene ad intervistarmi.
Ma di dov’è?
Come fa qui da solo ad andare in giro?
Il Giappone non è facile da visitare e noi lo sappiamo bene: ormai ci restano solo 4 giorni da fare.
E io...noi italiani andiamo in giro dappertutto.
Sono solo perche mi piace il fai da te.....rido....loro sono di Bergamo......ma devono correre perchè la chioccia è lontana con la sua bandierina.
Arrivederci ed auguri di buon viaggio....la scena sarà durata si e no 2 minuti.....
 
Kinosaki        
La Nishimuraya Onkan Ryokan Onsen deve essere una casa storica: in questo Hotel ho deciso di fare la pazzia finanziaria del mio viaggio non badando a spese.
Kinosaki somiglia un po a quei villaggetti marini un po in disuso.
Makota che è venuto a prendermi alla stazione in limousine: mi spiega che non è stagione.
Lo so dalla Lonely che afferma che i giapponesi frequentano Kinosaki per gli Onsen, ma soprattutto per il granchio del mar del Giappone che non è più buono nel periodo estivo.
Però il costo della camera e invariato...penso.
Ho voluto fare questa pazzia economica e ben mi sta.
Alla mia affermazione che allora si mangeranno granchi di mari più freddi ...tipo Okkaido l’isola più a nord non abbozza risposte credibili.
Nella Hall si respira aria da GrandHotel.
La servitù è al completo a ricevermi come all’ arrivo di Mylord....
L’unica differenza sta nel fatto che non me la presentano....ricevo mille inchini....c’è persino un addetto che si occupa esclusivamente del cambio scarpe e ciabatte all’ingresso.
Vengo accompagnato in camera non prima di avermi mostrato l’Onsen casalinga e spiegato gli orari ed il fatto che l’area maschile e femminile sono di diverso arredamento ed architettura e vengono scambiate giornalmente....quindi attenzione domani a non entrare nel bagno delle donne.....
Non è una questione pleonastica...sfido chiunque non conosca i caratteri Kangi Katacana o altre diavolerie a fare di meglio.
La camera è bella e spaziosa, ma piu classica rispetto a quella di Hakone.
Si tratta di una vera Ryokan tradizionale mentre l’altra aveva il corpo centrale dei servizi ancora originale ma le camere erano realizzate in stabili molto più recenti anche se abilmente camuffati.
Ciò che la contraddistingue è comunque la verandina ed il giardino di cui posso godere il max dal momento che sono al piano terra.
Stabilita di comune accordo l’ora della cena e della colazione e notato con piacere che il sottoscritto vuol profittare di tutte le delizie che il Giappone può dare e non.
Ad assisterlo una giovane bella e sorridente Gheisha che pero poi sparirà.
Adesso pero non abbiamo molto tempo restante.
Devo provare i bagni pubblici esterni prima di rifugiarmi nelle calde acque del mio.
Veloce cambio in camera..nudo con solo con la Yukata dell Hotel e chiesta una copertura aggiuntiva la cosiddetta Anten per il fresco che fa fuori.
Esco con la dotazione di asciugamani dell’Hotel e 3 voucher per fare l’esperienza in 3 bagni pubblici cosi come vuole la tradizione.
Stento a riconoscere i bagni da normali case o alberghi più o meno di lusso.
La vera differenza sono quelle bande di tessuto a metà altezza che nascondono le porte.
Nei loro caratteri li io dovrei saper leggere nome e cognome dello stabilimento termale.
Anche se a tentoni mi trovo a passeggiare in zoccoli e yukata ed a reperire quanto cerco incrociando coppiette locali nei loro variopinti yukata e zoccoli di legno.
Gli zoccoli tradizionali, quelli, non son riuscito ad indossarli: non sono come i nostri ed occorre essere dei trampolieri per non cadere o forse delle donne abituate al tacco del 10.
A Kinosaki ci sono almeno 15 bagni pubblici, ma a me interessano solo i più belli come da consiglio del personale del Nishimuraya.
Il primo resta il più elegante con grande vasca interna e finalmente una esterna più o meno a contatto con la natura dietro una parete rocciosa.
Il secondo è particolare perche dovrebbe essere in caverna.
In realtà è in un anfratto sotto le rocce, ma niente a che fare con le Terme Romane antiche di Bormio.
Il terzo è in un minuscolo boschetto anche questo molto suggestivo.
La tecnica è sempre la stessa..si entra…. si viene diretti...meglio verso i bagni del proprio sesso...ci si lava e sciacqua prima..poi la vasca interna ed infine all’aperto nudi in quella esterna oggi a 18 C mentre l’acqua si mantiene intorno ai 55 C.
Ormai procedo istintivamente.
Finalmente ho raggiunto il mio obiettivo non cercando a tutti i costi come il sardo ed il cremonese di imparare in maniera tradizionale e letterale termini e condizioni locali.
Ho voluto distaccarmi da questa strada molti anni fa per godere il più possibile nei limiti dei condizionamenti della mia cultura.
Ciò che dicevo a maredistelle era proprio questo.
Voglio possibilmente imparare queste cose con la pratica e non con lo studio.
Queste sensazioni voglio sentirle fluire dentro di me come se già le avessi conosciute in una vita anteriore e a volte ne ho la netta sensazione.
Sono sempre più convinto di non decidere un granchè in fin dei conti, ma di essere guidato da una mano misteriosa che già mi conosce e soprattutto che conosce tutto ciò che c’è da conoscere come se non ci fosse bisogno di imparare.
Lo so e basta.
Lo so perche è cosi.
Categorico, ma vero.
Questa è la prima lezione, il primo avvertimento di 6 anni fa, del primo incontro con il Buddismo.
Con queste sensazioni le tre Onsen mi sono sembrate vere e per quanto la mia faccia appaia facilmente non da muso giallo il ponte che ho stabilito con loro mi dice che ci capiamo al di la di tutto.
Abbiamo la stessa sensibilità e timidezza.
Abbiamo lo stesso amore per la natura.
Si è vero la faccia è diversa, ma potrei col tempo essere uno di loro.
 
A casa intorno alle 18 con una media di 1/2 ora per bagno è arrivato il momento di provare l’atmosfera familiare e l’ospitalità che viene dalle tradizioni.
I corridoi principali odorano di essenze ....il mio naso a volte le rivela...che stia migliorando?
La vasca interna è bella e quella esterna ancora meglio anche si capisce sempre che non siamo proprio lontani dalla civiltà.
Occorre assolutamente fare uno di quegli Onsen all’aria aperta, ma sul serio...nel senso che nei 100 metri vicini non vedi muri o cose create dagli uomini.
L’ isola di Mikurajima quella in cui gli Onsen sono nella giungla?
Forse in un altra vita!
 
 
La cena è servita alle 19 come richiesto e consiste nelle plurime portate di entrees sashimi e compagni , zuppa di miso, cappesante fresche, gamberetti, tonno crudo oltre ad altri pesci indefinibili.
La Geisha che mi serve si chiama Juriko, sembra relativamente giovane e cerca di collaborare come può dal momento che l’inglese è sempre un problema.
Cosa volevano capire quei due a Tokio?
Quelli cercavano una sola cosa...la bernarda!
Vista la mia voglia di capire la natura e i nomi delle portate si dota di un traduttore elettronico, ma anche
con quello o le parole mancano dalla memoria centrale o non sono corrette...per esempio traduce Cappesante con Conchiglie di San Giacomo dal francese.
Un italiano che non ha frequentato la Francia probabilmente non capirà di cosa si tratta.
Comunque scopro che aveva un nonno di origini italiane che però è morto prima che lei nascesse.
Vari tentativi di farle capire che oggi l’età media è aumentata e probabilmente se fosse nata adesso suo nonno l’avrebbe conosciuto ed anche l’italiano...forse.
Mediamente la cena è di una cucina molto più ricercata rispetto ad Hakone, ma non raggiunge la pienezza di gusto e di sapore di quella già sperimentata coi nostri due amici.
Il voto è 7 1/2 contro l 8 1/2 di Hakone.
Alla fine della cena quando Juriko viene a trasformare la stanza da soggiorno a camera da letto in puro stile giapponese le chiedo se l’Honkan Ryokan ha un “VERO” bagno termale esterno in giardino.
Lei mi spiega di no, ma mi dice che se voglio posso approfittare di un altro Hotel.
Dopo aver accettato senza ben capire Juriko chiama la reception...un auto è pronta per accompagnarmi...sono le 21 circa e non ci sono problemi........
Preparo la mia dotazione Onsen per uno spostamento serale sempre in Yukata e partiamo.
Makoto Yamagimoto che è l addetto che mi ha seguito via e-mail finora e che svolge compiti di relazioni sociali e accompagnamento ospiti mi spiega in un discreto inglese che stiamo andando in un  Hotel consociato....o associato.
Questa struttura alberghiera è veramente fantasmagorica:  il solo salone d ingresso  farà almeno 1000 mq open space, tutte luci soffuse, tutto lusso.
L’arredamento in uno stile giapponese moderno, ma caldo e l’eleganza sfrenata.
Makoto mi porta fino alla porta dell’ Onsen che cerco ovvero in un giardino veramente esterno e chiarisce che quando vorrò potrò chiamarlo per ritornare nei miei quartieri.
Le sensazioni che si possono provare di sera in una Onsen di questo tipo sono molto forti.
Luci soffuse e materiale di primordine nelle sale avant bagno..per esempio bagni schiuma e profumi Shiseido lasciati a disposizione dei clienti dell’ hotel.
Ma la sorpresa viene quando nudi si entra nella zona di preparazione docce che ha già una prima vasca.
Dopo lo sciacquamento di rito...ormai di shampoo ne ho fatti 5 in 5 ore e non è il caso di stressare oltre ciò che resta dei miei capelli...mi immergo nella vasca interna che è attigua ad un bel giardino dove ci sono le vasche che mi interessano di più.
Comunque anche qui è bello con pareti in pietra intagliata sulle quali spiccano fasci di luce radenti.
Non c’è quasi nessuno.
Dopo essermi riscaldato per bene è ora di passare all’ esterno.
La temperatura dell’aria sarà intorno ai 15 C, ma con il calore ed il vapore emessi dalla vasca  oltre a quello accumulato precedentemente non si notano nemmeno.
Ci si immerge circondati da un boschetto di piante verdi tipo ficus benjamina attorno a canalizzazioni ricavate da colonne orizzontali col canale intagliato nella roccia.
Suppongo che possa assomigliare molto all’ esperienza che si fa probabilmente in un isola tropicale che raccomanda Lonely e che richiede parecchie ore di navigazione per raggiungerla.
L’atmosfera serale e la quasi totale assenza di persone rende l’ immersione ancora più magica del solito.
Le foto che ho scattato approfittando di alcuni momenti in cui non c’è anima vivai non riescono a rendere il dovuto.
La solitudine ed i rimpianti fanno il resto.
Non posso nemmeno chiamare Morfeo in soccorso.
In fondo si intravede ancora un altro locale dietro un vetro.
Ne esce un signore accompagnato da larghi sbuffi di vapore.
Ci immergiamo insieme in una vasca che è tutto un gorgoglio.
Ha l’aria di essere un manager di una multinazionale...chiaro e asciutto in ciò che dice.
Mi spiegherà in seguito che è una Jacuzzi termale: la goduria nella goduria.
Qui c’è da svenire e pensare a coloro che non sanno, che non capiscono.
Il compagno di Jacuzzi aggiunge che ama l’Italia ed io non posso non ammettere che tanto vale altrettanto per il Giappone.
“ Faccia sapere al mondo cosa siamo noi...” mi dice, salutandomi quasi con timidezza, con orgoglio e con speranza.
Mi trasmette questa esortazione e da qui il mio desiderio di rendere pubbliche queste mie note.
La Lonely Planet parlando del Giappone nel capitolo introduttivo conferma la tendenza storica della Società a privilegiare l’ armonia sociale rispetto all’espressione individuale.
Si tratta di concetti di eredità confuciana e buddista.
La prima predilige i doveri verso i genitori, l’insegnante, la Società .
La seconda, il buddismo, sottolinea la natura illusoria del proprio io e predica l’austerità in ogni aspetto dell‘ esistenza.
Ecco perchè da imperfetto occidentale in Giappone questo signore mi sta dando comunque una lezione sull’ io...quella che ho la tendenza a non voler imparare pur essendone estremamente convinto.
La grande varietà di personaggi finora incontrati sono la prova che non possiamo cosi facilmente attribuire una fisionomia certa a quanti incontreremmo.
Il Giappone sarà ancora per tanto tempo un mondo diverso, ma non più tanto ermetico….. perlomeno per me.
 
30 maggio 2009
Sulla giornata odierna non c’è niente di particolare da dire.
A parte, non so...per esempio il sorriso di Juriko quando appare come un fantasma nel preciso istante in cui sto salendo come un razzo sull’auto che mi porterà alla stazione.
Sempre opera della sapiente regia che sta dietro a tutti ed a tutto?
C’è stata prima la colazione servita in camera nelle solite variopinte scodelline e poi l’ultimo bagno termale da assaporare fino all’ultima goccia di sudore sulla fronte.
Prima ancora la consapevolezza che le toilettes giapponesi saranno sempre pulite.
Che tu tiri la catena o no il sensore si accorge che sei andato via e provvede di conseguenza.
Fanatismo o semplicemente praticità?
Quasi tutta la giornata questa volta la passerò in treno in questo lungo trasferimento da Nord a Sud e per una volta anche le Ferrovie Giapponesi mi chiedono il loro tributo.
Se non fossi stato onesto me la sarei cavata con un ora in meno, ma non potevo non far notare alla gentile e giovane operatrice delle Ferrovie di Kinosaki che non avrebbe potuto emettermi un biglietto per un Nozomi , unico treno che non ho diritto a prendere.
Grandi inchini di scusa e ringraziamento e poi folle ricerca nell’ orario per un alternativa che non c’è se non fare un passo da gambero ed andare a Kyoto.
Mi congedo senza una parte di biglietti perchè altrimenti perdo il treno che e li li per partire.
La ragazza non sa come fare per scusarsi perchè non e stata abbastanza rapida a trovarmi una sluzione per fare ancora rapidamente nel minor tempo possibile qualcosa come 500 o 600 km verso Sud alla ricerca del sole.
Mi sembra veramente dispiaciuta perche non è riuscita ad aiutarmi e si protende in inchini a ripetizione.
Come se non sapessi che anche le efficientissime ferrovie ogni tanto non chiedano il loro tributo di sangue!
A Kyoto tutt’altra musica...l’addetta locale con aria scocciata mi conferma che non c’è soluzione se non quella di bere l’olio di ricino.
Accetto con rassegnazione.
Ma avrò fatto bene a fare questa pazzia di andare a Beppu?
Lonely ne parla bene, ma chiedi a Quattroruote di parlare veramente male di un automobile!
Più andiamo avanti e più il tempo non cambia...questa maledetta perturbazione!
La speranza sta lasciando il posto alla rassegnazione.
 
Beppu
Insomma arrivo a Beppu alle 18h30 dopo un viaggio di 7 ore che però ho utilizzato quasi integralmente per completare queste note.
Certo una tastiera sarebbe meglio, ma la piccola qwerty del mio fedele Treo risponde sempre al meglio.
Sono contento della scelta che ho fatto ormai 4 anni fa e penso con commiserazione allo sguardo di Davide quando a Monza mi prendeva in giro per questo acquisto per poi notare a NY qualche anno dopo che mezza città possedeva modelli analoghi del mio palmare.
L’hotel a Beppu non è un granchè e la città stessa per quanto posso osservare dai finestrini del taxi mi sembra la più provinciale e sottotono finora vista.
Il gestore della Ryokan (quante declinazioni ho visto di questo concetto) è affabile e cordiale anche se morso dalla tarantola della fretta e di un efficientismo a cui non credo troppo viste le caratteristiche della casa.
L’Albergo si rivela modesto, ma ha il suo bagno termale e questo mi basta per il momento.
La cena giapponese è servita alle 19h00....no correggo alle 19h15 via avviso telefonico in camera.
Il tutto in un locale comune detto ristorante che sa di famigliole con bambini tutti rigorosamente in yukata ed accovacciati per terra.
Una coppia di biondissimi tedeschi cena li in fondo.
Questa volta non fotografo il menu....mediocre con Sushi, Sashimi, Tempura, Sobs con carne e fornellino oltre agli assortitissimi contorni di tutti i tipi.
Appena posso voglio fare il mio bagno termale.
La sala preparazione uomini al primo piano è discreta e la vasca pure.
L’ambiente è piastrellato di azzurro grigiastro e spicca una parete rivestita per 3/4 di una lastra spessa e rugata di pietra posata quasi verticalmente sulla quale scorre l’acqua termale prima di finire in vasca.
Un solo frequentatore si insapona come se si volesse levare la marchiatura di Auswitchz.
Faccio un po finta di lavarmi perche altrimenti divento trasparente ed inoltre il bagno schiuma ha un pessimo odore.
In camera alle 21h30 sarò sopraffatto dal sonno.
La prossima volta mi devo ricordare di prenotare il miglior albergo sempre per l’ultima notte.
 
31 maggio 2009
Ore 2h18 mi svegliano voci e schiamazzi dalla strada.
La stanza non ha la verandina, ma solo una vetrata a tutta parete nemmeno troppo oscurata...solita carta da riso semi trasparente.
Le luci al neon e i rumori della strada prorompono nella stanza.
Mi sveglierò presto domani mattina anzi stamattina anzi sono già sveglio.
Fuori freme la vita!
Mi sono tolto lo yukata per evitare di bagnarla troppo sudando come ieri all’Onkan di Kinosaki....e sono nudo...sensazione alla quale non sono abituato.
Devo fare attenzione ad aprire appena appena lo scorrevole e sbirciare da dietro.
Numerosi taxi in servizio depongono o prendono i loro clienti.
Ma allora non stanno fermi tutto il tempo soli soletti questi benedetti e seriosi taxi giapponesi!
Voci di ragazzi e soprattutto ragazze.
Scene che ricordano il quartiere del ristorante del granchio a Hiroshima.
Mi sa che il Francese Alain sia sulla falsa riga dei due italiani ovvero a caccia di bernarde.
Gli italiani sono fermi a Tokyo...metaforicamente perche a quest’ora sono gia in Italia......mentre questo cercava emozioni....(saranno emozioni?) nei territori interni dove la contaminazione occidentale non è ancora arrivata.
Quindi potevo essere scomodo come compagno di serata a Hiroshima vista la mia età evidente.
Ma che tipo di rapporti cercano con le donne se c’è questa barriera linguistica e comunicativa?
Quelli li?
Sesso e basta?
Ma se, a giudicare dalla TV non sono brave neanche in quello?
E il francese che ho incontrato a Tokyo nella topaia?
Mi chiedevo cosa ci fa uno a rientrare alle 7 di mattina.......l’ingenuo direbbe Vasco Rossi.
Un altro a caccia di bernarde: quanti Pinkerton mi è toccato d’incontrare!
Quando a Tokyo ho chiesto al sardo e al cremonese cosa ci facesse uno a rientrare alle 7 di mattina non mi hanno risposto.
Per forza...volevano nascondermi i loro bassi istinti, le loro storielline.
Appaio proprio così fuori dal mondo?
Quando dicevo a maredistelle che  non sono pratico di certe cose ovvero girare col sacco a pelo o fare la vita dei ragazzi lei non ha capito.
Spero di riaddormentarmi in questo casino anche se in lontananza sento qualcuno cantare una nenia che somiglia a quelle di Mario Merola.
L’intonazione è la stessa e la melodia risente di quei toni classicheggianti che sanno di Arabia, di canditi e spezie d’Oriente.
Ma siamo a Napoli o a Beppu......13.000 km piu a est?
Mi devo ricordare di provare a passare una notte fuori senza dormire.
Da solo senza la mia anima gemella che non ho più?
 
7h45 la luce del sole prorompe nella stanza.
Si ……….finalmente il sole l’ho ritrovato e le mie previsioni metereologiche hanno funzionato.
Purtroppo avrò poco tempo per godermelo dato che la strada per
Tokyo è ancora lunga.
Colazione giapponese alle 8h15,ma questa volta la faccio in abiti occidentali.
Avevo pensato di uscire di mattino presto, ma vedo che il sonno mi ha sopraffatto.
Piero Angela non ha sempre ragione perchè la ragione ogni tanto bisogna metterla da parte.
Per la mia passeggiata rimandata porto con me l’ MP3 reader radio FM etc.
Volevo sentire le mie canzoni preferite e pensavo di riuscire a riversarle sul lettore acquistato.
Invece no...qualcuno voleva diversamente...ed aveva ragione.
Comincio a cercare una stazione mentre cammino.....FM 87.00 01 02 etc nel preciso momento che svolto sul lungomare proveniente da un dedalo di viuzze dalle quali l’idea del mare è lontana come le Piramidi....la stazione in ricerca si sintonizza ed inizia in quel preciso istante un tema che ha tra il caraibico e l’arabo normanno perfettamente in sintonia con il panorama che si presenta ai miei occhi.
Sempre il caso o qualche entità che tutto sa e che guida ogni mio singolo passo?
Queste sono mie riflessioni intime, ma comincio a crederci.
La cittadina di Beppu mi appare subito nella sua natura..un luogo balneo-termale dove si fanno immersioni terme e contemporaneamente sabbiature bollenti e termali.
Non basta scottarsi in acqua, ma anche sotto la sabbia?
Qui si assiste al massimo: vasca di acqua termale, sabbiature, bagno nell’acqua Oceanica di Papà Pacifico.
Ho un porticciolo moderno subito davanti a me....richiamo irresistibile.
Poi un giretto non me lo leva nessuno.
In testa solo una vaga idea che dovrei farcela ad essere in tempo all’aeroporto di Narita questa sera....idea da viaggiatore esperto che non sa perchè e come, ma ha una girobussola nel cervello.
La cittadina si snocciola sotto i miei piedi veloci.
Prima la zona balneare con edifici moderni alti e centri commerciali.
Poi quella antica col dedalo di viuzze.
La radio non trasmette sempre canzoni....anzi spesso si tratta di parlato, interviste o altro.
Alle 9 in punto segnale orario e Mozart: non sono mai riuscito a digerirlo.
Datemi tutti, Verdi ,Beethoven...per non parlare di Puccini mio preferito, ma non datemi Mozart.
Eppure lei diceva che fosse rilassante....ho letto persino un libro di 400 pagine su di lui, ma la sua musica non mi entra...mi fa solo ricordare lei.
10 minuti di Mozart……la cosa va avanti ancora....ora cambio sintonia....tric tric tric e cosa succede?
Succede che mentre il mio sguardo incontra una prima volta la sagoma del più famoso stabilimento termale di Beppu arriva anche una canzone alla quale sono legato nei ricordi.....Reims 1988....Wonderful life.....non vuoi sentire Mozart...eccoti accontentato con quella che piace a te, ma parla sempre di noi.
Piero Angela naturalmente dissentirà affermando trattarsi del caso e non della volontà degli Dei.
Le gambe vanno da sole e macinano metro dopo metro...mi devo sbrigare, ma voglio prima vedere e non perdere almeno questi quadretti domenicali della vita che si sveglia a Beppu.
Ora sono in centro: ribolle di locali e localini di intrattenimento, musica ,foto di ragazze etc....
Prossima tappa per Alain?
Io invece resto colpito da un palazzo di 4 o 5 piani che riporta un breve testo di alcune parole d’amore a formare una frase orizzontale piano per piano partendo dall’alto.....
Qui non si tratta del solito graffito con i due cuoricini trafitti dalla freccia di Cupido.
Lui ha noleggiato un’ intero palazzo e sulle superfici disponibili partendo dall’alto come su di una pagina di un diario ha fatto scrivere in Inglese e contemporaneamente in Giapponese:
 
 
 
Lei era la cosa più dolce sotto la sabbia bollente.
Cercò la mia mano come una bambina.
Dopo di che bevemmo birra e le sue guance rimasero rosse per la sera intera.
Da allora mi chiedo dove sia.
 
Un palazzo intero di 4 piani con queste belle e semplici parole d’amore!
Contaminazione occidentale?
Faremmo noi pubblica una frase del genere?
La prendo un pò come un simbolo di questa città ed allo stesso tempo della sensibilità giapponese.
Da occidentale che vuol capire mi sento coinvolto in quest’atmosfera.
Quali obiettivi può avere una cosa del genere?
Quanto di falso e quanto invece di vero si cela dietro l’esposizione in pubblico di un pensiero intimo d’amore di un uomo verso una donna.
Il Giappone è veramente ermetico per noi occidentali?
Forse non per quelli che cercano di avvicinarsi il più possibile in punta di piedi come credo di stare facendo.
Per noi sono forse riservati certi tesori che bisognerebbe conservare nel cuore di ognuno.
Oppure la nullità che comunque alligna anche nel Paese del Sol Levante.
 
Stazione di Beppu dopo una breve corsa in taxi. Dal momento della chiamata da parte dell’hotel all’arrivo del taxi....45 secondi.....e non e la prima volta che succede...e la tariffa è sempre quella base...non ci mettono l’ addizionale che deriva dal tragitto dalla chiamata telefonica al posto di pick up.
In stazione l’addetta alla biglietteria mi guarda come un extra terrestre nel momento in cui le chiedo una serie di prenotazioni per Tokyo Narita.
Forse non sa con chi ha a che fare.
Ma io il viaggio ce l’ho nella testa...come dice maredistelle.
Non dice nemmeno una parola per tutto il tempo necessario, ma alla fine dopo una serie infinita di ditate sul suo touch screen mi sforna 4 biglietti....Beppu Kokura...... Kokura Shin Osaka...... Shin Hosaka Tokyo.......Tokyo Narita express....a destino ore 18h49.
Per il volo delle 21h55 più che perfetto:la girobussola funziona.
Non devo solo sbagliare una virgola lungo tutto il percorso ed i cambi di treno, altrimenti potrebbero essere guai.
Il primo treno è....tra 2 minuti.....corri al binario che ti aspetta...macchè non e li ma arriva in 30 secondi e riparte in altrettanti.
Durante il tragitto una gentile giapponesina mi disturba per dirmi che deve occupare il mio sedile, ma basta poco per capire che si accomoderà sul sedile a fianco sul quale momentaneamente ho posato lo zainetto.
Cerco di intavolare un discorso….. ma inglese no.
Comunico a gesti fin quando vedo una certa difficoltà anche per quelli e mi arrendo dicendole che è impossibile comunicare.
Dopo un po riprende lei..pur io non parlando giapponese e lei inglese cerchiamo di comunicare e ci scambiamo informazioni.
Le faccio capire che noi italiani gesticoliamo con le mani.
Dico di usarle.
Lei se le guarda...le apre e le chiude e piano piano capisce.
Mi chiede se sono in viaggio per affari...sempre in Giapponese...usando le mie mani e indirizzandole sul mio abbigliamento  le faccio vedere la mia tenuta da turista.
Ridiamo assieme per l’evidenza.
Le chiedo se è mai venuta in Europa...capisco che è fidanzata o sposata con un ragazzo che pratica Judo e che è venuta o verrà a Stoccolma..
Le dico che ho una cugina li che vedrò tra pochi giorni a Firenze...le faccio vedere il mio calendario sul palmare Treo....insomma sembra che anche qui un ponte possa nascere.
Lei ha i capelli semi biondi come tante ne ho visto in questi giorni.
Trucco più o meno spinto con fondo tinta.
Mi sembra di immaginare che possa fare la parrucchiera.
Le chiedo se è studentessa.
Dice di no.
Se lavora in ufficio...mimo il lavoro al computer....no, non è quello.
Finche lei capisce che deve usare le mani e mima il taglio dei capelli.
Qui un contentino a Piero Angela potrei darlo, ma solo un contentino.
Tutto finisce con foto ricordo...io con la macchina piccola lei col cellulare.
Sono arrivato giusto giusto alla mia fermata di Kokura...ciao piccola...come direbbe un certo Davide con voce stentorea e profonda da maschio vissuto tipo Disk Jokey.
In fondo non è difficile orientarsi nell’ efficientissimo mosaico delle ferrovie giapponesi.
C’è posto anche per i distratti che possono anche perdere o sbagliare un treno.
In verità  la frequenza di numerosissimi convogli permette anche di sbagliare e arrivare ugualmente con ritardi contenuti del tipo....” sai ho trovato un traffico pazzesco “.
Qualcuno dorme come il vicino e magari il suo angelo custode lo sveglia quando stanno per chiudersi le porte alla sua stazione...sceso al volo……fortunato lui ed il suo angelo.
Ma oggi non posso permettermi sbagli  altrimenti quel piccolo margine che ho potrebbe essere eroso e mandare all’aria il ritorno in Italia.
Se avessi mezzi e soldi andrei in giro più spesso e resterei a Tokyo ben più di questi miseri 16 giorni che pur sembravano tanti.
Per tornare alla meccanicità un treno giapponese corrisponde ad un orario.
Se si dovesse sbagliare treno l’orario della sua partenza non coinciderebbe…. quindi occhio ai minuti ed a un buon orologio.
Altro che le nostre approssimative partenze e gli incerti arrivi!
Loro hanno calcolato che con i milioni di passeggeri che si ritrovano se l’orologio si inceppa sono guai.
Ci sarebbero delle ripercussioni a catena su tutta la rete e non so con quali tempi di recovery.
Anche nelle stazioni Terminus dove c’è l impressione di aver più tempo per scendere o salire un treno non sta per molto fermo in banchina.
Quando è molto sono 5 minuti perchè ci sono gli addetti alle pulizie.
Qui si vedono non come da noi che probabilmente lo fanno di notte...se lo fanno.
Quando in pulizia il treno affigge il cartello Out of service.
La gente si mette in coda disciplinatamente all’altezza dell’entrata della sua carrozza di prenotazione e aspetta finchè non le viene dato il via libera.
I treni importanti poi sono posizionati sempre un pò meglio in stazione rispetto agli altri e quindi in tanti casi anche se si scende per un trasfer è probabile che sullo stesso binario qualche minuto dopo o sulla banchina laterale affiori come da una bacchetta magica il treno che serve per la tratta successiva.
Le indicazioni non mancano anche se bisogna prendere un pò di confidenza.
Sono ora sullo Shin Osaka Tokyo un pò come sul Roma Milano...3 ore ad alta velocita con 4 fermate intermedie.
Arriva, si ferma non più di 2 minuti a Nagoia che è una grande città e soprattutto a 12 km dalla partenza è già ritornato ad una buona velocità..lo sento dal sibilo dei motori e dal rumore di contatto della catenaria.
Se proprio non voglio guardare fuori e notare il veloce scorrere delle case…..
Tutto l’occupabile è occupato..ogni terreno è diventato una casa, un’Azienda, un’area Commerciale e di Servizio, una distesa quasi senza soluzione di continuità sul tratto Osaka Tokyo.
La carrozza una volta in città si svuota e si riempie continuamente di nuovi passeggeri.
Oggi è domenica e si tratterà probabilmente di pendolari....da 200 km...
Carta geografica alla mano (e anche videocamera alla mano) stimo di essere in zona Monte Fuji tra un ora circa.
Qui il tempo sta di nuovo migliorando come non mai durante il soggiorno.
Ho visto a Nagoia stazione 26 gradi C ed il cielo si sta sempre più pulendo...chissa che il Fuji San non si decida almeno a farsi vedere da lontano!
 
In teoria dovrei vedere il mare alla mia destra, ma c’è la solita barriera costituita da case e casette un po dappertutto.
Vedo invece le immancabili coltivazioni di riso.
Ne no notate stamane a Beppu persino a pochi passi dal mare da cui erano separate con una paratia di legno....quel riso saprà di mare...dell’ Oceano Pacifico.
Come per incanto in zona Fuji il tempo cambia: sta peggiorando e dopo Shinzuoka nuvole basse a 500 1000 metri non fanno presagire niente di buono.
Ho tirato fuori la bussola portatile tanto per usarla, quella per posizionare le paraboliche.
La posizione sull’unica carta geografica che l’ufficio del turismo giapponese di Paris mi ha inviato.
Alle ciminiere traguardo un vento da Sud Sud Ovest....10 nodi.....siamo in una bassa a 998 ho visto ieri...la perturbazione calda aggira il Fuji.
Perdiamo le speranze ...il Fuji San si è negato ancora.
Non ho bisogno nemmeno di andare sul lato opposto del treno rispetto al mio sedile.....le nuvole qui saranno a 1000 piedi.
Al mio opposto una giapponese senza dubbio di origini esquimesi è la quintessenza dell’irrequietezza.
Non passa più di 5 minuti nella stessa posizione.
Zaino nella cappelliera…qualche minuto….. zaino sul sedile…ancora per poco…. posto finestra…. posto corridoio…. scarpe si ….scarpe no… valigia a destra….valigia a sinistra …..seduta sdraiata su due sedili con le spalle al corridoio….. tazza di te da thermos...o forse era camomilla perche ora sembra aver trovato un po di pace.
Noi procediamo, ma ad andatura ridotta nel tratto montano....Barberino del Mugello?
Sbucati dopo varie gallerie nella piana di Yokohama il tempo qui è plumbeo.
Manca meno di mezzora all’ arrivo a Tokyo.
Peccato…..questa volta non potrò documentare con un filmato il movimento passeggeri della stazione di Shinjuku.
Chissà però che non riesca con Tokyo Station che potrebbe essere comunque un target interessante.
 
Tokyo di nuovo
Ormai l’aereo salvo sorprese dovrebbe essere guadagnato anche se perdessi questa coincidenza col Narita Express.
Tempo di transfer 20 minuti...potrei farcela se le cose non sono complicate.
A carrozza del Narita  guadagnata le cose non sono complicate, ma lunghe si.
Quanti km di corridoi e scale mobili si possono fare in 20 minuti ?
Lasciamo stare i freddi calcoli e pensiamo ad altro.
Sarebbe tempo di bilanci, ma rimandiamo con la scusa che in fin dei conti non siamo ancora sul territorio italiano.
Per quello ci sono almeno una quindicina di ore ancora.
Il Narita Express fila che è un piacere.
A volte può far paura la velocità alla quale passa nelle varie stazioni metropolitane ed in quelle extraurbane.
Ci vorrebbe poco per un incidente...qualcuno che si sporge un po piu del necessario o il risucchio d aria soprattutto nelle stazioni con caratteristiche metropolitane che non possono adottare i proteggi pensiline perchè la posizione di apertura delle porte non è sempre determinabile.
Insomma i giapponesi hanno pensato a tutto o quasi ed il pubblico evidentemente segue le istruzioni alla lettera.
Questione di statistiche e management delle evenienze su milioni di passeggeri gestiti giornalmente.
Fuori comincia a fare buio e forse fa freddo.
Le strade sono bagnate credo da un bel pezzo.
A Narita istintivamente mi dirigo al Terminal 2.
Expedia.it non mi ha comunicato il giusto terminale, ma questa storia dura dai tempi dell’aviazione.
Quando non c’era l’informatica le Agenzie di viaggio tiravano a indovinare e alla fine era a carico del passeggero informarsi preventivamente.
Oggi la scusa è che la Compagnia di viaggi non ha ricevuto la notifica dalla Compagnia Aerea la quale a sua volta non l’ha ricevuta dalla struttura aeroportuale quei mangiapane a tradimento che si prendono la metà dei costi del biglietto e lasciano al loro destino le Compagnie Aeree strozzate dal mercato, dai costi e da mille altri motivi.
E qui a Narita i poliziotti pretendevano che io sapessi già dall Italia non solo il Terminal ma anche la zona imbarchi (4 F)
 
Altrimenti normale amministrazione pour un voyaguer confirmè...si dice anche cosi.
Acquisto di beni deperibili da mettere nello zainetto già al limite della sopportazione...le peuvre ... e da portare in famiglia...chissà   perche...per far piacere a gente che manco se ne accorgerà di mangiare qualche piccola e colorata delizia locale.
Infine lo sconforto delle solite chiamate telefoniche.
Mia madre super apprensiva che non mi fa parlare e quando parlo devo ripeterlo diverse volte intenta com’è a voler pensare a quello che mi dirà dopo non aver ascoltato ciò che invece le dico adesso.
Mio figlio e relativa ragazza che ...non si capisce mai come chiamarli.
Domenica ora di pranzo loro non sono a casa il cellulare della ragazza occupato il cellulare del figlio finisce con messaggio Vodafone Spagna.
Comunque se li scambiano e non sai mai chi chiami.
La moglie chiamata per prima che non risponde sul cellulare…..al solito impiega minuti per tirarlo fuori dai più reconditi anfratti delle sue borse.
La seconda finalmente si e si capisce che ha la bocca piena nonostante io lo abbia lasciato squillare 20 volte e connessa all’ultimo tentativo possibile.
Il colmo poi è che esordisce dicendo ...mi stai chiamando dall’aereo?
Nulla è impossibile...naturalmente, ma questo non lo faccio…non lo sa ancora?
Sono 35 anni che semino sulla sabbia.
Non ricorda, la poveretta, che con le carte telefoniche pre-pagate c’è tutta una procedura da fare per arrivare a comporre finalmente l’agognato numero.
E in Giappone c’è una complicazione in più ovvero indovinare i loro dannati caratteri, sulle tastiere dei telefoni persino.
Moltiplicata per 5 fa che c’è gente che guarda con angoscia il sottoscritto che occupa da venti minuti, dico 20 almeno un telefono che servirebbe loro...tutto questo per dire cose scontate......in 1 minuto o due di chiamata RIUSCITA dopo 20 di messaggi automatici, commutazioni di lingue dal giapponese ad un più comprensibile inglese, complimenti vari del gestore che conferma per l’ennesima volta che siete benvenuti sulla Compagnia telefonica migliore di questo mondo ……e siamo vicini alla chiamata del volo.
Ma dovrei sapere che si tratta di normale amministrazione assieme alla tristezza di rientrare trovando le solite banalità.
In pochi secondi o in poche ore, viaggio compreso, dalla Nazione dei piccoli geni sensibili e incompresi, dal mondo della quint’essenza della precisione di pensiero, treni e procedure a quella dell’ italico un tanto al kg....con le dovute eccezioni .....bien sur.
Lascio con un po’ di dispiacere il mondo della precisione millimetrica, della levigatezza di animi ed oggetti, della cura del particolare: tutte qualità che non mi sono sembrate leziose, ma armoniche al mondo circostante.
 
1 giugno 2009
Sull’ aereo ho per vicino un simpatico e apprensivo vecchietto francese proveniente da Noumea   Nouvelle Caledonie via Tokyo e che vive li da 40 anni.
Nel corridoio mentre posiziona alcune sue cose nella cappelliera si fa male ad una mano....il sangue scorre copioso e sporca pantaloni e camicia per un piccolo graffietto.
Ricordo il Corso CRI e 4 anni volontariato...oltre a mie conoscenze cultura generale......
In terapia con anti coagulanti?
Ha 91 anni: uno in meno di mia madre.
Non faccio a tempo a prendere dallo zaino la trousse di pronto soccorso che una signora giapponese ha già pronto un cerotto mentre un omone di steward Franco-Inglese ringhia seccato perche il tipo occupa il corridoio durante la procedura d’imbarco.
Ecco siamo di nuovo in occidente e non ditemi poi che voi siete indenni da questi problemi e che siete la bontà in persona oltre a non occuparsi degli affari degli altri.
Concetto molto labile.
Se a volte posso sembrare dare lezioni in verità il mio è solo spirito di analisi e critica positiva assolutamente malinteso per esempio dal sardo e chissà da quanti altri ancora che stanno zitti, ma hanno fatto i loro miseri conti.
Avevo 9 anni quando già il primo bullo, compagno di classe assieme a due suoi fidi tirapiedi in un paesino del Sud anni 50 mi presero da parte all’uscita della scuola.
Voleva impormi la sua legge e insegnarmi come si vive.
Mi domandava chi credevo di essere.....
Per non comportarmi come tutti gli altri?
....già a quell’età!
Ero e sono un contro corrente, forse uno spirito libero, ma non un bastian contrario..
 
Il vecchietto prosegue su Nizza da cui prenderà una nave da crociera per fare Spagna e Portogallo.
E’ nato a Nantes, ma all’epoca della sua nascita non faceva parte del Dipartimento del Loire Atlantique.
Ridiamo assieme quando mi dice che ai suoi tempi si chiamava Loire Inferieure.
E’ andato via di casa giovane   prima con servizio militare in Marocco poi in Nuova Caledonia.
Capisco che li ci sono i problemi tipici dei territori d’oltre mare cosi come definiti dai francesi.
La Francia in Nouvelle Caledonie nell’arco degli ultimi 300 anni ha inviato di tutto.
Gli ultimi …certi personaggi politici mandati a fare un po di rivoluzione negli anni 60 levandoli dalle barricate vere o mediatiche… sono spariti, mi dice
Oggi da qualche anno è arrivato un sindacalista che promette mari e monti, ma lo stanno facendo fuori politicamente.
Vecchie reminiscenze....?
Il Presidente Sarkozi sarà in Nuova Caledonia a luglio!
Gli chiedo ...volutamente da ingenuo...Sarkozi……pour quoi faire? . per far che?
Non mi da risposte perlomeno plausibili se non che ogni tanto una visita di Stato dovrebbe far bene……
 
Parigi
Ora ci siamo salutati: ognuno al suo destino: il volo è finito e scrivo seduto da un desertico Roissy Terminal 2F alle 4h49.
Il controlli di sicurezza sono chiusi e occorre attendere un’ora più accettabile per il prossimo imbarco.
La batteria del palmare è all’esaurimento.
Sull’aereo molte sensazioni residue: ho visto anche 3 films.
Messaggi dal mio io?
Forse.
Mentre per i films mi devo ricordare di procurarmeli e rivederli.
Titoli “ La Duchessa di Wildshire “  “The last harvey “ e “ Afterwards.... “ film  parecchio significativi.
Fuori albeggia e la giornata è serena, ma fresca.
Voglio respirare l’aria della mia cara Parigi anche se per pochi minuti.
Esco e filmo in esterno ciò che ho fatto tante volte venendo da Milano ovvero imboccare l’autostrada per Parigi, Lille o Reims a seconda dei casi con le infinite destinazioni della mia vita.
 
Per i bilanci non siamo ancora sul suolo natio!
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

by Giorgio Paolillo il sabato 1 agosto 2009 alle 19:31 Commenti ( 0 )



  

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